IL GIORNALE DI
BRESCIA 10/04/2002
http://www.giornaledibrescia.it/giornale/2002/04/10/03,ESTERO/T5.html
Si torna a discutere
su una possibile risposta nucleare ad un eventuale
attacco terroristico
con armi di annientamento di massa
Le «atomiche portatili» che impressionano gli Usa
LOS ANGELES - Circa un mese fa, il Los Angeles Times, aveva pubblicato - in esclusiva - un drammatico rapporto segreto dell’Agenzia statunitense per la sicurezza nazionale, a proposito della nuova opzione militare di cui a Washington si sta discutendo in questo periodo: l’impiego di armi nucleari tattiche. Il lungo reportage ha scatenato diverse reazioni, ma non è mai stato smentito. Dopo qualche giorno, la stampa americana aveva scelto di non dibattere più l’argomento, ed era apparso chiaro a tutti che era scattato un dispositivo di censura preventiva militare «consigliando» di stemperare la notizia puntualmente scomparsa. Ma nell’ultima settimana, sull’onda dell’impatto altamente emotivo della guerra arabo /israeliana, la stampa ha iniziato di nuovo a fornire notizie sulle possibilità di impiego di armi nucleari. Il tutto è nato da una serie di dispacci della Cia e dell’Fbi, secondo i quali alcuni nuclei di terroristi internazionali sarebbero in grado di poter colpire obiettivi americani con quelle che vengono chiamate «le atomiche portatili»: piccole bombe piuttosto rudimentali, quanto tragicamente efficienti, in grado di scatenare l’iradiddio in una qualunque città occidentale. Esperti militari accreditati (generali in pensione, riservisti dell’esercito, persone che tuttora lavorano nel sistema militare) spiegano, in questi giorni, come il comando militare americano abbia preso in esame l’eventualità di dare una risposta nucleare nel caso i terroristi dovessero colpire con «armi di annientamento di massa». Seguire i telegiornali statunitensi, oggi, aprile 2002, e paragonarli con quelli europei, spiega molto più di qualunque tipo di discorso quanto diverso sia il panorama nei due diversi continenti. Qui in Usa, ogni santa sera, si dibatte sulla guerra in corso, si discute dell’eventualità di un attacco chimico nelle grandi città Usa, di un attentato batteriologico, di un potenziale attacco nucleare di Hamas o Hezbollah o Al Qaeda contro una grossa città americana. Con enorme tranquillità, gli esperti spiegano come reagirebbe il Governo nel caso si dovessero avere decine di migliaia di morti per colpa di un attentato. Poiché questo tipo di discorso si verifica quotidianamente, comincia ad apparire chiaro che gli Usa hanno iniziato ad usare il proprio potere militare come deterrente. «Ma siamo stati minacciati nuclear- mente?» ha chiesto Larry King, che conduce il più seguito talk show d’America su Cnn. E la domanda l’ha posta al comandante generale delle Forze armate, generale Clark. Fino a un anno fa, chiunque si sarebbe messo a ridere per il solo fatto di sentirsi porre una domanda del genere. E invece la risposta è stata: «Non posso rispondere per ovvi motivi di sicurezza. Ma posso tranquillizzare i cittadini che la situazione è sotto un controllo assoluto». In teoria un messaggio rassicurante, in realtà aggiunge sconcerto e ansia alla costante paura che tutti provano oggi in Usa. Poiché nessuno è in grado di sapere con esattezza e precisione quali siano gli obiettivi attuali del terrorismo internazionale (o quantomeno non li dicono a noi in televisione e sulla stampa) e pertanto si è costretti ad ascoltare questi dibattiti incorporandoli in una abitudine ormai accettata. Dal punto di vista politico c’è stata qualche sparuta contestazione da parte di due o tre deputati, in alleanza trasversale, i quali sostengono che si tratta di un vecchio trucco del Governo per far passare al Congresso la richiesta di budget militare, valutato intorno ai 600 miliardi di Euro. Ma costoro, in questo momento, rappresentano non più del 5% della forza parlamentare. Secondo l’ultimo sondaggio, infatti, il 59% del popolo americano ritiene che la Terza guerra mondiale è già scoppiata e il 68% sostiene il presidente anche in caso di risposta nucleare in presenza di attacco massiccio interno. È un panorama piuttosto surreale, ma è la realtà di questo inizio di millennio nella vita quotidiana dei cittadini nell’Impero Usa. Non a caso i titoli tecnologici legati all’industria bellica hanno ripreso a tirare. E la recessione economica è ormai alle spalle. La guerra sta diventando risolutiva per dare impulso ad una nuova crescita economica mondiale. Sharon e Arafat (o chi per loro) permettendo, si intende. Sergio Di Cori