GINO
GHIONI - Direttore centrale nucleare di Caorso:
"Questa
è l'area in cui c'è il reattore. Abbiamo infatti il driver,
che è un contenitore, e sotto il driver c'è il reattore.
Qui troviamo gli elementi di combustile, sono 1032"
"Sotto a questi sei metri d'acqua ci sono 190 tonnellate di combustile, e cioè che cosa c'è là sotto?"
GHIONI:
"Qui
dentro c'è essenzialmente Ossido di Uranio, che è il costituente
base del combustile, in più ci sono i prodotti di fissione tra i
quali: cesio 137, cesio 134 e stronzio 90, contiene anche plutonio 141,
chiaramente in proporzioni diverse a seconda della storia dell'elemento
stesso".
La
radioattività dell'uranio e del plutonio decade dopo migliaia di
anni. È un materiale pericolosissimo, che è stato trasferito
dal reattore alle piscine due anni fa. Quando si saprà dove si costruirà
un deposito le barre verranno tolte dall'acqua, trattate e messe in contenitori
che proteggono dalla contaminazione.
Il
reattore adesso è sigillato perché contaminato, verrà
smontato e pressato dentro ai bidoni di cemento. Ma quanti anni ci vogliono
per smontare una centrale?
GHIONI:
"Lo
smantellamento di questa centrale richiederà circa 20 anni."
MASSIMO
SCALIA- Presidente Commissione rifiuti:
"I
tempi di smantellamento nucleare di una centrale nucleare sono stati sempre
valutati tecnicamente nell'ordine di trenta anni."
"E se si cominciasse a smontare domani?"
GHIONI:
"Grosso
modo una decina di anni servono sempre"
Quindi dai dieci anni reali, si passa ai venti parlandone, giustamente, ai trenta parlandone molto, e speriamo che siano trenta.
GHIONI:
"Questa
è una tubazione del sistema G41, che è il sistema di purificazione
dell'acqua delle piscine che abbiamo visto, e che contengono il combustile.
Questo sistema contiene contaminazione.
E adesso andiamo a vedere dove va a finire l'acqua che esce dalla centrale.
GHIONI:
Qui
abbiamo il punto di scarico dove sono convogliati gli scarichi radioattivi
e gran parte di quelli convenzionali.
"Non è bello quello che mi ha detto! Mi spieghi meglio, perché io ho capito che gli scarichi radioattivi vanno a finire in questo canale che a sua volta finisce nel fiume."
GHIONI:
Prima
però di effettuare uno scarico radioattivo, l'acqua viene filtrata,
purificata, va a finire in un serbatoio di raccolta, viene controllata
e, se rispetta certi parametri di radioattività, può essere
scaricata. La via con cui l'acqua può essere scaricata è
questo canale.
Qui
ci sono dei livelli di radioattività che sono molto al di sotto
di quelli non solo consentiti dalla legge ma anche di quelli consentiti
dalle prescrizioni che abbiamo."
Quindi il direttore della centrale ci dice che quell'acqua verde è stata filtrata al punto tale che è più pulita dei parametri di legge. Sarà così! E adesso andiamo ai depositi.
GHIONI:
"In
questi due edifici c'è materiale poco contaminato, debolmente contaminato.
In
quell'altro edificio invece ci sono le stesse tipologie di rifiuti ma che
hanno una radioattività più alta di quella contenuta in questi
depositi, infatti ci sono rifiuti che devono essere ancora trattati.
"E questa rete cos'è?"
GHIONI:
Una
rete antitornado, perché in caso di scoperchiamento del tetto i
bidoni non volino via!
In sostanza qui ci sono 4500
fusti di materiale altamente radioattivo perché non ha
ancora subito il trattamento che ne abbassa la contaminazione. In totale,
nella centrale di Caorso abbiamo 190 tonnellate di combustile e 1800 mcubi
di rifiuti.
