Corriere della Sera  - 07/12/2001
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ABBIGLIAMENTO DA LAVORO/3 Dpi
 
«Oggi siamo travolti dalle richieste di maschere antigas»

L a chiamano guerra dei poveri. E’ quella batteriologica, la psicosi del nemico invisibile dilaga tanto da convincere molti ad acquistare maschere antigas, fino a qualche giorno fa erano relegate tra le pagine di un libro di storia. Sono passati ottanta anni quando la Sekur/Pirelli si occupava della riprogettazione dell’intera dotazione Nbc nucleare batteriologico chimico delle forze armate italiane. Nel ’93 alcuni dirigenti hanno rilevato l’azienda, abbandonando definitivamente il settore militare, ora Dpi l’attuale società si occupa di tutta la protezione del corpo. In questi giorni è stata tempestata di richieste da parte di privati cittadini, tanto è vero che ha dovuto aumentare del 5 l’organico e organizzare un servizio straordinario di call centre, perché la sua struttura commerciale era paralizzata: «Tutti vogliono possedere una maschera, temono soprattutto per i bambini - fa notare Romano Moscatelli, amministratore delegato della Dpi e presidente Assosic - E’ comprensibile l’angoscia, ma non c’è una risposta tecnica, oggi non produciamo sistemi protettivi per uso civile, per i bambini ci sono solo dei cappucci in materiale plastico e dei caricò, una specie di passeggino chiuso ermeticamente e ventilato all’interno. Il nostro call centre deve rispondere dalle cinquanta alle cento telefonate al giorno e la gran parte si chiude con un acquisto di tre maschere, il numero della composizione di una famiglia media. Abbiamo individuato una sorta di kit, costituito da una borsa di plastica per trasporto, una maschera universale e un filtro più vicino possibile a quello militare e uno di ricambio al costo di 5 mila lire. La nostra produzione è destinata principalmente ai 35 mila uomini del corpo dei vigili del fuoco o per i 3 mila uomini dell’esercito, abbiamo avuto richieste molto consistenti, legate all’ordine pubblico, nessuna azienda oggi potrebbe far fronte ad una richiesta generale. Ricordo, in ogni caso, che le maschere si devono preferibilmente acquistare presso i negozi di antinfortunistica, piuttosto che nelle armerie, si rischierebbe di acquistare un pezzo da museo, inservibile, con filtri vecchi o modelli superati. Ma è difficile riuscire a proteggersi completamente. Ammettendo che uno si trovasse nel punto di un attacco chimico-batteriologico, non avrebbe il tempo necessario per indossarla, se invece si dovesse trovare a debita distanza e venisse a sapere dai media dell’attacco, avrebbe il tempo necessario di indossarla, ma una protezione completa si ottiene solo, equipaggiandosi con una tuta e una maschera».

Per informazioni: www.dpisekur.com.