TRAFFICI D'URANIO, BOMBA PER TUTTI
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10.11.1992

La sera, sul tetto del sontuoso palazzo che si trova di fronte alla presidenza della Repubblica, non brilla più la stella rossa di Lenin ma la gigantesca insegna, sempre rossa, dell'omino Johnnie Walker e del suo whisky. Anche in Bulgaria il comunismo è morto, però il rosso è rimasto il colore delle suggestioni e delle tentazioni.

E rosso è l'allarme lanciato da quasi tutti i centri istituzionali del Paese, incapaci di fronteggiare l'aggressione delle bande che scorrazzano nelle sterminate praterie dei traffici clandestini. è la "mafia economica socialista", ha detto il capo della Criminalpol.

Una mafia che ha i suoi padrini in Russia e nelle ex Repubbliche sovietiche e che si è ormai data la struttura di una multinazionale. Ai mercati di sempre (armi, droga e prostituzione) si è aggiunto, ora, il business più ghiotto e terribile: la vendita di materiale nucleare sottratto ai depositi dell'ex Urss. I clienti non mancano. Irak e Iran non badano a spese. Quanto è accaduto a Sofia, alla fine di ottobre, ha dell'incredibile, anche se tutto è possibile in un Paese malato di corruzione, ferito dal complesso d'essere la Cenerentola dell'Est e dotato di servizi segreti che non si sa bene quale gioco stiano facendo.

Valletti

I valletti, in completo grigio, che lavorano alla portineria dello Sheraton, tremano ancora alla sola idea che nel vestibolo dell'hotel fosse stata depositata una valigia di legno contenente 140 dischi di plutonio. Il piccolo anticipo di un carico di 80 kg di materiale radioattivo - sufficiente alla costruzione di 20 bombe atomiche - che si sarebbe dovuto consegnare all'ambasciata irachena, in via Anton Chekhov. Da qui, con i sigilli diplomatici, il plutonio sarebbe stato spedito a Bagdad.

É questa, almeno, la ricostruzione di Barrie Penrose e Oonagh Blackman, due reporter inglesi del "Sunday Express" che, per tre settimane, si sono finti intermediari del gigantesco traffico (per un valore di 100 miliardi di lire) e che, all'ultimo momento, hanno chiamato la polizia bulgara e permesso il recupero del primo contenitore: appunto la valigia di legno che conteneva i 140 dischi: 300 grammi di plutonio. Al giornale inglese, il portavoce della Sicurezza nazionale ha confermato che "la scatola conteneva plutonio 239", cioè l'ingrediente necessario alla fabbricazione di armi nucleari.

Da qualche giorno, però, fioccano smentite. La polizia ora dice che i 140 dischi in realtà sono 140 capsule contenenti una modestissima quantità di plutonio, nell'ordine di frazioni di grammo. E c’è chi sostiene che si tratti delle ampolle rubate, l'anno scorso, nel laboratorio di un istituto scientifico di Sofia. Versione assai debole, che comunque dimostra l'assoluta inadeguatezza (o negligenza) degli apparati di sicurezza.

Il cambio nero è stato sconfitto, ma di nero è rimasto quasi tutto, compreso il mercato delle braccia. Basta alzarsi all'alba e fare una passeggiata davanti alla chiesa di San Domenico e all'ex tribunale, che oggi è stato trasformato in museo storico. Decine e decine di assonnati braccianti, facce disfatte dalla fame e dall'alcol, sono a disposizione del miglior offerente.

I soldi, infatti, non mancano alla "mafia economica socialista" e ai suoi accoliti. Negli ultimi due anni sono entrate in Bulgaria almeno 70.000 nuove automobili, per un valore di circa 700 miliardi.

La prostituzione è diventato un business internazionale. I consolati occidentali sono assediati dai rappresentanti di centinaia di sedicenti ballerine, che non vedono l'ora di varcare la frontiera per andare a cercare il paradiso in Italia, in Francia o in Germania.

Partite di droga continuano ad attraversare la Bulgaria, dirette sui mercati occidentali. Ma è la produzione di armi la vera ricchezza di un Paese che, nell'83, era al settimo posto nella classifica mondiale dei fornitori. Le fabbriche, disseminate in tutto il Paese sfornano modelli (carri, cannoni, pistole, mitragliatrici, strumentazione) appetibili e tecnologicamente avanzati: come hanno riconosciuto gli stessi americani. Vendite clandestine? "Mai - dicono le autorità .. Rispettiamo gli embarghi dell'Onu e i controlli sono severi: tanto è vero che i magazzini sono pieni di merce invenduta e gli operai, temendo tagli e licenziamenti, si preparano alla seconda marcia di protesta sulla capitale".

Consigliere

Ma di transazioni al limite dell'illecito sono stati accusati sia Zafko Popov, consigliere del presidente della Repubblica Zelho Zhelev, e Konstantin Michev, consigliere del premier Filip Dimitrov.
Zhelev e Dimitrov, entrambi anticomunisti, sono gli esponenti di spicco della giovanissima democrazia bulgara. Anche se adesso, tra i due, è esploso il conflitto.

Popov si è fatto pizzicare a Beirut, in visita privata, forse - sibilano gli accusatori - con l'obiettivo di vendere alle azioni libanesi. Michev, senza autorizzazione, si è presentato nella Repubblica macedone di Skopje per proporre la vendita di armi (bulgare e Nato) per 250 miliardi di lire. La caduta del governo bulgaro è nata anche da questo scambio di colpi proibiti.
 

Autore: Ferrari Antonio
Fonte: Corriere della Sera