La centrale è ferma
da 14 anni, se ne aggiungeranno venti prima che sia pronto un deposito.
Questo vuol dire che per 35 anni qui dentro ci lavorano 180 persone, pagate
da noi, per smontare questo forno qua, mi sbaglio?
GHIONI:
"180 persone per controllare
e smontare la centrale. Il ciclo del nucleare è un ciclo che prevede
tante fasi e non si è arrivati all'ultima, che è quella dei
depositi. Sul fatto della sicurezza è chiaro che un deposito costruito
appositamente garantisce per più tempo la sicurezza del materiale
radioattivo".
La centrale di Trino è in Piemonte, ricordiamo che le centrali nucleari in Italia sono tutte dell'Enel, poichè all'epoca la gestione dell'energia era pubblica.
MARCO DEL LUCCHESE- Direttore
centrale nucleare di Trino:
"Nella rastrelliera della
piscina ci sono 47 elementi di combustile che hanno funzionato nel reattore,
ciascun elemento contiene circa 300 kilogrammi di uranio, in totale sono
circa 14 tonnellate ; l'acqua serve a proteggere gli operatori dalle radiazioni
durante la manipolazione del combustibile. C'è una minima quantità
di plutonio che deriva dai processi che sono avvenuti nel reattore durante
il funzionamento dell'impianto."
SCALIA:
"Mi
pare molto strano che le abbiano parlato del plutonio perché nel
riprocessamento del combustile nucleare il plutonio viene tolto, perché
nella fase del riprocessamento si cerca di riutilizzare l'uranio e poi
una cosa che non esiste in natura che si produce durante la reazione di
fissione e che si chiama plutonio. Di solito sul plutonio c'è molto
interesse poichè è un materiale di valenza strategica, serve
per realizzare bombe...".
Quindi
secondo l'onorevole Scalia, il plutonio non sarebbe più nelle centrali.
Certamente, non in forma pura, sia a Trino che a Caorso, dentro le piscine,
nel combustibile c'è anche il plutonio.
A
meno che la percentuale così piccola di questo materiale che se
uno tocca muore, sia da considerarsi totalmente irrilevante.
L'acqua
delle piscine finisce nei canali?
DEL
LUCCHESE:
Si,
ma dopo essere filtrata e secondo formule che prevedono la possibilità
di scaricare in base alla presenza di un certo numero di radionuclidi.
Anche qui, nella centrale
di Trino, il reattore è chiuso dietro ad un portellone. E rimarrà
lì, con il suo carico finchè non verrà stabilita una
data per cominciare a decontaminarlo e smontarlo.
Nella centrale di Trino,
dove ogni tanto le alluvioni si fanno minacciose, ci sono 14 tonnellate
di uranio e plutonio e 800 mcubi di rifiuti.
A pochi chilometri c'è
l'impianto di Saluggia. Anche qui l'alluvione non lascia esattamente indifferenti.
Non c'è pericolo hanno detto, ma qua dentro sono stoccati 1600 mcubi
di rifiuti e 28 tonnellate di combustile irraggiato.
Tutto questo materiale non
dovrebbe stare lì, ma in un deposito costruito apposta, e che tutti
i paesi che hanno le centrali, possiedono da anni. Tanto per mostrarvene
qualcuno: c'è un deposito di rifiuti radioattivi spagnolo, in Andalusia,
a 100 chilometri da Siviglia, è in funzione da otto anni. La Francia
ne ha due, da otto anni, in Svezia il deposito sta a 50 metri di profondità,
sotto il mar Baltico, gli svedesi ci hanno pensato dodici anni fa.
Da noi invece si discute,
è stata fatta una legge che dice che dovremmo averlo entro il 2020
anni, ma perché non prima?
