GLI STATI UNITI
«Chiudiamo i tribunali per i crimini di guerra»
Clamorosa dichiarazione dell’ambasciatore per i diritti umani Prosper: «Processi restituiti ai Paesi»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
WASHINGTON - L’amministrazione Bush vuole
chiudere i tribunali internazionali contro i crimini di guerra e intende
fissare una scadenza per quelli dell’Aja sull’ex Jugoslavia e sul Ruanda,
al massimo il 2008.
Lo ha dichiarato ieri Pierre Richard Prosper,
l’ambasciatore dei diritti umani, testimoniando alla Commissione Esteri
alla Camera. «I tribunali sono gestiti male,
commettono errori o abusi e spendono troppo - ha detto Prosper -. I processi
per crimini di guerra vanno restituiti ai popoli che ne sono vittime. Solo
così il diritto diverrà parte integrante di ogni società».
Il clamoroso annuncio di Prosper, ex direttore
del ministero della Giustizia nonché ex membro del tribunale per
i crimini in Ruanda, ha scosso le Nazioni Unite e la diplomazia europea
a Washington.
«L’America
lede la credibilità degli organismi dell’Aja proprio all’apertura
del processo a Milosevic», ha ammonito il Palazzo di Vetro da New
York.
«E’ una
condotta assurda - ha protestato alla Camera il parlamentare democratico
Tom Lantos -. Fummo noi a insistere che l’ex presidente Slobodan Milosevic
venisse processato all’Aja e non in Serbia».
Prosper ha ricordato che i processi per
l’ex Jugoslavia e il Ruanda dovrebbero concludersi nel 2008, ma rischiano
di andare oltre «perché 150 potenziali imputati sono ancora
a piede libero». «Non intendiamo aspettare - ha concluso l’ambasciatore
-. Vogliamo che il procuratore Carla Del Ponte si concentri sui criminali
più pericolosi e stringa i tempi». E ha concluso: «Siamo
disposti a fornire a ogni Paese aiuti economici, logistici, tecnici e legali
per rafforzarne il sistema giudiziario e accelerarne l’iter contro i crimini
di guerra».
La traumatica presa di posizione degli
Stati Uniti è un tentativo di delegittimare il Tribunale penale
internazionale che dovrebbe entrare in funzione non appena ratificata da
almeno sessanta Paesi. Forse già quest’anno: fino ad oggi è
stata ratificata da 52 governi.
L’amministrazione guidata da Bill Clinton
firmò il relativo trattato nel 1998 a Roma ma non lo presentò
al Congresso nel timore che fosse respinto. Adesso l’amministrazione Bush
ha deciso di abbandonarlo, come ha abbandonato il protocollo di Kyoto contro
i gas serra e il trattato Abm che vietava i missili anti missili.
Lo ha fatto per due motivi: per evitare
che i suoi militari vengano trascinati all’Aja, ad esempio per le uccisioni
di civili durante i bombardamenti in Afghanistan, e perché rivendica
la extraterritorialità delle sue leggi. La Corte criminale internazionale
potrebbe essere facilmente politicizzata, ha sostenuto Prosper, non le
si deve attribuire una giurisdizione universale.
Ennio Caretto