Il Giorno 19/12/2001
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Un'atomica
su Piacenza
PIACENZA — Una
bomba atomica da 500 chiloton avrebbe distrutto Piacenza alle ore 7,02
del 23 giugno 1965. E per fortuna era solo una esercitazione
teorica del Patto di Varsavia. Uno di quei «war games» a cui
si sottopongono gli stati maggiori degli eserciti per programmare per tempo
ogni possibile scenario di attacco e di replica.
L'inquietante ipotesi è emersa
dagli archivi di Budapest dell'esercito ungherese. Di fronte ad un attacco
in territorio ungherese da parte della Nato la risposta sarebbe stata quella
di tre bombe atomiche lanciate sull'Italia: su Verona, Vicenza e, appunto
Piacenza che al pari delle due città venete sedi, ancora oggi di
basi Nato, ha un ruolo importante in uno scenario bellico.
Nel 1965 era
attiva la base di San Damiano, c'erano militari americani accanto agli
italiani e si ipotizzava ci fossero anche ordigni nucleari sotto il controllo
Nato. Nella lista degli obiettivi anche altre basi come Aviano (Pordenone)
e Ghedi (Brescia).
Perché dunque trasformare Piacenza
in una Hiroshima?
Oltre a San Damiano, allora c'erano almeno
tre reggimenti nelle varie caserme, in più c'è la posizione
strategica: colpire Piacenza voleva dire, per i generali del Patto di Varsavia,
in piena Guerra Fredda, sconvolgere tutte le comunicazioni tra nord e sud
Italia. Un ruolo di cerniera dei trasporti che poteva avere anche Bologna,
ma chissà perché tra la città rossa e la bianca Piacenza,
i soldati del blocco comunista avevano scelto quest'ultima.
E la presenza della base, per un testimone
dell'epoca, era senza dubbio prioritaria. Il generale Renzo Rossi, era
allora tenente pilota al 115° Gruppo Cb del 6° Stormo operante
sulla base di San Damiano: «Non mi stupisce che sia stato trovato
quel piano - dice - Sapevamo di essere sotto allarme atomico. Per cinque
giorni al mese eravamo in preallarme h24 pronti a partire con i nostri
F84 in quindici minuti. Credo che sia proprio la presenza della base aerea
di San Damiano che ci aveva fatto inserire tra gli obiettivi nei piani
strategici del Patto di Varsavia. Anche perché dalla nostra base
sarebbe potuta partire la ritorsione contro gli obiettivi ungheresi».
In effetti secondo i documenti ritrovati
a Budapest dallo storico Imre Okvath l'attacco nucleare a Piacenza era
conseguente ad un'ipotesi di attacco Nato su alcune città ungheresi.
Altri obiettivi della esercitazione dell'Armata Sud del Patto di Varsavia
erano Vienna, Graz e Monaco di Baviera. E secondo il piano del generale
Provalov il tredicesimo giorno dopo l'attacco nucleare le armate corazzate
del Patto sarebbe entrate in Italia.