EGIDIO BASTIANELLI - Direttore
centrale nucleare di Garigliano:
"Credo che in Italia l'approvazione
di un deposito nucleare è piu difficile che in altri paesi"
SCALIA:
"Pensa che noi possiamo
installare un sito senza avere il consenso del comune o delle regioni,
senza informare i cittadini interessati di quello che si sta facendo?"
È giusto sentire tutti,
ed è giusto che nessun comune si veda rifilare un deposito di rifiuti
radioattivi contro la sua volontà, ma facciamo un passo indietro,
quando è stata costruita la centrale di Caorso, di Trino, di Latina
o Garigliano, qualcuno ha mai chiesto alla popolazione se era d'accordo?
No, le hanno costruite e basta.
Al deposito non c'ha mai
pensato nessuno...e adesso che la patata è diventata bollente sembra
passare da un tavolo all'altro esasperando il principio del "parliamone"!
E intanto che ne parlano,
andiamo a completare il quadro della situazione
Questa è una delle prime centrali costruite in Europa, quella di Garigliano: inaugurata nel '64, è chiusa da 22 anni, e da 22 anni i dipendenti fanno la guardia al morto radioattivo senza sapere dove seppellirlo.
GIUSEPPE BOLLA- Responsabile
Sogin per smantellamento:
"Ci stiamo avviando verso
il contenitore sferico all'interno del quale è racchiusa tutta quella
che noi chiamiamo isola nucleare, cioè il reattore vero e proprio
con tutti i maggiori componenti.
Il reattore è la parte più delicata e complessa, ingegneri a mezza voce dicono che sarebbe più prudente se ad occuparsene fossero gli stessi che l'hanno costruito. Ma i più giovani sono ormai sull'orlo della pensione... e visti i tempi lunghi di smantellamento...!
BOLLA:
È il reattore che
costituisce il rifiuto, tutto il circuito costituisce il rifiuto radioattivo.
Però quello che voglio sottolineare è che tutto il sistema
è completamente isolato dall'ambiente in cui noi stiamo adesso e
come lei vede l'indice è pressocchè fermo...
Tanto per saperne di più per smontare le centrali dell'Enel, un anno fa, il Ministero dell'Industria ha dato vita ad una nuova società, La Sogin, con 700 dipendenti. Il costo di questo smantellamento, che non è ancora iniziato e non si sa bene quanti decenni durerà, lo stiamo già pagando in bolletta.
BOLLA:
Questo è un deposito
di rifiuti radioattivi costituiti da fusti in acciaio schermati da altri
fusti e dentro questi contenitori ci sono rifiuti radioattivi derivati
dall'esercizio pregresso dell'impianto...
attualmente nel nostro deposito
vi è un livello medio di radioattività pari a circa 10 millirem,
quindi un fattore quasi mille superiore a quello che avevamo in sfera perché
siamo in presenza di rifiuti radioattivi."
Appunto! E con una radioattività mille volte superiore al fondo naturale, mi chiedo "ma non potevano dirmelo prima che mi infilassi lungo il deposito, mentre loro rimanevano sulla porta?"io non credo che subirò gravi danni per questo, ma come si fa a fidarsi quando dicono "non c'è problema?
BOLLA:
"C'è il deposito
di grandi contenitori da 50 tonnellate di rifiuti radioattivi di seconda
categoria. Ci sono metalli attivati tipo: barre di controllo, filtri del
sistema di depurazione dell'acqua del reattore. Non c'è uranio...cesio
si. Il contenitore è a struttura mista, di acciaio e calcestruzzo,
all'interno del quale c'è del materiale metallico attivato".
Qualche numero: sono 1860
mcubi i rifiuti stoccati a Garigliano, ai quali si aggiungerà il
reattore, e fra qualche anno torneranno qui anche le 53 tonnellate di combustibile
mandate in Inghilterra a vetrificare e impacchettare.
Ritorna la domanda, ma è
possibile che non si sia pensato prima a costruire un deposito?
