INTERVISTA PUBBLICATA SUL MENSILE "GQ" DEL MESE DI NOVEMBRE.2001

Due uomini invisibili, un solo destino: combattere il nemico dell¹Occidente.



 
Tutti i segreti della guerra invisibile nel racconto esclusivo di due agenti segreti. Che ci mettono in guardia. Attenzione al Gas nervino di saddam, alle valigette di Bin laden, ai coltelli degli Algerini. Ma anche a eta, ira e br. E alla droga che li finanzia.

Ieri il Kgb che con le  sue mille facce si annidava in Europa, in Mediooriente, nell¹ Africa del nord, in America.
Oggi, impegnati a loro modo nella guerra segreta dopo la strage delle Twin Tower, combattono il terrorismo fondamentalista che si nasconde anch¹esso in Europa, in Medioriente, nell¹Africa del nord,  in America. Ma anche in Sudafrica.Ora, uno sa dell¹esistenza dell¹altro anche se,  forse,  già 15 anni fa si sono incontrati nella stessa prigione in Marocco o durante la stessa operazione nel Sahara spagnolo.

Nino è italiano ed è una vecchia conoscenza di GQ. Si chiama Antonino Arconte, 47 anni, agente supersegreto della Gladio militare,Sty Behind da quando aveva 16 anni e fu arruolato dal Sid del generale Vito Miceli.


 

Sigla militare G-71-VO-155-M. Su quello che sta succedendo nel mondo ha molto da raccontare, da spiegare. In Marocco, Tunisia, Algeria, Libia, Sahara occidentale, Palestina,  Afghanistan ha passato anni della sua vita spericolata e avventurosa. A nome e per conto dell¹Occidente ha sobillato oppositori e addestrato guerriglieri Ttunisini, Algerini, Marocchini, Berberi,Tuareg, Beduini. Ha partecipato all¹addestramento e alla organizzazione del movimento islamico Akbar Maghreb, Grande Maghreb.
Specializzazione: infiltrarsi nei paesi nord africani e in Medioriente e preparare i guerriglieri islamici antisovietici, esflitrare dissidenti, dare la caccia allo Sciacallo, alias Carlos,  il terrorista superprotetto  dai Paesi islamici,ora in carcere a Parigi. Nino era l¹unico in grado di riconoscerlo nascosto da qualsiasi travestimento. Nino sa molto, forse troppo. Hanno cercato di azzittirlo. Niente da fare. Ora sta scrivendo un libro di segreti che fanno tremare: Moro, Ustica, Bologna, Libia, Marocco, Tunisia, Malta, Libano, Afghanistan,  Angola...«Sono a pagina 300, allegati compresi. Penso di scriverne altre 200».
La Cia, sotto mentite spoglie, nel 1998 ha voluto incontrarlo a New York. E¹ arrivato con una Samsonite 48 ore piena di documenti. Con l¹aiuto di un interprete che si chiama Paula ha  parlato per  cinque giorni di fila attaccato alla macchina della verità. I due agenti americani restarono senza parole: «E pensare che ero andato a chiedere asilo». Li mise esplicitamente in guardia, documenti alla mano, su come il fondamentalismo islamico si stava preparando a colpire l¹occidente.

Il motto di Nino è: «Il nemico è coglione solo nei film».

Miguel, invece, è spagnolo. Ha 53 anni. E¹ nei servizi segreti spagnoli (Cesid) da una vita. Per due anni, dal 1973 al 1975 è stato infiltrato nell¹Eta. Ha consentito la più grande operazione spagnola antiterrorismo: 320 arresti e direzione strategica dell¹Eta decapitata: 158 restarono in carcere. A operazione conclusa fu la polizia a informare i terroristi che era lui l¹infiltrato di cui aveva parlato la radio BBC. L¹Eta tappezzò i Paesi Baschi con la foto e la descrizone

«DROGA E TERRORE»

«Ho informato cinque mesi fa il governo delle connessioni molto strette tra Hammas e l¹Eta». Esiste un dossier ora in mano a diversi governi dove fatti e operazioni di intelligence: «dimostrano i legami stretti tra terroristi spagnoli e trafficanti di droga. E  raccontano gli incontri, anche recenti, nei Paesi Baschi tra estremisti palestinesi e terroristi dell¹Eta». El Lobo e i suoi uomini hanno una convinzione: esiste una grande centrale economica del terrorismo, una Spectre finanziaria, che gestisce qualsiasi traffico illecito.

«Soprattutto quello della droga: è il modo più facile per finanziare il terrorismo internazionale, è la maniera più veloce per fare soldi. Il nostro lavoro di intelligence ci ha portato elementi che confermano con assoluta certezza gli stretti rapporti tra Talebani, Mafia russa, (che ha i punti caldi a Marbella, Tarragona, Alicante, Canarie e Baleari), Colombiani e qualche cubano. In particolare agenti cubani che sono senza soldi e si vendono, con le loro informazioni, al maggior offerente».

