Riflessioni e Rapporto Finale
Prof. Maurizio Martellini,
Dip. di Fisica dell'Università di
Milano,
Segretario Generale del Landau Network-Centro
Volta (LNCV)
Dr.ssa Margherita Canepa,
Centro di Cultura Scientifica "A. Volta",
Como
Il Forum "Rischi batteriologici e rischi nucleari: conseguenze per
la sicurezza mondiale"
è stato organizzato dal Landau Network-Centro Volta (LNCV)
con il supporto
dell'UNESCO Venice Office, del Ministero degli Affari Esteri, dell'ENEA
e della
Regione Lombardia. Sono stati approfonditi gli aspetti connessi
con la conversione militare
degli apparati nucleari e biologici prodotti in cinquant'anni di
guerra fredda,
nonché i problemi ambientali e gli effetti biologici e umani
a seguito di
radiocontaminazione nucleare.
Il Forum rappresenta la più recente di una serie di iniziative
avviate nell'ambito della
conversione del settore militare al settore civile con l'Ufficio
UNESCO.
Gli argomenti trattati costituiranno materia di dibattito per la
futura
Scuola Internazionale UNESCO "Science for Peace" che avrà
sede presso
il Centro di Cultura Scientifica "A. Volta".
1) Problemi ambientali
Si prevede che la popolazione, nei paesi in via di sviluppo, crescerà
entro il 2050 a un ritmo
di 80 milioni di individui all'anno; in Africa, in particolare,
raddoppierà entro il 2025
e triplicherà nel 2050. A fronte di un simile incremento
demografico crescerà anche la domanda
globale di energia che, secondo le previsioni della International
Energy Agency,
aumenterà dal 34% al 46% nei prossimi 15 anni.
Il fabbisogno energetico sarà coperto da combustibili
fossili con una crescita media annua
intorno all'1,6% e raggiungerà nel 2010 il valore di 3000
Megatonnellate equivalenti (Mte)
di carbone (nel 1993 il consumo era di 2300 Mte).
Questo implicherà un aumento delle emissioni di CO2 in atmosfera
tra il 36% e il 50%
a seconda che vengano attuate rispettivamente tecnologie di ottimizzazione
dei rendimenti
energetici oppure politiche tariffarie.
Il contributo maggiore di emissioni di CO2 deriva dai paesi in
via di sviluppo
e da quelli in cui si sta verificando una transizione socio-economica
come
i paesi dell'ex Unione Sovietica. Si sottolinea che il consumo
di energia in Russia
è tre volte superiore a quello dei paesi cosiddetti "sviluppati".
Quindi sia la tutela ambientale sia l'aspetto economico, connessi
con l'incremento demografico,
impongono l'adozione di politiche di efficienza e risparmio energetico
in grado di salvaguardare
il pianeta da un disastro ecologico che potrebbe assumere dimensioni
incontrollabili.
Il Forum ha in particolare ribadito:
l'applicazione di tecnologie che rispettino le raccomandazioni
finalizzate al
risparmio energetico
la riduzione delle emissioni in atmosfera attraverso l'uso di fonti
energetiche non fossili
una politica di educazione dell'utente mirata al risparmio energetico
Uno studio di previsione in questo senso ha mostrato che, se nella
Federazione Russa
venissero applicate le raccomandazioni volte all'efficienza energetica,
si realizzerebbe
un aumento del prodotto interno lordo pari allo 0,03% per
ogni 1% di energia risparmiata.
Questo valore aggiunto potrebbe allora essere investito o per la
dismissione delle centrali
atomiche o per garantire uno standard di sicurezza adeguato delle
stesse.
2) Dismissione dell'apparato nucleare civile
Attualmente non esiste una normativa in materia di riconversione
degli impianti nucleari
civili per produzione di energia elettrica (NPP) che descriva le
fasi sino al
cosiddetto "Prato Verde", cioè lo stadio finale di dismissione
delle NPP.
Inoltre manca una normativa nazionale e regionale sull'immagazzinamento
dei combustibili esausti.
L'esperienza maturata fino ad oggi per trasformare la NPP in un
"Prato Verde" è solo
sporadica - un solo caso in Germania e qualche esperienza su piccoli
reattori di ricerca -
e i costi sono elevatissimi. Nella sola Federazione Russa, entro
il 2020,
almeno 28 unità con una capacità totale di 20.242
MW elettrici dovranno essere chiuse;
attualmente sono state chiuse solo 4 unità.
I principi che devono regolare la dismissione di un apparato nucleare
sia militare sia
civile devono essere essenzialmente:
il rispetto totale della sicurezza umana e della salvaguardia ambientale
il raggiungimento del più alto livello possibile di riconversione
a scopi civili dei siti.