SCALIA:
"Non vedo a cosa possa servire
un sito in cui il 95% dei rifiuti radioattivi è rappresentato dalla
rottamazione delle centrali nucleari, quando questa rottamazione arriverà
a termine nel 2020, mi deve spiegare lei perché devo avere un sito
nel 1990!".
Per metterci tutta la roba
che abbiamo visto fino adesso. Detto così da profana...ma il bello
deve ancora venire.
Dentro al centro ricerche
Enea, alla Casaccia, c'è il Nucleco. Un'azienda che ritratta i rifiuti
del nucleare.
GIOVANNI MESSORE - Presidente
Nucleco:
"Sono i contenitori in cui
sono stati inseriti i rifiuti che vengono dai filtri di ventilazione che
sono stati smontati dopo l'incidente di Chernobyl...
"Ma questi bidoni sono all'aperto!"
MESSORE:
Ma sono stati condizionati,
stanno dentro a un bidone in calcestruzzo, ormai non sono un rifiuto più!
"Quindi uno potrebbe metterseli in giardino?"
MESSORE:
Io si, certamente, perché
so di che si tratta, un altro magari...solo perché vede il simbolo
radioattivo... ma io me li metterei in giardino! Ecco, magari non ci giocherei
vicino!
SANDRO RIZZO - Direttore
impianti Nucleco:
"Ognuno di questi contenitori
ha subito una serie di prove di qualifica, ad esempio: caduta da 2 o 3
metri di altezza, caduta di oggetti contundenti da 10 metri di altezza,
in modo tale da garantire che in ogni caso non ci sia fuoriuscita del materiale
contenuto. Sono contenitori sicuri in qualche modo".
In qualche modo! A Caorso
i bidoni stavano in un magazzino ed erano protetti da una rete antitornado,
qui, che non sanno più dove metterli, stanno all'aperto...però
sono sicuri.
Oltre ai rifiuti prodotti
dai centri di ricerca Enea qui arrivano anche quelli degli ospedali, e
aumentano ogni giorno, ma per l'onorevole Scalia, a cui va il merito di
aver fatto tante campagne contro il nucleare, non era necessario pensarci
prima a dove metterli!
Tutti questi rifiuti e i
rottami decontaminati delle centrali dovranno andare in un deposito costruito
apposta, con tutte le garanzie di sicurezza e che dovrà poi essere
sorvegliato per 300 anni, perché tanto ci vuole per perdere pericolosità.
150.000 mcubi di roba, circa un campo di calcio.
Allora, premesso che governo
e regioni sanno che il problema esiste, che entrambi convengono che ci
vuole un deposito, chje devono lavorare insieme, che ci vuole consenso
sociale...in pratica cosa stanno facendo?
Sentiamo per chi si è
mosso per primo, cioe;'la Task force dell'Enea, la cui attività
rientra nel contributo ordinario dello Stato. Cosa avete fatto?
PIERO RISOLUTI - Responsabile
Task force Enea:
"Abbiamo identificato le
aree idonee su tutto il territorio nazionale, ciò vuol dire che
il deposito per essere localizzato richiede alcuni requisiti, ad esempio
le aree devono essere non sismiche, non densamente popolate, non alluvionabili,
non avere pendenze superiori a determinati limiti. Quindi una volta acquisite
le informazioni, ricavate da carte topografiche e geologiche, identifichiamo
le aree".
Quindi l'Enea ha individuato le aree idonee, e uno pensa che siamo a buon punto, e invece no, il lavoro dell'Enea non basta. Allora chi deve trovare questo benedetto sito?
SCALIA:
"È da oltre un anno
e mezzo che la Conferenza Stato Regioni ha un suo tavolo che sta esaminando
il problema del sito e che ha disposto una mappa di esclusione, dov'è
che non si può fare."
La conferenza Stato Regioni è un tavolo di lavoro nominato dal Ministero dell'Industria per occuparsi della questione nucleare. Questa Conferenza ha dato vita ad un altro tavolo che però non pare si debba occupare dei luoghi dove costruire il deposito.
