ENERGIA, AMBIENTE
E QUALITÀ
DELLA VITA
di Leopoldo Barbieri Manodori presidente gruppo consiliare An Provincia di Reggio
Egregio direttore, è proprio impossibile,
affrontando temi come quello dell'energia, così strategici da riguardare
la qualità della vita nostra e dei nostri figli, assumere atteggiamenti
meno ideologici, meno provinciali, un po' più conformi a una mentalità
di tipo «glocal», cioè attenta tanto al globale quanto
al locale?
Posto, quindi, che, in un settore come
quello dell'energia, gli interessi collettivi devono essere conciliati
con quelli individuali e i potenti meccanismi del mercato devono essere
inseriti in un sistema di regole che li facciano giocare a favore della
società, non si può tacere come, accanto a un sistema internazionale
che vede la rapidissima affermazione del gas naturale come combustibile
privilegiato perché assai poco inquinante, il Libro Verde sulle
prospettive e politiche energetiche dell'Unione europea segnali l'opportunità
di prendere in considerazione il rilancio del nucleare.
La decisione del governo Schroeder, sotto
la pressione dei Verdi, di chiudere i 19 impianti atomici tedeschi, che
producono un terzo di tutta l'elettricità consumata in Germania,
lascia peraltro aperta la domanda su come verrà prodotta in alternativa
tale elettricità: l'unica possibilità è ancora con
combustibili fossili e la Germania potrebbe far ricorso agli idrocarburi
dell'Asia russa, importando a basso costo elettricità là
prodotta con tecniche arretrate e manutenzioni pessime.
Il risultato dell'azione dei Verdi sarebbe
perciò non solo un enorme aumento delle emissioni di anidride carbonica
nell'atmosfera globale, con conseguente peggioramento dell'effetto serra,
ma anche una prevedibile molteplicità di incidenti con inquinamento
da idrocarburi in territorio russo: è perciò legittimo pensare
che, prima dell'effettiva chiusura delle centrali tedesche, un ripensamento
sia probabile.
Gli Usa, intanto,
stanno nuovamente pensando all'ipotesi nucleare 25 anni dopo l'incidente
di Three Miles island, mentre si sta registrando un evidente capovolgimento
generalizzato, a livello internazionale, nelle fortune dell'energia atomica:
esso beneficerà soprattutto, come esportatore di tecnologie e di
impianti, il settore francese dell'ingegneria, mentre l'Italia continuerà
a essere importatrice, dalla Francia, di forti quantitativi di elettricità
prodotta con l'atomo. L'anti-nuclearismo del nostro Paese risulta
pertanto pura ipocrisia sul piano dei principi e un inganno su quello della
sicurezza, almeno del Nord Italia.
Intanto, il maggior costo di produzione
dell'energia elettrica italiana (i prezzi del kWh in Francia e Germania
sono molto inferiori a quelli praticati in Italia) è in gran parte
da attribuire a quella dissennata politica energetica che ci ha portato
all'abbandono del nucleare con il referendum del novembre 1987.
Tale maggior costo dell'energia elettrica,
che ha gravi conseguenze sulla competitività di tutta la nostra
industria energivora e che determina una forte e crescente spinta allo
spostamento degli impianti di tali industrie fuori del nostro paese, non
potrà essere assorbito neppure nell'ipotesi estremamente favorevole
di trasformazione dell'intero parco di impianti termoelettrici in impianti
a gas a ciclo combinato.
A margine vorrei fare notare come il recente
annuncio dell'articolato piano di interventi di Ansaldo nella nostra provincia,
turbogas e centrali idroelettriche su Enza e Secchia, costituisca un fenomeno
di capacità di attrazione economica da parte del nostro territorio
purtroppo non così frequente come sarebbe auspicabile.