Aree contaminate
Alcune zone della Russia sono state inquinate
durante l'epoca sovietica
e dopo il 1991: ¥ dalla produzione
a lungo termine di armi nucleari,
come le regioni di Mayak, di Severska
(Siberia occidentale) e di
Zheleznogorsk (Siberia meridionale); ¥
da numerosi test nucleari
nell'Artico russo, come l'Altai (regione
di frontiera con la Mongolia)
e il sud della Siberia. Nel giugno 1998
il mensile Silence (Lione)
pubblicava a questo proposito dei dati
interessanti: i rifiuti di
Chernobyl rappresentano circa 1,6 milioni
di curie (1). Ma le scorie
prodotte da tre
siti militari (a Tomsk, Cheliabinsk e Kranoiarsk)
rappresentano
in totale più di 1,7 miliardi di curie! Questo
inquinamento
interessa per lo più i corsi di acqua della Siberia che si
riversano nell'oceano
Artico; ¥ da 85 esplosioni nucleari «di pace» in
Jakuzia (Grande
nord), a Irkutsk (Siberia meridionale), a Perm (Urali)
e ad Astrakan
(Mar Caspio); ¥ da diversi incidenti in centrali e nei
centri di ricerca
o di trattamento di materie radioattive come quello
che si è
prodotto il 29 settembre 1957 nel complesso di Mayak. La
nuvola radioattiva
si diffuse allora su tre regioni, cioè su una
superficie di
23mila chilometri quadrati.
A queste regioni bisogna poi aggiungere
i mari artici e le regioni
orientali, inquinate dalla decomposizione
della flotta di sottomarini
nucleari o dallo smaltimento dei rifiuti
radioattivi e dai pericoli di
inquinamento generati dai numerosi siti
di stoccaggio trascurati o dai
numerosi incidenti delle centrali nucleari.
Nel 1999, ad esempio, la
centrale di Kursk dichiarava 21 incidenti
accertati. Risultato: a Mosca
negli ultimi cinque anni Radon, l'organismo
governativo di controllo
dei livelli di radiazione, ha distrutto
quasi 450 tonnellate di
materiali potenzialmente pericolosi, che
vanno dai materiali di
costruzione ai funghi venduti sui mercati
(2). N. M
note:
(1) Unità di misura dell'attività radioattiva di una materia.
(2) The Christian Science Monitor, Boston, 4 luglio 2001.