MASSIMO CENERINI - Coord.
Gruppo di lavoro:
"Alla luce della normativa
attuale non è dato incarico a qualcuno specifico di individuare
il sito".
In sostanza il lavoro di questo tavolo, durato un anno e non ancora concluso, ha finora prodotto queste 20 pagine nelle quali si dice al governo come fare a trovare il maggior consenso possibile, cioè: cominciate a parlarne! Il problema è grave. Ma come si fa senza cominciare a fare anche dei nomi di qualche comune?
RISOLUTI:
"Di siti ideali ce ne sono
parecchi, ma non posso anticipare un giudizio del genere, anche perché
l'indagine non è terminata".
SCALIA:
"Il grosso delle aree sta
nel Centro Sud per questioni demografiche. È meno densamente popolato
rispetto al Nord e per una serie di problemi, pensi a quanto spazio occupa
l'arco Alpino".
RISOLUTI:
"Il problema salterà
fuori quando si comincerà a parlare con quelle regioni o Comuni
che risulteranno avere aree idonee".
"Se alla fine voi decidete che il luogo adatto è l'Abruzzo, e la popolazione dell'Abruzzo dice: no, non lo vogliamo!"
SCALIA:
Lei non deve contribuire
a confondere chi ci sta ascoltando! Sempre usa questo voi, voi chi? Il
Parlamento? Noi dobbiamo avere una cultura adeguata alla ricchezza di articolazioni
che abbiamo. Non c'è solo il Parlamento, né solo il Comune,
né solo le Regioni. Ci sono tutti questi Enti.
Si parla oggi di Governatori,
la Camera sta parlando di federalismo...Quest'idea che esista un decisore
unico a Roma è sbagliata, è falsa! Quindi le domande vanno
fatte di volta in volta a chi dovrà decidere. Il Parlamento su una
materia del genere, l'unica cosa che può fare è sollecitare
gli altri a prendere in esame il problema, dopodichè chi dovrà
decidere dove mettere il sito non è il Parlamento!
"È quest'agenzia?"
SCALIA:
No!
"E chi è allora?"
SCALIA:
Ma lei ha una concezione
singolare...adesso io mi sto irritando con lei. Ma se venissero nel comune
suo e dicessero "ci mettiamo questo impianto"...Non è così
semplice..chi decide. Il Parlamento...o non è che in quel caso i
cittadini si rivolgono al Comune!
Siccome non ho capito giro la domanda al famoso tavolo: "se una volta individuati i comuni adatti, nessuno volesse il deposito a casa sua?"
CENERINI:
"A questo punto è
il Paese che ci rimette perché non è che dicendo no i problemi
si risolvono".
Certamente no perché gli impianti si degradano, i rifiuti aumentano, i costi per mantenere i 7 baracconi vengono giù dalle nostre tasse e peggiora un problema che è di tutti. E allora mi tocca insistere con Scalia.
SCALIA:
"Se non si arrivasse ad
una decisione alla Conferenza Stato Regioni la cosa più ovvia è
come hanno fatto gli altri paesi: sarà il Governo a decidere, però
dopo aver messo in campo una consultazione, la più ampia possibile".
Bisogna riconoscere all'onorevole Scalia, col quale non è facile dialogare, di aver chiesto al Governo di istituire per legge un'agenzia che si faccia carico di individuare le aree, costruire un deposito e sorvegliarlo per 300 anni. Intanto trapela che, per chi si prende in casa la famosa patata bollente, ci sarebbero, giustamente, dei soldi in ballo.
RISOLUTI:
"Io come tecnico posso dirle
che una Regione che prima degli altri capisce di che si tratta e riesce
ad acquisire il consenso, secondo me fa la sua fortuna".
