(ANSA)
- ROMA, 11 OTT - «È altamente probabile che proiettili all'uranio
impoverito verranno impiegati in Afghanistan, così come
è
stato nella guerra del Golfo e in Bosnia». Lo sostiene Falco Accame,
ex presidente della Commissione Difesa della Camera e
presidente
dell'Anavafaf, un'associazione che tutela i familiari delle vittime arruolate
nelle Forze armate.
Secondo Accame, «per penetrare nelle fortificazioni di cemento armato
occorre sviluppare un altissimo calore, all'incirca di 3.000
gradi
per fondere le strutture, e l'uranio impoverito è un agente piroforo
che produce tra i 5.000 e i 3.000 gradi. Quando si parla di
penetrare
in profondità nel terreno, dunque, sono queste le armi che devono
essere usate».
«Tali armi - conclude Accame - non presenteranno pericoli per le
forze di intrusione Usa, che saranno certamente dotate di
equipaggiamenti
protettivi, ma potranno costituire pericoli per i civili così come
è stato in Iraq. Se dovessero essere impiegate truppe
italiane
è auspicabile che vengano dotate delle misure di protezione adeguate,
altrimenti si rischia anche in questo caso un alto
tasso
di ammalati di linfomi di Hodgkin, come successo per i soldati in Bosnia
e in Somalia». (ANSA).