Il Giornale di Vicenza Martedì 30 Aprile 2002
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Spulciando nella cronaca di quei giorni
 
L’incubo Chernobyl sedici anni fa scatenò la «grande paura»
di Carlo Barbieri

Era un martedì, il 29 aprile del 1986, quando le agenzie diffusero le prime notizie relative ad un grave incidente al reattore 4 della centrale termonucleare di Chernobyl, nella regione di Kiev. In realtà l’esplosione dell’impianto ucraino risaliva addirittura a sabato 26 aprile ma il mondo era all’oscuro di tutto. La nube radioattiva sprigionatasi dalla fusione del nocciolo del reattore raggiunse l’arco alpino il 2 maggio quando ormai si era diffuso il panico in Scandinavia, e nell’Europa centro-orientale. Bassano aveva appena vissuto un piccolo momento di celebrità, sotto i riflettori di Rai2, grazie ad una trasmissione condotta dall’allora ventottenne Fabrizio Frizzi. La città si preparava a vivere una tiepida primavera, a raccogliere asparagi e ad accogliere i turisti del ponte del primo maggio. A breve si attendeva l’arrivo della 20a tappa del Giro d’Italia (Pejo-Bassano) mentre la vigilia dello spareggio con il Chievo per un passaporto per la C2, alzava la febbre del tifo giallorosso. L’Onu aveva proclamato il 1986, anno internazionale della pace. L’era della perestrojka di Gorbaciov muoveva i primi passi in quell’aprile del 1986. I trattati Usa-Urss avviavano il disarmo nucleare. Il mondo, tuttavia, era scosso da ripetuti attacchi terroristici ed era percorso da venti di guerra. A Fiumicino e a Vienna, pochi mesi prima, terroristi armati di granate fecero 14 morti e 110 feriti. Il 2 aprile, quattro persone furono risucchiate nel vuoto in seguito ad una esplosione sul volo della TWA Roma-Atene. Il 15 aprile, una formazione di 56 aerei tra bombardieri e cacciabombardieri statunitensi attaccarono la Libia. A Bassano l’Istituto tecnico "E.Fermi" costituiva l’associazione "Pace, giustizia, sviluppo e solidarietà" che raccolse 19 mila firme per la denuclearizzazione della città e indisse una manifestazione per la pace sabato 3 maggio, in piazza Terraglio. All’iniziativa aderirono le parrocchie e alcuni rappresentanti delle forze politiche e delle istituzioni locali. Bassano aveva inoltre partecipato alla conferenza dei sindaci delle città d’Europa per la pace, svoltasi a Como dal 25 al 27 aprile. L’incubo dell’invisibile contaminazione nucleare s’impossessò dell’opinione pubblica bassanese, posta dinnanzi al primo allarme atomico. I vigili del fuoco, l’ospedale e il pronto soccorso furono tempestati di chiamate e nelle farmacie si impennarono le richieste di iodio. Il provvedimento precauzionale dell’allora ministro della sanità Degan, che vietava il consumo di verdure fresche a foglia e di latte fresco per i bambini al di sotto dei 10 anni e per le donne in gravidanza, gettava nel caos l’intero sistema agricolo e lattiero-caseario. I dettaglianti chiedevano alla Centrale del latte di non distribuire più prodotto fresco (80 q al giorno). Gli allevatori dovettero firmare un documento nel quale assicuravano che il fieno dato ai bovini da latte era secco. Al mercato ortofrutticolo (240 q di merce trattata ogni giorno, il 30 per cento della quale era prodotto fresco in foglia), giunse l’ordinanza del sindaco che vietava la vendita della verdura incriminata quando i dettaglianti avevano già acquistato la merce. I vigili urbani che notificavano il divieto furono quasi aggrediti da venditori e acquirenti nel mercato settimanale di sabato 3 maggio. Fu il boom per piselli e patate (più 100 per cento il loro costo) mentre l’asparago crollò a 8.000 lire al kg, vittima del caos: se è sottoterra non è pericoloso o sì? I bassanesi impararono la dieta a base di iodio per impedire a quello radioattivo di fissarsi alla tiroide: pesce, spinaci surgelati, banane, uova, mele. Il ritiro della merce invenduta al mercato ortofrutticolo e destinata alla discarica in quartiere Prè scatenò la rabbia dei coltivatori. I mezzi della Sis sprovvisti dell’autorizzazione scritta che dal novembre precedente era di competenza della Provincia, non caricarono la verdura e poco ci mancò che gli agricoltori scaricassero tutto sulla statale. Su richiesta dell’Ulss bassanese, il sindaco Basso vietò anche l’uso dell’acqua piovana e i problemi si fecero subito sentire sul Grappa. Non fu un periodo particolarmente felice per la città e il vicentino. Nel Bassanese si susseguirono numerosi incidenti stradali con conseguenze gravissime. Il più drammatico fu quello che domenica 27 aprile vide morire a S.Eulalia due ventenni di Bassano mentre altri due coetanei rimasero feriti in modo grave. Se nel Bacchiglione il cromo distrusse 50 q di fauna ittica, nel Bassanese i carabinieri sigillarono per 5 giorni una conceria che scaricava nel Brenta e migliaia di trote morirono nel canale dell’Enel prosciugato a S.Vito mentre a Rosà seimila persone rimasero senz’acqua per un insufficiente approvvigionamento dell’acquedotto. A Crosara invece, non si seppe più dove seppellire i defunti perché la falda acquifera era risalita, con conseguenze ben immaginabili. E se un rogo di vaste proporzioni aveva incenerito a inizio mese 100 ettari di bosco sul Sasso Rosso, delle macerie bruciate del vecchio cinema Olimpia, a Bassano, nessuno seppe più che farne. Il mercato del pesce, sino ad allora per due giorni la settimana in piazza Terraglio, dopo le proteste degli abitanti fu ridotto alla sola giornata del giovedì. Inizieranno di lì a poco i lavori del terzo ponte mentre alla Torre civica furono destinati 220 milioni di lire per un restauro che doveva trasformarla in museo della storia cittadina(!). Domenica 4 maggio, nel Vicentino si registrò nell’aria una presenza di iodio 10 volte superiore al normale. Poi, poco per volta, il lento ritorno alla normalità con la liberalizzazione, il 17 maggio, della vendita di latte e verdure. E Chernobyl entrò nella storia. "Mai l’uomo dimostrò la sua potenza e la sua fragilità", ebbe a dire Giovanni Paolo II.
 
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