l Giornale di Brescia 23/05/2002I
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Un nuovo rapporto si apre con la Russia
 
      MOSCA - Non porterà a nuovi equilibri strategici e anzi confermerà che su tale questione, e su altre, le differenze ci sono e non marginali. Ma proprio per questo il vertice tra i presidenti russo Vladimir Putin e americano, George W. Bush di domani, il quinto incontro fra i leader delle più grandi potenze nucleari del pianeta, avrà un significato speciale: dimostrare che nel nuovo corso dopo l’11 settembre, non c’è più bisogno, come durante la «guerra fredda», di mettersi d’accordo su tutto per timore d’una catastrofe. Adesso si parte dalla fiducia. Anche se alcune divergenze rimangono. Come lo «scudo spaziale». « Scudo» che per Mosca, e per Putin, significava far crollare uno dei due pilastri, quello difensivo, degli equilibri strategici. Di fronte all’impossibilità di trovare una coincidenza fra due visioni opposte, Putin e Bush decisero almeno di mettersi d’accordo sul fatto che le intese difensive dovevano andare di concerto con quelle offensive. E decisero che il primo passo sarebbe stato un accordo per ridurre drasticamente le testate nucleari. Portare da 6.000 a 1.700-2.200 il numero delle testate nucleari è un fatto importante, ma non sufficiente a spazzar via il rischio di una guerra devastante. Però questa guerra, è ormai chiaro, non ci sarà più e quei missili non serviranno a colpirsi reciprocamente come fu sul punto di accadere, ormai mille anni fa, durante la crisi di Cuba. Il mondo è drasticamente mutato con la fine dell’Urss, e dopo l’11 settembre la trasformazione appare irreversibile : Mosca non solo non è più il nemico ma l’alleato chiave contro le nuove minacce emergenti, a cominciare dal terrorismo. Dopo l’11 settembre, Mosca sembra non avere ottenuto, in cambio dell’alleanza, altro che sfide e problemi: dall’Asia centrale all’Iraq, dall’espansione atlantica ad Est alle guerre commerciali. Fino alle pressioni per i rapporti con l’Iran, uno dei paesi dell’«Asse del male». Ma la sfida per Mosca è soprattutto quella di confermare la «grande svolta» dopo l’11 settembre e cercare, al di fuori di un’impossibile parità con gli Usa, aree di collaborazione dove il suo ruolo sia chiave.