La Gazzetta di Reggio 19/12/2001
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ENERGIA, AMBIENTE
E QUALITÀ DELLA VITA

di Leopoldo Barbieri Manodori presidente gruppo consiliare An Provincia di Reggio

Egregio direttore, è proprio impossibile, affrontando temi come quello dell'energia, così strategici da riguardare la qualità della vita nostra e dei nostri figli, assumere atteggiamenti meno ideologici, meno provinciali, un po' più conformi a una mentalità di tipo «glocal», cioè attenta tanto al globale quanto al locale?
Posto, quindi, che, in un settore come quello dell'energia, gli interessi collettivi devono essere conciliati con quelli individuali e i potenti meccanismi del mercato devono essere inseriti in un sistema di regole che li facciano giocare a favore della società, non si può tacere come, accanto a un sistema internazionale che vede la rapidissima affermazione del gas naturale come combustibile privilegiato perché assai poco inquinante, il Libro Verde sulle prospettive e politiche energetiche dell'Unione europea segnali l'opportunità di prendere in considerazione il rilancio del nucleare.
La decisione del governo Schroeder, sotto la pressione dei Verdi, di chiudere i 19 impianti atomici tedeschi, che producono un terzo di tutta l'elettricità consumata in Germania, lascia peraltro aperta la domanda su come verrà prodotta in alternativa tale elettricità: l'unica possibilità è ancora con combustibili fossili e la Germania potrebbe far ricorso agli idrocarburi dell'Asia russa, importando a basso costo elettricità là prodotta con tecniche arretrate e manutenzioni pessime.
Il risultato dell'azione dei Verdi sarebbe perciò non solo un enorme aumento delle emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera globale, con conseguente peggioramento dell'effetto serra, ma anche una prevedibile molteplicità di incidenti con inquinamento da idrocarburi in territorio russo: è perciò legittimo pensare che, prima dell'effettiva chiusura delle centrali tedesche, un ripensamento sia probabile.
Gli Usa, intanto, stanno nuovamente pensando all'ipotesi nucleare 25 anni dopo l'incidente di Three Miles island, mentre si sta registrando un evidente capovolgimento generalizzato, a livello internazionale, nelle fortune dell'energia atomica: esso beneficerà soprattutto, come esportatore di tecnologie e di impianti, il settore francese dell'ingegneria, mentre l'Italia continuerà a essere importatrice, dalla Francia, di forti quantitativi di elettricità prodotta con l'atomo. L'anti-nuclearismo del nostro Paese risulta pertanto pura ipocrisia sul piano dei principi e un inganno su quello della sicurezza, almeno del Nord Italia.
Intanto, il maggior costo di produzione dell'energia elettrica italiana (i prezzi del kWh in Francia e Germania sono molto inferiori a quelli praticati in Italia) è in gran parte da attribuire a quella dissennata politica energetica che ci ha portato all'abbandono del nucleare con il referendum del novembre 1987.
Tale maggior costo dell'energia elettrica, che ha gravi conseguenze sulla competitività di tutta la nostra industria energivora e che determina una forte e crescente spinta allo spostamento degli impianti di tali industrie fuori del nostro paese, non potrà essere assorbito neppure nell'ipotesi estremamente favorevole di trasformazione dell'intero parco di impianti termoelettrici in impianti a gas a ciclo combinato.
A margine vorrei fare notare come il recente annuncio dell'articolato piano di interventi di Ansaldo nella nostra provincia, turbogas e centrali idroelettriche su Enza e Secchia, costituisca un fenomeno di capacità di attrazione economica da parte del nostro territorio purtroppo non così frequente come sarebbe auspicabile.