Rimane un fatto, cosa succederà dei rifiuti che devono stare sotto stretta sorveglianza per qualche migliaio di anni? Le famose 330 tonnellate di combustile irraggiato che abbiamo visto nelle piscine? Perché di questo proprio non si sta occupando nessuno.
BOLLA:
"Io non ho una opinione
personale, il plutonio esiste ed è uno dei problemi più grandi
ma opportunamente trattato e stoccato...non è la fine del mondo...è
un problema".
CENERINI:
Per intanto lo mettiamo
nello stesso deposito insieme agli altri rifiuti. Dopo 50 l'impegno del
Governo è di portarli via da lì.
"Per portarli dove? Speriamo che la scienza trovi una soluzione?"
CENERINI:
La scienza deve sempre trovare
una soluzione!
MARIO BRUSCHI- Fisico - Università
La Sapienza di Roma:
"La storia dell'umanità
ha 5000 - 6000 anni, noi lasciamo per un periodo altrettanto lungo un problema
ai nostri discendenti nella speranza che loro siano in grado di risolverlo.
E questo è immorale".
Novembre 2000
Da 14 anni l'Italia non produce
piu' energia nucleare, quindi il problema e' chiuso? No, perche' le centrali
sono sempre li', invecchiano, con il loro carico di combustibile irraggiato
(uranio e plutonio) e migliaia di rifiuti stoccati nei bidoni. Tutti i
Paesi che hanno una produzione di nucleare hanno provveduto a costruirsi
un sito sicuro dove mettere i rifiuti. L'Italia ci sta pensando adesso.
Questo significa che il
deposito dovrebbe essere pronto fra 20 anni. Intanto il piu' grande impianto
d'Italia si allaga per lo straripamento della Dora Baltea.
“Non c'e' problema.”, dice
l'ARPA.
Aggiornamento
Queste sono le pianure del vercellese e in questi campi nella stagione giusta cresce il riso irrigato da questi canali che prendono acqua dalla Dora Baltea. Il 15 ottobre la Dora e' uscita dagli argini e i canali sono straripati, e' la terza volta che succede in 10 anni e a pochi metri dal fiume ci sono tre impianti nucleari con migliaia di metri cubi di rifiuti radioattivi, ogni volta che l'acqua entra qua dentro e' sempre piu' alta.
Massimo Ardissimo, esperto
qualificato radioprotezione Sorin Saluggia:
"L'altezza all'incirca era
questa (indica il segno lasciato dall'acqua sul muro di un edificio).”
D - “E qui dentro cosa c'e'?”
“Qui dentro ci sono i residui radioattivi generati dalle attivita' svolte negli anni sessanta, settanta, dalla Sorin Biomedica.”
Questa e' la Sorin Biomedica, un gruppo di societa' che producono radiodiagnostici. Su questo impianto 15 anni fa c'e' stato un incidente che ha causato una contaminazione da cobalto 60 e dopo 15 anni la contaminazione e' ancora li'. Vicino alla Sorin c'e' FiatAvio: li' dentro c'e' il reattore nucleare fermo da 30 anni e dentro la piscina custodisce 471 barre di materiale irraggiato composto da ossido di uranio e plutonio.
D - “Ma da dove e' arrivata per entrare nei sotterranei, dai tombini?”
Franco Cannici, Resp. Sperimentazione
FiatAvio:
"Dai tombini, esatto. Quello
che si chiama fontanazzi, sono proprio dei tombini nell'interrato e ci
hanno messo fuori servizio delle pompe, dei motori elettrici.”
A poca distanza gli impianti Eurex dell'Enea, l'acqua e' entrata anche qui.
Francesco Troiani, Direzione
Centro Enea:
"E' in questa zona dove
abbiamo avuto il massimo livello d'acqua che e' di circa 70-80 cm e si
puo' vedere dall'infiorescenza che c'e' sul mattone della guardiola.”
E poi c'e' un magazzino a pochi metri dal fiume ci sono dentro 1600 mc di rifiuti solidi radioattivi. L'impianto e' proprio li', a pochi metri dal fiume.
