AVVENIRE 13/01/2002
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Il docente di
Relazioni internazionali a Napoli: è stato raggiunto l'obiettivo
di allentare la tensione
«Ha dimostrato
grande coraggio»
Mazzei: il generale sa che ora ci sarà la reazione interna
Chiara Placenti
«Il discorso
di Musharraf è stato molto coraggioso». È il commento
di Franco Mazzei, docente di relazioni internazionali all'Istituto Orientale
di Napoli, ed esperto di realtà asiatica. «Da una
parte - spiega Mazzei - il generale pachistano ha attaccato con estrema
durezza i capi religiosi fondamentalisti, accusandoli di voler creare uno
Stato nello Stato, e allo stesso tempo ha promesso di sradicare il terrorismo
dal Paese. Dall'altra, però, ha messo in guardia l'India, avvertendola
di non varcare i confini, pena una guerra all'ultimo sangue».
Dunque sì alla lotta al terrorismo,
ma nessun cedimento.
Si tratta proprio di un duplice messaggio.
È stato molto determinato contro le guide spirituali. Le ha accusate
di intolleranza e di perseguire i propri interessi. Addirittura è
arrivato ad affermare che la nuova Jihad è una militanza contro
la povertà, che produce solo fame, analfabetismo e intolleranza.
Riguardo la questione del Kashmir, ha detto letteralmente che: «Il
Kashmir scorre nel nostro sangue», e ha affermato che c'è
un impegno morale e diplomatico preciso nel sostenere la causa kashmira,
ma ha sottolineato che questo non giustifica finanziamenti e appoggio al
terrorismo. Ha però subito precisato che non ha intenzione di consegnare
eventuale terroristi all'India.
Di nuovo un atteggiamento bivalente?
Non ci potevamo aspettare niente di diverso.
Anzi, ripeto che è stato un discorso se vogliamo anche rischioso.
La situazione è molto complessa. In queste settimane Musharraf ha
cercato di andare incontro alle richieste indiane, facendo arrestare militanti
fondamentalisti, misure che New Delhi ha giudicato insufficienti. Il generale
ha annunciato la messa al bando di due gruppi estremisti, un ulteriore
passo in avanti. Ma si deve capire che un pugno ancora più duro
verso i militanti kashmiri sarebbe veramente rischioso. Una mossa azzardata
potrebbe costargli moltissimo in termini di consenso politico. Non dimentichiamo
che il gradimento di Musharraf era già stato messo a dura prova
quando ha scelto di appoggiare gli Stati Uniti in Afghanistan, mentre le
guide spirituali islamiche aizzavano le folle alla rivolta.
Ma dopo le parole del presidente Musharraf
cosa possiamo aspettarci?
È difficile fare delle previsioni
precise. Il discorso era diretto prima di tutto all'India, ma anche alla
comunità internazionale, che sicuramente avrà apprezzato
questo impegno duro contro il terrorismo soprattutto sarà piaciuto
a Washington. Tutto sommato darei un giudizio cautamente positivo dal punto
di vista tattico strategico del discorso. In fondo l'obiettivo del generale
era allentare la tensione, un obiettivo a mio parere raggiunto.
E i nemici interni di Musharraf?
L'atteggiamento del governo nei confronti
dei gruppi terroristici è stato duro e dura sarà la loro
reazione. È un prezzo che il presidente pachistano sa di dover pagare.
Musharraf punta sulla parte moderata della popolazione e sull'appoggio
internazionale, soprattutto degli Stati Uniti.
L'India come reagirà?
Sicuramente gli ultimi messaggi arrivati
da Dehli sono bellicosi. Non si può sottovalutare la frustrazione
indiana. Parliamo di un Paese che conta un miliardo di abitanti, che ha
tutti i dati geopolitici della grande potenza. L'India accusa l'Occidente
di usare due pesi e due misure nel giudicare il terrorismo. Ovvero da una
parte il terrorismo che ha colpito New York, dall'altro quello che interessa
il Kashmir. L'opinione internazionale è giustamente allarmata. Per
assurdo, però, direi che proprio il fatto che entrambe le potenze
dispongano di armi nucleari, possa rappresentare deterrente facilitando
la soluzione diplomatica, alla quale stanno lavorando soprattutto Londra
e Washington.
Chiara Placenti