AMBIENTE Le centrali costruite prima del referendum hanno gli stessi problemi di quelle attive
Le scorie dell’Italia non nuclearizzata
Resta irrisolta la questione di creare
un deposito sotterraneo grande come un condominio
Quindici
anni dopo il referendum che ha sancito il no all’uso dell’energia nucleare,
il nostro Paese si ritrova a fare i conti con le scorie radioattive.
Sono 19 i punti di stoccaggio, per la maggior parte concentrati nei dintorni
di Roma e nella provincia vicentina, dove sono conservati i rifiuti prodotti
dai reattori a fissione. Nel complesso si tratta di 23mila metri cubi di
scorie radioattive accumulate a partire dal 1959, quando entrò in
funzione il primo reattore di ricerca situato a Ispra in provincia di Varese.
L’anno clou della produzione nucleare in Italia fu il 1966, quando questa
fonte di energia garantiva quattro miliardi di chilowattora di elettricità.
All’epoca funzionavano le centrali di Trino Vercellese, del Garigliano
e di Latina. Solo alla fine degli anni Settanta iniziava la vita operativa
della centrale di Corso e la costruzione della prima delle due unità
dell’impianto di Montalto di Castro. Il referendum e il drammatico incidente
alla centrale di Chernobyl del 1986 determinò la rinuncia al piano
energetico basato sul nucleare e la chiusura progressiva degli impianti
in funzione nel nostro Paese entro il 1990. Pur detenendo una quantità
di scorie radioattive di gran lunga inferiore a quella degli altri Paesi
europei in cui si produce energia nucleare, l’Italia non è stata
in grado finora di garantire in via definitiva la messa in sicurezza di
questo tipo di rifiuti. Beninteso, i siti di stoccaggio disseminati sul
territorio nazionale non costituiscono motivo di pericolo per la popolazione,
ma si vuole individuare un punto in cui fare confluire tutto il materiale
radioattivo, sia le vecchie scorie che i prodotti di smantellamento delle
centrali. L’ipotesi di scegliere una zona che
potrebbe essere nelle Murge, ovvero tra Puglia e Basilicata, o in Maremma,
viene contestata perché densamente popolate e comunque ad alto pregio
ambientale in quanto comprenderebbero centri come Saturnia o il lago di
Bolsena. Il deposito idoneo a garantire assoluta sicurezza,
dunque al riparo da qualsiasi brutta sorpresa che possa provocare fuoriuscita
di materiale radioattivo, dovrà contenere oltretutto anche le pastiglie
di cobalto provenienti dai reparti ospedalieri di medicina nucleare. Secondo
i dati diffusi dall’Agenzia per l’Ambiente, le scorie da stoccare ammontano
a 5mila metri cubi di rifiuti a bassa radioattività, 16mila a media
radioattività e duemila con un valore più elevato. In più
ce ne sono settemila metri cubi che devono essere restituiti da un impianto
di trattamento situato in Gran Bretagna, opportunamente cementati o vetrificati
e infine sigillati. La task force dell’Enea incaricata di individuare il
sito unico di stoccaggio ha completato la mappatura del territorio, dichiarando
che la scelta andrebbe fatta tra 214 posti. Le loro superfici sommate corrispondono
allo 0,5% del suolo italiano. Se si ammette che il luogo deve essere lontano
da zone abitate, il numero dei centri potenzialmente idonei si restringe
ulteriormente. Il problema della localizzazione dei materiali radioattivi
non è solo tecnico, ma anche e soprattutto di opportunità.
Sempre l’Agenzia per l’Ambiente ha reso noto che
il processo di smantellamento degli impianti richiederà non meno
di un quarto di secolo. Non pesa tanto la quantità dei
rifiuti, quanto piuttosto il castello di procedure e il ritardo accumulato
nella scelta del deposito finale. Per avere un’idea
del tipo di sito che dovrà custodire i rifiuti radioattivi, servirà
l’equivalente di un edificio (sotterraneo) di dieci piani con
una base posta di una superficie ampia come un campo di calcio.
La totale dismissione delle centrali nucleari produrrà qualcosa
come centomila mc. di materiale. A parte ci sono 300 tonnellate di combustibile
nucleare. L’Italia ha detto no al nucleare ma la sola volontà popolare
non è bastata a rimuovere il problema dei residui.
Eugenio Sorrentino