Haider mette sotto
scacco
Vienna, Praga
e l'Europa
BERLINO — Colpo doppio, forse triplo di
Joerg Haider, che messo a lungo in ombra dall'effetto Berlusconi, torna
prepotentemente alla ribalta. Ha indetto con successo un referendum contro
la centrale nucleare che la Repubblica Céca ha costruito a Temelin,
proprio sul confine austriaco, e ora mette in difficoltà i "verdi"
europei del suo nemico personale, il ministro degli esteri tedesco Joschka
Fischer, cerca di bloccare l'espansione ad est della Comunità, e
infine chiede nuove elezioni in Austria "già in primavera". Con
il "cattivo ragazzo" della Carinzia, l'Europa non ha ancora chiuso i conti.
In 915mila hanno firmato l'appello promosso
dall'FPOE, il partito che Haider ha guidato fino al governo, contro le
centrali nella Boemia meridionale, "una pericolosa Chernobyl" a meno di
50 km. in linea d'aria da Vienna, e a poco più di duecento da Trieste,
e ancor meno da Monaco di Baviera. "Se Praga non chiude gli impianti, sostiene
Haider, si dovrà bloccare l'ingresso della Repubblica Céca
nell'Unione Europea." L'Austria è membro dell'Unione appena dal
1995, e il "sì" alla Praga di Havel è previsto per il 2004:
è questo un "assaggio" dei problemi che porterà l'allargamento
dell'Europa unita da 15 a 25 membri?
Fischer da ministro tedesco deve difendere
l'ingresso di Praga nell'Ue ma da leader "verde" non può ignorare
la questione Temelin: ha costretto i suoi a continui compromessi, dalla
guerra alle centrali atomiche, e ora infatti i "verdi" tedeschi rischiano
di restare fuori dal Bundestag alle prossime elezioni.
Il successo di Haider ha "preso in ostaggio
Vienna e colpito come un fulmine Praga", commenta "Der Spiegel". Forse,
l'Europa ha avuto troppo fretta nel far firmare l'accordo tra il cancelliere
austriaco Wolfgang Schuessel e il premier ceco Milos Zeman, benché
i dubbi sulla sicurezza degli impianti di Temelin rimangano forti, ignorando
le preoccupazioni dei cittadini.
E Haider ha compiuto la sua mossa: ovviamente,
non perché si è scoperto un'anima "verde". Ha sfruttato il
diffuso sentimento antieuropeo dei suoi austriaci, inasprito dalle sanzioni
di Bruxelles due anni fa contro la partecipazione al governo dell'FPOE,
liberale solo di nome e dall'animo troppo nostalgico.
Senza dimenticare negli ultimi tempi,
i toni arroganti del céco Zeman, un politico che in quanto a populismo
ha poco da invidiare al leader della Carinzia. Nei giorni scorsi ha affermato
che "i tedeschi e gli austriaci costretti a lasciare la Cecoslovacchia
dopo la guerra erano dei criminali." Perfino i giornali di casa sua lo
chiamano ironicamente "Adolf". Come si fa a dare sempre torto a Haider,
anche quando i suoi avversari sono peggio di lui?
"Se 915mila austriaci hanno votato per
Haider, oltre 4 milioni non l'hanno fatto," protesta Schuessel, che non
vorrebbe riaprire il conflitto con l'Europa, e tanto meno ritornare alle
urne in primavera. Gli elettori hanno "punito" il leader liberale nelle
ultime consultazioni locali a Vienna, ma un'elezione anticipata potrebbe
essere un salto nel buio. Una Vienna "baluardo" contro l'est diventerebbe
un problema serio per l'Europa.
di Roberto Giardina