El Lobo fa un¹altra rivelazione che ci riguarda molto da vicino. Sulle tracce di appartenenti all¹Eta alcuni agenti spagnoli si sono trovati a  Genova, pochi mesi prima del G8: «C¹è stato un incontro tra componenti del terrorismo basco, due appartenti all¹Ira, due tedeschi e un gruppo di terroristi italiani del nord italia. Oggetto dell¹incontro? L¹acquisto di armi».

Il registratore è acceso nella hall dell¹albergo di Madrid. Anche il computer oramai è pieno di appunti. El Lobo, Miguel, o Michael, ha un timbro di voce pacato, allegro.Emana solidità, sicurezza. E¹ reduce da una riunione dove si è un po¹ arrabbiato. Inutile chiedergli cosa è successo.
Mentre riordina le idee butta lì: «Sembra che abbiano fermato un aereo carico di 78 tonnellate di armi destinate all¹Afghanistan. E pare anche che qualcuno nel governo sostenga che sia un trasporto regolare». Sicuro? «E¹ soltanto una voce». Il vero incubo è la penetrazione del terrorismo fondamentalista.«Bin Laden è soltanto uno dei tanti. E¹ l¹immagine. Ci sono Paesi che lo aiutano. Da nostre informazioni uno di questi potrebbe essere l¹Arabia Saudita, o meglio qualche famiglia dell¹Arabia Saudita. Non credo che si possa imparare a guidare un Boeing tra i grattaceli in una scuola di volo americana. Non che Bin Laden  sia un santo. Anzi. Ad esempio stiamo cercando di capire se è vero quanto ci risulta: Bin Laden avrebbe tre valigette da un megatone ne l¹uno. Tre bombette atomiche che furono «perse» in Ucraina quandò finì l¹Unione Sovietica. E che i terroristi hanno acquistato dai trafficanti di armi dell¹Est europeo».  Un bel guaio. Anche perché «le migliaia di immigrati sono potenziali quinte colonne dei terroristi. Che, appena arrivano in una paese europeo,  si mettono in contatto con i gruppi terroristici locali. Il modello è quello palestinese: da anni viaggiano per il mondo. Ci hanno provato anche in Sud africa: Mandela li ha bloccati. O meglio: crede di averlo fatto.

«terrorismo-intifada»

 «Quello che si sta sviluppando a ritmi velocissimi è il terrorismo Intifada: non più lo studio meticoloso di un obiettivo da colpire, ma
gruppi d¹azione indiscriminata e veloce, che in Spagna sono legati all¹Eta e si chiamano «Kale Borroka», ma che si stanno organizzando in tutto l¹Occidente.
Arrivano in un posto con armi improvvisate, ma anche con pistole: spaccano tutto, uccidono un paio di persone. E spariscono». L¹allarme è molto forte. Il pericolo è ovunque. E¹ una forma di guerriglia urbana che ben si incastra con il fondamentalismo religioso.  «Sappiamo che gruppi di Algerini appartenenti all¹estremismo islamico sarebbero presenti in diversi paesi occidentali armati dei loro coltelli a mezzaluna pronti a colpire, sgozzando, sul modello appunto Algeri, ignari viandanti. Se ciò accadesse si innescherebbe una pericolosa reazione a catena: violenza nei confronti di qualsiasi persona abbia le sembianze di un arabo. Dove si andrebbe a finire?». C¹è un solo modo per El Lobo per vincere. Ed è quello che gli ha chiesto di fare Aznar: «Tornare a lovorare come una volta: infiltrarsi, conoscere da vicino, da dentro il terrorista. Il fattore umano deve prevalere su quello tecnologico. Stando in ufficio a giocare con le tecnologie abbiamo perso un mucchio di anni. E il terrorismo è cresciuto. Anche economicamente».

«una setta di drogati»

Nino Arconte, G71, è nel suo rifugio sardo. Sta finendo di scrivere le sue scottanti memorie (da pelle d¹oca, vi assicuro: documenti così esplosivi su Moro e sul mondo arabo non ne avevo mai visti). Sul fondamentalismo islamico terrorista ha un¹idea molto precisa: «Assassini che con l¹Islam non c¹entrano. Sono come Hitler. Bin Laden è come Hitler. Saddam Hussein che gassifica migliaia di Kurdi con il gas nervino è come Hitler. Non è un caso che proprio nelle montagne al confine tra l¹Iran e l¹Afhanistan vivesse nei primi secoli dello scorso millennio la setta degli Hashashin, fumatori di hascish, sicari sciiti che diedero origine, per la loro efferratezza, alla parola assassino». Non è che Nino sia impazzito e si sia messo a fare lo storico dell¹Islam: quel che dice è contenuto in un rapporto risevato che consegnò ai servizi di cui faceva parte nel 1986.