Il tempo necessario per dismettere una NPP fino allo stadio di
"Prato Verde" è valutabile in
diverse decine di anni e, allo stato attuale, non ci sono nel mondo
risorse
economiche specifiche allo scopo. Il Forum ha anzi evidenziato
la mancanza di un vero
piano economico (identificazione delle fonti, valutazione costi/benefici
ecc...) per la
dismissione delle NPP.
L'opzione preferita dai russi (ed espressa dal Prof. A. Abagyan,
Presidente dell'Agenzia di Controllo delle NPP) è di sostituire
una NPP obsoleta con
una più sicura. Infatti il piano energetico della Russia
prevede di seguire la politica
energetica nucleare per almeno altri 10 anni.
Tuttavia questa posizione della Federazione Russa è difficilmente
condivisibile dagli europei
a causa della forte opposizione dei movimenti ambientalisti.
L'ing. G. Gherardi, Direttore della Divisione Energia dell'ENEA
di Bologna e
coorganizzatore del Forum, ha altresì osservato come il
problema prioritario nella fase di
smantellamento delle NPP sia la costruzione di depositi per materiali
radiocontaminati e
combustibili esausti, garantiti per almeno 20-30 anni (tempo di
decadimento necessario per
ridurre la radioattività dei materiali di 60 - 100 volte).
Il problema della decontaminazione delle strutture resta cruciale.
Dal Forum è infine emerso che le strategie di dismissione
dell'apparato nucleare
devono riguardare tutti i "tipi" di reattori nucleari: quelli per
la produzione di
energia elettrica (NPP), quelli per la ricerca, nonché gli
impianti di arricchimento di
materiali nucleari e i sottomarini nucleari.
3) DISMISSIONE DELL'APPARATO NUCLEARE MILITARE:
I Sotto-marini nucleari
Dal 1966 a oggi più di 150 sottomarini sono stati disattivati
in Russia
(in America ne sono stati dismessi 170). Entro il 2000 nella sola
Russia dovrebbero essere
smantellati altri 170-180 sottomarini nucleari. Oggi, secondo i
ritmi attuali,
a causa della carenza di personale e delle scarse risorse finanziarie,
ne vengono dismessi 6 all'anno.
La dismissione di un sottomarino nucleare richiede la massima attenzione
per evitare il
rischio sia di contaminazione sia di proliferazione.
La vita media di un sottomarino nucleare è intorno a 25
anni.
Due categorie di sottomarini russi destinate oggi alla dismissione
sono la
Novembre-645 e la Alpha - attive rispettivamente dal 1963 e dal
1969 -
che utilizzano come combustibile uranio altamente arricchito fino
al 90%,
soglia vicina al materiale nucleare "bombabile" (sufficiente a
costruire la bomba atomica).
E' evidente il rischio di proliferazione
nucleare nel caso in cui questo materiale venga
trafugato*.
Nel caso dei sottomarini nucleari i problemi tecnici principali
sono:
trattamento delle strutture metalliche altamente radiocontaminate
in scarti a radioattività
più bassa
immagazzinamento per lunghi periodi di tempo di ingombranti sezioni
dei sottomarini che
includono il reattore nucleare. La scelta dei siti geologici è
particolarmente difficile
perchè in questo caso si tratta di immagazzinare non blocchi
vetrificati di combustibili
spenti altamente radioattivi, ma intere sezioni del sottomarino
che potrebbero generare
radiocontaminazione per infiltrazioni di acqua.
Il Prof. A. Sarkisov, responsabile del Gruppo di Lavoro sulla dismissione
dei sottomarini
della flotta nucleare dell'ex Unione Sovietica, ha sottolineato
la drammaticità della
situazione: allo stato attuale l'immagazzinamento del reattore
nulceare e dei combustibili
si realizza a bordo del sottomarino stesso, che rimane ancorato
nei bacini di carenaggio.
Il numero dei sottomarini in queste condizioni supera il centinaio.
Il Prof. D.J. Bradley ha osservato che l'ammontare totale di radioattività
associata agli
scarti radioattivi americani ed ex sovietici dell'apparato nucleare
è dell'ordine di
1,7 miliardi di Curie. Questo valore, che pure rappresenta solo
lo 0,4% della
radioattività totale naturale negli oceani, è in
assoluto elevatissimo poiché
concentrato in aree geografiche molto ristrette, con gravi pericoli
per l'ambiente e
la salute umana.
Il Forum ha rappresentato anche un punto di incontro e di progettazione
futura con l'ENEA e
l'Ansaldo per la preparazione di un programma di cooperazione
internazionale nell'ambito
dell'Unione Europea allo scopo di individuare le tecnologie più
appropriate e più rapide
per la dismissione dei sottomarini russi. Le tecnologie così
individuate potrebbero essere
usate anche per la dismissione degli apparati nucleari civili.
In particolare l'Italia potrebbe contribuire con studi di fattibilità
per
procedimenti di fusione dei metalli contaminati e del successivo
trattamento in scarti
a basso contenuto radioattivo da realizzarsi direttamente in loco.
