Inaugurata la
nuova medicina nucleare
Ospedale, in
arrivo apparecchiature all'avanguardia e più personale
Chiara Buccini
SULMONA. «L'apertura del nuovo reparto di medicina nucleare rappresenta un salto di qualità sul fronte della diagnostica, la sicurezza degli operatori e dei pazienti». A qualche mese dalla chiusura del reparto, all'ospedale di Sulmona, il primario Sergio De Matteis, tira un sospiro di sollievo. Ieri mattina, infatti, sono stati inaugurati i nuovi locali. Tra qualche giorno arriveranno le apparecchiature che consentiranno esami complessi, mentre, per il momento, sarà effettuata la diagnostica ecografica. «E' previsto anche un incremento del personale» prosegue il primario, «che opererà in totale sicurezza. Il reparto è dotato di un servizio di smaltimento dei rifiuti computerizzato, che annulla il rischio radiazioni». Medicina nucleare, quindi, rappresenta un fiore all'occhiello della Asl Avezzano-Sulmona, per tecnologia e bacino di utenza, in quanto serve il territorio dell'Alto Sangro, la Marsica e la Valle Peligna. «Il servizio, che da anni è attivo nell'ospedale peligno» interviene il direttore sanitario Sergio Moroni, «caratterizza le strutture importanti, ma per essere funzionale, deve progredire di pari passo con le nuove tecnologie. Questo reparto, adesso, potrà disporre di attrezzature all'avanguardia». Un giorno importante che ha fatto chiudere in bellezza il mandato del direttore generale, Nicola Di Sciascio, che da lunedì sarà sostituito da Fulvio Catalano. «Sono soddisfatto del lavoro svolto in questi sei anni» sostiene Di Sciascio, «questo è un momento importante per l'ospedale peligno, dove nel 1974 si realizzò la prima scintigrafia». L'unico neo della giornata è stato rilevato dallo stesso direttore generale: «Mi dispiace che, oltre al sindaco di Sulmona, non sia venuto nessun altro rappresentante istituzionale». Lo stesso Pietro Centofanti, ha rimarcato il valore delle istituzioni in merito alla sanità. «La politica, in questi casi, deve cedere il passo alle professionalità e alla sensibilità di chi lavora negli ospedali».