Si parlava anche dell¹uso di droghe da parte di Gheddafi e di Saddam Hussein. "Ieri con l¹haschish, oggi con l¹oppio, che rende di più." C¹è sicuramente anche Saddam Hussein dietro le stragi. Certo Bin Laden c¹entra: ma è come un boss mafioso. Senza l¹appoggio di pezzi di uno Stato non fa nulla. Con Saddam l¹America ha sbagliato: l¹ha ferito, umiliato. Nel 1999 la Cia ha speso 150 milioni di dollari per finanziare gli oppositori e organizzare un golpe. In realtà, senza saperlo, diedero i soldi ad agenti dei servizi segreti iracheni. Se davano a me due milioni di dollari gli organizzavo tutto da solo a scatola chiusa. Clinton dovette far scappare i dissidenti veri. Li mandò alle isole Marianne perché tra loro c¹erano quasi sicuramente agenti di Saddam Hussein. Sono rimasti alle Marianne due anni poi, pochi mesi fa, hanno potuto stabilirsi negli USA. E Saddam è sempre lì. Riprenderà il suo modulo di sempre: risponderà alla reazione Usa con il gas nervino. Come ha fatto con i Kurdi».

Per Nino l¹Islam è stata casa sua per cinque anni. Nel 1985 è perfino finito in una prigione del Marocco: «Ma non riuscirono a dimostrare che ero una spia».  Negli anni Ottanta ha addestrato guerriglieri islamici che avevano fondato, grazie all¹azione diplomatica europea, il movimento moderato Akbar Maghreb, Grande Maghreb, che si opponeva ai regimi di Tunisia, Marocco, Algeria. Berberi, Tuareg, Beduini: migliaia di  guerrieri a cui Nino ha insegnato a combattere. «Un gruppo di 200 antisovietici nel 1985 li ho scortati fino Landi Kotal, in Afghanistan, al confine con il Pakistan».

«Traditi da noi»

Almeno 20 campi per istruirli a combattere. Uno era a Tabelbellah, Grande tavola, ai piedi del grande Atlante, al confine con Sahara occidentale, Marocco, Algeria. Prende fiato, Nino, come se ancora fosse sul posto.
«Li ho addestrati all¹uso della baionetta, del macete, della lotta corpo a corpo, delle arti marziali. Ho insegnato loro a usare, modificare e lubrificare i Kalashnikov AK47 e i Cimkom 69, una specie di bazooka molto più facile da usare perché non ha il tubo e quindi non si inceppa mai: il proiettile penetra 30 centimetri di corazza d¹acciaio. Il razzo è fatto di cartone sovietico con dentro bacchette di cordite.  Li ho istruiti a sparare con il mortaio Cimkom 56,  usato anche in Vietnam:  pesa solo 20 chili e si può portare sotto il braccio. Armi molto pratiche che in Afghanistan sparano ancora. Ho letto sui giornali la storia dei  digiuni: sono io l¹istruttore che ha insegnato loro questa tecnica. Come? Botte appena chiedevano cibo.
Botte più forti se lo chidevano di nuovo. Solo acqua e, qualche volta, té.
Perché? Nei film non si dice mai, ma quando si combatte non si può fare la cacca».
Erano Sunniti e hanno combattuto in Tunisia, Marocco, Algeria  e Afghanistan. Sono riusciti a rovesciare Burghiba, a ottenere la Costituzione in Marocco, ad avere le elezioni in Algeria («Dove agiva il mio amico Tano Giacomina, morto poi in uno strano incidente») . «Ma dopo si sono sentiti traditi e abbandonati dall¹Occicdente. Qualche esempio? I dissidenti che pure vinsero le elezioni in Algeria, furono imprigionati e uccisi, la lista dei 1500 oppositori che il governo italiano consegnò a Gheddafi e finirono al muro...Quanti sono passati tra tra le fila degli estremisti fondamentalisti? Quanti moderati che ho preparato militarmente sono tra i Talebani? ». E¹ proprio un brutto nemico, secondo Nino: «Con cento teste e contatti con il passato. Atta, il kamikaze di New York, ha incontrato il capo dei servizi segreti iracheni a Parigi. So per certo che garante dell¹incontro è stato il mitico Carlos. Dalla prigione esercita ancora la sua influenza». Parola di uno che lo ha conosciuto bene.

Marco Gregoretti

OSAMA BIN LADEN
Sia El Lobo che Nino concordano: si finge leader islamico antioccidentale. In realtà è un trafficante, un mafioso, aiutato da pezzi di Stato

SADDAM HUSSEINu¹ammarafi
Nino non ha dubbi: è ancora nella centrale dell¹odio nonostante le dichiarazioni pacifiste:«E¹ un drogato che finanzia i terroristi
palestinesi e filippini»

Saddam
MUAMMA¹R GHEDDAFIHussein
Sembra proprio uno dei burattinai di Osama Bin Laden. Un rapporto riservato di 17 anni fa lo descrive come pericoloso sciita avvezzo all¹uso di droga.