Il Piccolo 10/12/2001
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Il terrorismo giocattolo degli sceicchi
 

Posizione filoaraba e pro-palestinese sostenuta dagli interessi petroliferi dell’Eni e dai vari governi che si sono succeduti in questi ultimi anni da Andreotti a Craxi a d’Alema tutti, con la benedizione del Santo Padre. E la stessa posizione hanno assunto Spagna e Francia, Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo e che in questo modo proteggono i loro interessi nelle ex colonie.
Ma gran parte degli editorialisti pro-arabi, gli stessi che prevedevano una fine ingloriosa dell’America nel pantano afgano, si sono fatti improvvisamente più discreti anche nel commentare i raid israeliani. Stesso atteggiamento nelle masse urlanti di musulmani che ci propinava la televisione. Silenzio. Forse finalmente consapevoli della doppiezza del sadico mullah Omar che da una parte lancia proclami per continuare la guerra santa, e, dall’altra, sottobanco, tratta per aver salva la pelle sua e di qualche suo socio. Silenzio anche da parte del loquace Saddam.
Il terrorismo giocattolo degli sceicchi e di molti Paesi arabi sta diventando un pericoloso boomerang. I fondi che dai paesi del Golfo arrivavano abbondanti per sostenere e guidare i gruppi di terroristi (grazie anche a compiacenti banche occidentali) in Afghanistan, in Palestina, in Siria, in Sudan, in Libano, in Somalia e in altri Paesi cominciano a scarseggiare. Scarseggiano pure i fondi per finanziare le famiglie della manovalanza suicida reclutate grazie alla miseria di tanta gente.
Ma, a parte i fondi, esiste una difficoltà obiettiva nel dialogo col mondo musulmano. Pochi giorni fa c’è stato un interessante incontro fra tre note scrittrici, Nawal el Saadawi, egiziana, Silvia Kramar, giornalista, di cui esce in questi giorni l’ultimo romanzo «Storia di una vita» e, Nadine Shenkar scrittrice israeliana. Il dibattito ha permesso di constatare come la difficoltà del dialogo col mondo musulmano parta proprio dalla profonda differenza fra i tre libri sacri delle tre religioni monoteiste. Il Corano è infatti l’unico che non si presta a interpretazioni perché è il solo che trasmette fedelmente la «Parola» di Allah, la parola e la volontà di Dio. La distruzione delle Torri Gemelle è la volontà di Allah
Questa difficoltà nel confronto e nel dialogo affiora anche nelle numerose riunioni ecumeniche e anche nella recente riunione organizzata a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio fra cattolici e musulmani. E, mentre il dialogo fra laici e credenti cristiani ed ebrei, è, in questi ultimi anni divenuto sempre più frequente e fruttuoso per tutte le parti, quello fra musulmani e laici, langue oramai da più di ottocento anni. È come se, dalla fine del XII secolo, la società islamica si fosse chiusa su se stessa restia ad ogni progresso e mutazione. Ma soprattutto insofferente di ogni forma di dissenso e ostile alla nascita di una componente laica e critica al suo interno.
Questa è la situazione del mondo islamico oggi, situazione che si riflette anche sul conflitto israelo-palestinese. Sarà difficile cambiare in poco tempo la società islamica dall’interno. Più facile anche se più brutale il sistema americano come applicato in Afghanistan dove si è passati da un regime teocratico medioevale a un governo in cui il vicepresidente è una donna che si presenta senza neppure il chador. Durerà? Forse questo può incoraggiare i Paesi democratici ad essere più attivi e intraprendenti. In un mondo globalizzato in cui i vari Stati sono sempre più interdipendenti per vivere pacificamente assieme si dovranno applicare più rigidamente le regole del gioco comuni come dettate dalla carta delle Nazioni Unite.
In Francia ci sono oggi 7 milioni di musulmani e in tutta Europa occidentale, quasi 50 milioni. Dobbiamo essere sicuri che questi fedeli rispettino le regole dello Stato democratico in cui vivono senza voler imporre la legge islamica mentre per un sondaggio realizzato tra le comunità islamiche in Francia risulta che quasi il 50% degli intervistati sosteneva Bin Laden.
E per il Medio Oriente, eliminato il terrorismo e riconosciuto uno Stato palestinese, l’economia potrà avere un ruolo importante anche per ridurre le sacche di miseria. Una regione pacificata, con un motore economico come Israele, e con capitali che affluiranno da Europa, Stati Uniti e Paesi del Golfo potrebbe offrire infinite opportunità per sviluppare l’industria, il turismo e un terziario avanzato diventando un partner della Comunità europea. Senza aspettare che l’Islam cambi aiutiamolo noi a cambiare.
Augusto Forti