Il
terrorismo giocattolo degli sceicchi
Posizione filoaraba e pro-palestinese sostenuta
dagli interessi petroliferi dell’Eni e dai vari governi che si sono succeduti
in questi ultimi anni da Andreotti a Craxi a d’Alema tutti, con la benedizione
del Santo Padre. E la stessa posizione hanno assunto Spagna e Francia,
Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo e che in questo modo proteggono
i loro interessi nelle ex colonie.
Ma gran parte degli editorialisti pro-arabi,
gli stessi che prevedevano una fine ingloriosa dell’America nel pantano
afgano, si sono fatti improvvisamente più discreti anche nel commentare
i raid israeliani. Stesso atteggiamento nelle masse urlanti di musulmani
che ci propinava la televisione. Silenzio. Forse finalmente consapevoli
della doppiezza del sadico mullah Omar che da una parte lancia proclami
per continuare la guerra santa, e, dall’altra, sottobanco, tratta per aver
salva la pelle sua e di qualche suo socio. Silenzio anche da parte del
loquace Saddam.
Il terrorismo giocattolo degli sceicchi
e di molti Paesi arabi sta diventando un pericoloso boomerang. I fondi
che dai paesi del Golfo arrivavano abbondanti per sostenere e guidare i
gruppi di terroristi (grazie anche a compiacenti banche occidentali) in
Afghanistan, in Palestina, in Siria, in Sudan, in Libano, in Somalia e
in altri Paesi cominciano a scarseggiare. Scarseggiano pure i fondi per
finanziare le famiglie della manovalanza suicida reclutate grazie alla
miseria di tanta gente.
Ma, a parte i fondi, esiste una difficoltà
obiettiva nel dialogo col mondo musulmano. Pochi giorni fa c’è stato
un interessante incontro fra tre note scrittrici, Nawal el Saadawi, egiziana,
Silvia Kramar, giornalista, di cui esce in questi giorni l’ultimo romanzo
«Storia di una vita» e, Nadine Shenkar scrittrice israeliana.
Il dibattito ha permesso di constatare come la difficoltà del dialogo
col mondo musulmano parta proprio dalla profonda differenza fra i tre libri
sacri delle tre religioni monoteiste. Il Corano è infatti l’unico
che non si presta a interpretazioni perché è il solo che
trasmette fedelmente la «Parola» di Allah, la parola e la volontà
di Dio. La distruzione delle Torri Gemelle è la volontà di
Allah
Questa difficoltà nel confronto
e nel dialogo affiora anche nelle numerose riunioni ecumeniche e anche
nella recente riunione organizzata a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio
fra cattolici e musulmani. E, mentre il dialogo fra laici e credenti cristiani
ed ebrei, è, in questi ultimi anni divenuto sempre più frequente
e fruttuoso per tutte le parti, quello fra musulmani e laici, langue oramai
da più di ottocento anni. È come se, dalla fine del XII secolo,
la società islamica si fosse chiusa su se stessa restia ad ogni
progresso e mutazione. Ma soprattutto insofferente di ogni forma di dissenso
e ostile alla nascita di una componente laica e critica al suo interno.
Questa è la situazione del mondo
islamico oggi, situazione che si riflette anche sul conflitto israelo-palestinese.
Sarà difficile cambiare in poco tempo la società islamica
dall’interno. Più facile anche se più brutale il sistema
americano come applicato in Afghanistan dove si è passati da un
regime teocratico medioevale a un governo in cui il vicepresidente è
una donna che si presenta senza neppure il chador. Durerà? Forse
questo può incoraggiare i Paesi democratici ad essere più
attivi e intraprendenti. In un mondo globalizzato in cui i vari Stati sono
sempre più interdipendenti per vivere pacificamente assieme si dovranno
applicare più rigidamente le regole del gioco comuni come dettate
dalla carta delle Nazioni Unite.
In Francia ci
sono oggi 7 milioni di musulmani e in tutta Europa occidentale, quasi 50
milioni. Dobbiamo essere sicuri che questi fedeli rispettino
le regole dello Stato democratico in cui vivono senza voler imporre la
legge islamica mentre per un sondaggio realizzato tra le comunità
islamiche in Francia risulta che quasi il 50% degli intervistati sosteneva
Bin Laden.
E per il Medio
Oriente, eliminato il terrorismo e riconosciuto uno Stato palestinese,
l’economia potrà avere un ruolo importante anche per ridurre le
sacche di miseria. Una regione pacificata, con un motore economico come
Israele, e con capitali che affluiranno da Europa, Stati Uniti e Paesi
del Golfo potrebbe offrire infinite opportunità per sviluppare l’industria,
il turismo e un terziario avanzato diventando un partner della Comunità
europea. Senza aspettare che l’Islam cambi aiutiamolo noi a cambiare.
Augusto Forti