4) Chernobyl: effetti di radiocontaminazione
Un altro aspetto del Forum ha riguardato gli effetti cancerogeni
associati all'incidente
nucleare di Chernobyl in Ucraina. Le forme di tumore rilevate riguardano
la tiroide,
la mammella, il cervello e il sangue (leucemia cronica).
Si parla di 2.300.000 persone a rischio, di cui 317.000 bambini.
Come ha precisato il Dott. D. Gluzman, responsabile del Laboratorio
di Oncologia
dell'Accademia delle Scienze Ucraina, non è possibile ottenere
una statistica precisa
poichè fino al 1994 è mancata una diagnostica di
base.
E' possibile tuttavia estrapolare alcuni dati: si è calcolato
che negli anni dal '92 al '94
l'aumento di cancro alla tiroide nei bambini è stato in
media di 40 casi su 100.000.
Più precisamente nel 1995 vivevano nelle 12 regioni dell'Ucraina
più contaminate dalla
nube radioattiva di Chernobyl 3.319.021 bambini.
Nel Paese il numero assoluto di tumori maligni in bambini di età
fino a 15 anni
rilevato nel 1995 è stato di 358 casi (cioè 10,7/100.000
abitanti) con una più elevata
incidenza nelle regioni maggiormente contaminate.
E' stato calcolato che dopo l'incidente i casi di leucemia nei
bambini sono
passati da 4,4/100.000 a 5,3/100.000.
Un altro dato emerso dallo studio del Dott. Gluzman riguarda il
tumore al cervello.
Si prevede entro il 2.000 un aumento di casi del 40-45% nei maschi
e del 15-17% nelle femmine.
Il LNCV ha presentato al Forum i primi risultati di una recente
analisi
dendrocronologica compiuta su sezioni di alberi dell'area comasca
condotta dal
Laboratorio dell'ENEA di Bologna. E' stato messo in evidenza un
aumento della concentrazione
di radiocarbonio di circa 2,5% in corrispondenza del 1986, anno
dell'incidente di Chernobyl.
Il Forum ha evidenziato la necessità di predisporre un "libro
bianco" sulla distribuzione
temporale nell'ambiente e nella catena alimentare di radionuclidi
provenienti da incidenti
nucleari come quello di Chernobyl. E' stato altresì suggerito
di allestire una banca
citologica allo scopo di verificare, sulla base di campioni "controllo",
gli effetti causati dalla radiocontaminazione.
5) Armi biologiche
Durante il Forum è stato affrontato per la prima volta il
problema delle armi batteriologiche
ed è emerso un quadro per ora molto approssimativo della
situazione.
Nel 1972 è stata firmata la convenzione per l'eliminazione
delle armi biologiche ma,
dei paesi firmatari, almeno 25-30 hanno disatteso gli impegni assunti.
Il Dott. K. Berns, presidente dell'Associazione Americana per la
Microbiologia,
ha sottolineato la difficoltà di indagine e di intervento
dovuta alla natura
essenzialmente ambivalente degli agenti utilizzati per la costruzione
delle armi batteriologiche.
Infatti la maggior parte degli agenti utilizzati a scopo
bellico coincide con
quelli utilizzati per il progresso scientifico e per uso farmaceutico.
Nel corso del dibattito sono state formulate le seguenti proposte:
definire normative atte a ostacolare la proliferazione di armi
biologiche
acquisire una maggiore possibilità di accesso alle aziende
farmaceutiche
allestire un catalogo internazionale degli agenti biologici bivalenti,
cioè di aggressione e per uso civile
catalogare le strumentazioni e le attrezzature di laboratorio necessarie
alla
produzione di agenti per la realizzazione di bombe biologiche
(per esempio fermentatori e attrezzature per aerosol)
avviare una azione capillare di controllo dei laboratori dotati
di strumentazione e
attrezzature di cui al punto d)
sviluppare sistemi per il rilevamento di agenti biologici
definire normative internazionali per il controllo delle infezioni
nei grandi movimenti di massa
La sessione si è conclusa con la raccomandazione di creare,
nell'ambito del
programma di attività della Scuola Internazionale UNESCO
"Science for Peace",
un gruppo di lavoro scientifico allo scopo di studiare le conseguenze
dell'uso improprio
delle scienze biologiche.
* Nel Forum del
12-13 giugno sul contrabbando nucleare, organizzato dall'LNCV,
è emerso che i magazzini più
a rischio dal punto di vista della sicurezza sono
i depositi della flotta navale nucleare
russa.
Un caso particolarmente rilevante fu il
trafugamento di 4,5 Kg di Uranio altamente
arricchito dal deposito della base navale
di Murmansk nel giugno del '94
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Nota bene: E se fosse stato impiegato per
lacostruzione di qualche ordigno nucleare tattico da impiegare in una guerra
non convenzionale?