Giampiero Godio, Lega Ambiente
Vercelli:
"In questo centro e' vero
che sono conservati rifiuti liquidi ad alta attivita', che hanno dunque
una pericolosita' particolare, ma anche quantita' grandissime di rifiuti
radioattivi a bassa e media attivita' che non esistono in nessun altro
posto d'Italia.”
E c'e' quella collina apparentemente innocua e potenzialmente in grado di dividere l'Italia in due, come dice il Direttore generale dell'Enea nella seduta della VIII Commissione.
Francesco Troiani, Direzione
Centro Enea:
"Se dovesse verificarsi
un episodio alluvionale di eccezionale potenza e dovesse interessare questa
struttura e quindi fossimo nella condizione di perdere questi rifiuti allora
si' che il problema diventerebbe un problema nazionale, di emergenza nazionale.”
D - “Cosa c'e' dentro?”
"I prodotti di fissione degli elementi che sono stati ritrattati qui all'interno dell'impianto: cesio, stronzio, e' presente ancora dell'uranio.”
Il materiale seppellito qua sotto e' liquido contenuto in 12 serbatoi di acciaio protetto da calcestruzzo e rivestito di terra. Questi liquidi hanno un potenziale radioattivo che si dimezza dopo 25.000 anni e qua sotto sembrano esserci anche 5 chili di plutonio puro. Ma e' vero?
Michele Gili, Dir. Impianto
Eurex:
"Che devo dire?"
D - “Che qui ci sono anche questi famosi 5 chili di plutonio.”
“Non posso commentare questa informazione. E' una informazione riservata.”
Che questa bomba ad orologeria non puo' piu' stare qui e' scritto su tutti i rapporti da anni, ma non si possono portare via perche', secondo gli esperti, nessun mezzo di trasporto esistente al mondo e' abbastanza sicuro. Bisogna prima trasformarli sul posto in materiale solido e meno pericoloso, in termini tecnici si dice devono essere condizionati e poi trasportati in un deposito che pero' ancora non esiste.
D - “Oggi come pensa di solidificare questi rifiuti che avete, prima di portarli via?”
Michele Gili, Dir. Impianto
Eurex:
"Non do' commenti.”
Ripetiamo: in riva ad un fiume che esonda c'e' la piu' alta concentrazione italiana di rifiuti radioattivi. Un Paese che si definisce civile avrebbe dovuto mettere la soluzione di questo problema all'ordine del giorno, di tutti i giorni, di tutti i giorni di tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni. Dal 1977 il Ministero dell'Industria e' consapevole del problema, ma se si vanno a vedere le carte si legge che si passa da una proroga all'altra, prima perche' non si sa se il nucleare avra' sviluppi o no, dopo perche' il come condizionare i rifiuti deve essere fatto per tappe, poi perche' l'Agenzia Nazionale per l'Ambiente dice che bisogna procedere in un certo modo e demanda le responsabilita' al Ministero dell'Industria e infine l'ultimo decreto, datato 7 dicembre 2000, che sull'onda dell'urgenza alluvione dice: fate come vi pare ma entro il 2005 i rifiuti devono essere solidificati. E secondo gli esperti questo termine, cioe' fra 5 anni, sara' sicuramente prorogato perche' l'impianto per rendere i rifiuti inerti non esiste ancora e sulla sua costruzione non esiste nessun accordo. Di sicuro dei decreti di facciata e delle relative proroghe il fiume non tiene conto e quando e' in piena l'acqua viene su anche dai tombini.
Giampiero Godio, Lega Ambiente
Vercelli:
"Questa zona dove ci sono
gli impianti e' piu' bassa del livello che l'acqua viene ad avere nel fiume
quando c'e' la piena e quindi, per il principio dei vasi comunicanti, questa
zona si e' inondata dal basso, per salita dell'acqua dai tombini per capirci.”
