Corriere della sera
13/12/2001
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LA FINE DELL’ABM
Bush si ritira
dal trattato anti-missili
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
WASHINGTON - Gli Stati Uniti e la Russia sono passati dall’equilibrio del terrore a un nuovo sistema di sicurezza strategica: così il presidente Bush ha annunciato l’abbandono tra sei mesi del trattato Abm, che vieta i missili antimissile, impegnandosi a concordare con il presidente russo Putin la riduzione delle testate balistiche da 6.000 circa a 2.200-1.700 per parte. La risposta di Putin è stata pacata: la disdetta dell’Abm, ha detto, è «un errore» ma non compromette i rapporti tra i due Paesi. La Russia, tuttavia, si consulterà con la Cina, l’unica tra le grandi potenze a trovarsi in condizioni d’inferiorità nucleare. Con un gesto di forza Bush ha così ottenuto il via libera alla costruzione dello scudo spaziale. I lavori della prima base cominceranno a maggio in Alaska, e nel frattempo il Pentagono proseguirà i suoi esperimenti.
Bush, che aveva preavvertito Putin della
decisione in una lunga telefonata una settimana fa, e aveva poi mandato
a Mosca il segretario di Stato Colin Powell, ha letto una dichiarazione
alla Casa Bianca. Il presidente ha definito il trattato Abm, su cui per
trent’anni si è retto il disarmo atomico, un residuo della Guerra
fredda che non ha più ragion d’essere, perché vieta i test
dello scudo spaziale, necessario alla difesa dai missili dei cosiddetti
«Stati fuorilegge», come Iraq e Corea del Nord, e dei terroristi
da essi sponsorizzati. Ha quindi offerto alla Russia l’integrazione nella
Nato senza precisare se piena o parziale. La disdetta dell’Abm segna una
svolta nella storia militare dalla Seconda guerra mondiale, aprendo il
capitolo delle guerre stellari. All’interno dell’amministrazione rappresenta
una sconfitta per le colombe, guidate da Powell, e una vittoria per i falchi,
guidati dal ministro della Difesa Donald Rumsfeld. Nei rapporti internazionali
presenta alcune incognite: la Cina, che possiede solo una ventina di missili
balistici, potrebbe riarmarsi e irrigidirsi ulteriormente nei confronti
dell’America; i Paesi che aspirano a diventare
potenze nucleari potrebbero ignorare il trattato di non proliferazione;
e qualche membro della coalizione anti-terrorista potrebbe criticare l’unilateralismo
americano.