Corriere della Sera 01/03/2002
 http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=ESTERI&doc=MOL

GLI STATI UNITI

«Chiudiamo i tribunali per i crimini di guerra»

Clamorosa dichiarazione dell’ambasciatore per i diritti umani Prosper: «Processi restituiti ai Paesi»

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
WASHINGTON - L’amministrazione Bush vuole chiudere i tribunali internazionali contro i crimini di guerra e intende fissare una scadenza per quelli dell’Aja sull’ex Jugoslavia e sul Ruanda, al massimo il 2008.
Lo ha dichiarato ieri Pierre Richard Prosper, l’ambasciatore dei diritti umani, testimoniando alla Commissione Esteri alla Camera. «I tribunali sono gestiti male, commettono errori o abusi e spendono troppo - ha detto Prosper -. I processi per crimini di guerra vanno restituiti ai popoli che ne sono vittime. Solo così il diritto diverrà parte integrante di ogni società».
Il clamoroso annuncio di Prosper, ex direttore del ministero della Giustizia nonché ex membro del tribunale per i crimini in Ruanda, ha scosso le Nazioni Unite e la diplomazia europea a Washington.
«L’America lede la credibilità degli organismi dell’Aja proprio all’apertura del processo a Milosevic», ha ammonito il Palazzo di Vetro da New York.
«E’ una condotta assurda - ha protestato alla Camera il parlamentare democratico Tom Lantos -. Fummo noi a insistere che l’ex presidente Slobodan Milosevic venisse processato all’Aja e non in Serbia».
Prosper ha ricordato che i processi per l’ex Jugoslavia e il Ruanda dovrebbero concludersi nel 2008, ma rischiano di andare oltre «perché 150 potenziali imputati sono ancora a piede libero». «Non intendiamo aspettare - ha concluso l’ambasciatore -. Vogliamo che il procuratore Carla Del Ponte si concentri sui criminali più pericolosi e stringa i tempi». E ha concluso: «Siamo disposti a fornire a ogni Paese aiuti economici, logistici, tecnici e legali per rafforzarne il sistema giudiziario e accelerarne l’iter contro i crimini di guerra».
La traumatica presa di posizione degli Stati Uniti è un tentativo di delegittimare il Tribunale penale internazionale che dovrebbe entrare in funzione non appena ratificata da almeno sessanta Paesi. Forse già quest’anno: fino ad oggi è stata ratificata da 52 governi.
L’amministrazione guidata da Bill Clinton firmò il relativo trattato nel 1998 a Roma ma non lo presentò al Congresso nel timore che fosse respinto. Adesso l’amministrazione Bush ha deciso di abbandonarlo, come ha abbandonato il protocollo di Kyoto contro i gas serra e il trattato Abm che vietava i missili anti missili.
Lo ha fatto per due motivi: per evitare che i suoi militari vengano trascinati all’Aja, ad esempio per le uccisioni di civili durante i bombardamenti in Afghanistan, e perché rivendica la extraterritorialità delle sue leggi. La Corte criminale internazionale potrebbe essere facilmente politicizzata, ha sostenuto Prosper, non le si deve attribuire una giurisdizione universale.
 
Ennio Caretto