Poco lontano c'e' l'acquedotto piu' grande del Piemonte.
Giampiero
Godio, Lega Ambiente Vercelli:
"Da la' verso questo punto
e qui al nostro fianco, c'e' il campo pozzi dell'acquedotto del Monferrato,
c'e' la zona da cui il piu' grande acquedotto del Piemonte preleva l'acqua
per distribuirla ad oltre 105 comuni dislocati in varie province.”
D - “Ma non c'e' nessun problema?”
"Non c'e' nessun problema se non avviene nessun incidente, purtroppo essendo esattamente a valle nel senso di scorrimento della falda, se dovesse esserci un rilascio di sostanze radioattive arriverebbero qui e potrebbero contaminare quest'acqua. Si farebbe in tempo ad accorgersene ma questa falda d'acqua cosi' importante sarebbe persa per sempre.”
D - “Voi avete fatto controlli nella falda?”
Laura
Porzio, Resp. Arpa Vercelli:
"Abbiamo fatto controlli
sulla falda, sui pozzi poco profondi delle cascine e sui pozzi dell'acquedotto
del Monferrato che si trovano a valle degli scarichi e che servono una
larga zona, e nessun pezzo e' risultato contaminato.”
D - “Perche' l'acqua mi dicono che e' entrata proprio dalla falda?”
"Si' nel centro Enea e per quel che riguarda il reattore Avogadro, per quel che riguarda il sito Sorin invece e' l'acqua che e' esondata dal canale.”
D - “Ma quindi se l'acqua entra dalla falda si suppone che poi ritorni nella falda.”
“Si'.”
D - “Allora credo che qualcosa nella falda ci va...”
“Questi sono fenomeni che vanno studiati nel tempo.”
Intanto tutti scaricano nel fiume.
Michele Gili, Dir. Impianto
Eurex:
"Queste sono 2 vasche gemelle,
una in servizio, l'altra in attesa; a riempimento di una cominciamo ad
utilizzare l'altra, quando una vasca e' piena eseguiamo tutta una serie
di controlli in base a certi parametri legati alla radioattivita' che dobbiamo
rispettare. Quando questi parametri vengono rispettati abbiamo l'autorizzazione
per scaricare all'interno della Dora.”
D - “Cosa c'e' in questi liquidi?”
Massimo Ardissimo, esperto
qualificato radioprotezione Sorin Saluggia:
"Per la maggior parte iodio
125, iodio 131 e, in minor misura, cobalto e cesio, vengono scaricati nel
fiume Dora Baltea se la quantita' radioattiva e' inferiore ai limiti stabiliti
e la portata della Dora Baltea lo consentono.”
In questo fiume, secondo la prescrizione annuale, si possono scaricare 350 miliardi di Becquerel ogni anno. In nessun altro posto e' consentita una quantita' cosi' elevata e questo perche' la legge si adegua alla realta' non necessariamente alla salute, e qualche metro piu' in la' un contadino aveva pensato bene di mettere le tubazioni per irrigare il suo campo di fagioli.
Giampiero Godio, Lega Ambiente
Vercelli:
"Penso il Comune abbia proibito
questa attivita' che di per se' e' legittima, e' legittimo attingere acqua
per irrigare i campi, ma farlo pochi metri a valle rispetto a dove avvengono
questi scarichi di sostanze radioattive, costituisce un pericolo.”
Rimane un'ultima domanda: ma perche' si sono costruiti impianti nucleari nell'alveo di un fiume a rischio esondazione e si e' situato la' dentro un potenziale radioattivo senza precedenti?
Roberto Mezzanotte, Dir.
Rischio Nucleare Anpa:
"Lei mi ha fatto una domanda:
chi ha autorizzato. All'epoca non esisteva alcun procedimento autorizzativo
in Italia.”
(Milena Gabanelli, Speciale
Rai Report)