Chernobyl chiude per sempre ma l'Ucraina costruirà altre centrali
E' andato in pensione
l'impianto che 14 anni fa seminò terrore e morte.
I finanziamenti
europei saranno usati per costruire altri due stabilimenti nucleari per
la produzione di energia
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KIEV, 15 DICEMBRE - "Per
ottemperare alle decisioni statali e agli obblighi internazionali contratti
dall'Ucraina io ordino l'inizio delle procedure di chiusura anticipata
del reattore numero tre della centrale nucleare di Chernobyl". Erano le
13 e 16 minuti quando il presidente ucraino Leonid Kuchma, al sicuro nel
suo palazzo di Kiev, ha letto in videoconferenza con la centrale l'ordine
di chiusura del "mostro" responsabile dell'incidente del 26 aprile 1986.
E' toccato ad Olexander Yelchishchev, nella sala di controllo, girare l'interruttore nero che ha avviato le procedure di sicurezza che hanno fatto entrare nel nocciolo le barre di grafite che hanno rallentato rapidamente la relazione nucleare. In pochi secondi la potenza del rettore - riavviato giovedì a fini puramente propagandistici dopo l'ultimo incidente e tenuto all1% della potenza - è crollata fino a che il display di sala controllo ha mostrato lo zero. Era la fine dell'ultimo dei quattro vecchi reattori RMBK della centrale che ha seminato contaminazione e morte in Ucraina e Bielorussia e ha fatto sentire i suoi venefici effetti in tutto il vecchio continente. Le cifre del disastro - il più grave del nucleare civile - sono ancora difficili da quantificare, con stime dei morti che variano dai 4 mila ai 300 mila e numero di contaminati oscillane tra i 3.5 e i 30 milioni e che diveranno definitive solo tra alcune decine di anni, quando l'eredità di Chernobyl avrà pienamente fatto sentire i suoi effetti. "La decisione di chiudere Chernobyl - ha detto Kuchma - è stata presa perché ci rendiamo conto che questa centrale era un pericolo per l'umanità. Abbiamo quindi rinunciato ad una parte del nostro interesse nazionale per il bene della sicurezza generale". |
Il sacrificio di un impianto che provvedeva al 5% dell'elettricità ucraina non è però stato gratuito. L'Unione Europea ha infatti messo a disposizione dell'Ucraina finanziamenti per 585 milioni di dollari, ai quali si aggiungono 215 milioni di dollari della Banca europea per gli investimeni (Bers). Paradossalmente questi fondi serviranno non solo a "mettere in sicurezza" Chernobyl - fuori dal malandato sarcofago da 1.1 milioni di tonnellate di cemento e acciaio che copre il reatore numero tre si registrano oggi 1.200 roentgen/ora, 80 volte il fondo naturale - ma anche a completare la realizzazione di altre due centrali nucleari che dovrebbero venire incontro alla sete energetica di Kiev. La tragica lezione non è quindi servita..
E' una beffa che si aggiunge ai danni che vanno ben oltre la spettrale area ad alta contaminazione che si estende per un raggio di 30 chilometri attorno alla centrale e che prende il nome da un racconto dei fratelli Strugatsky: "La zona". Qui vivevano 120 mila perone sparse in 90 villaggi persi tra foreste e campi di struggente belleza e che oggi, sempre verdi e apparentemente intatti, nascondono dosi di radioatività talmente elevate che ad ogni incendio estivo - frequente in queste zone - si leva una polvere di cenere radioattiva che si sposta di decine e talvolta di centinaia di chilometri.
Adesso la "zona" è popolata solo da animali e da alcune migliaia di rifugiati della Cecenia e di altre zone di guerra che hanno tristemente preferito rifugiarsi in questa enclave radioattiva e andre incontro ad una morte lenta e dilazionata negli anni piuttosto che fare I conti con la fame e le privazioni del conflitto che si trascina nei loro paesi. Anche loro come i "liquidatori" - gli operai che lavorarono alla costruzione del sarcofago e che oggi o sono morti o sono malati e tirano avanti senza assistenza medica - e alla gente che viveva attorno alla centrale sono le vittime di una tragedia che ha coinvolto al tempo stesso una tecnologia e un sistema politico fallimentari.
Nella foto Ap: il premier ucraino annuncia lo stop alla centrale di Chernobyl: sul grande schermo i tecnici che hanno 'chiuso' la centrale
di Alessandro Farruggia