IL MANIFESTO -
27 Dicembre 2001
http://www.ilmanifesto.it/oggi/art16.htm
Il
natale di Vanunu
ISRAELE Bombe
atomiche, segreti e 16 anni di carcere
MANLIO DINUCCI
Sarà il 16mo fine anno che Mordechai
Vanunu trascorrerà nella sua cella in Israele. Sta espiando il crimine
di aver dimostrato ciò che tutti sanno ma ufficialmente è
taciuto: il fatto che Israele possiede armi nucleari. Per questo Vanunu
è stato privato della libertà nel 1986 e condannato nel 1988
a 18 anni di reclusione. Per 12 anni è stato tenuto in cella di
isolamento, per oltre due con la luce sempre accesa, controllato da una
telecamera. Può ricevere solo una volta al mese per un'ora la visita
di un familiare, con cui può parlare sotto la sorveglianza di una
guardia, separato da una grata. Le sue condizioni di detenzione sono state
definite da Amnesty International "crudeli, inumane
e degradanti".
Il "caso Vanunu" esplode quando, il 5
ottobre 1986, The Sunday Times di Londra pubblica un servizio sull'arsenale
nucleare israeliano. Esso si basa sulle prove, anche fotografiche, fornite
da un tecnico israeliano, il trentaduenne Mordechai Vanunu, che ha lavorato
dal 1976 al 1985 al "Centro del reattore nucleare" di Dimona in Israele.
Dopo essersi laureato in filosofia e convertito alla religione anglicana
nel 1986, Vanunu decide di rivelare le prove raccolte quando, lavorando
a Dimona, si era accorto che il vero scopo del centro era quello di costruire
armi nucleari. Prima di pubblicare la testimonianza di Vanunu, The Sunday
Times la fa vagliare da alcuni dei maggiori esperti di armi nucleari, che
la giudicano veritiera. Ma, ancor prima che la testimonianza sia pubblicata,
Mordechai Vanunu viene attirato in una trappola: una bella donna (agente
del Mossad) lo convince a raggiungerla a Roma, dove egli viene rapito il
30 settembre 1986 da agenti del Mossad e trasportato in Israele.
Ma ormai è troppo tardi: la vera
storia del centro di Dimona viene a galla. Il reattore è un regalo
fatto dalla Francia a Israele, in cambio del sostegno israeliano all'operazione
militare franco-britannica in Egitto nel 1956. Esso viene costruito, a
iniziare dal 1958, da centinaia di tecnici francesi. Sicuramente il governo
francese sa fin dall'inizio che l'impianto, in grado di produrre plutonio,
è destinato alla fabbricazione di armi nucleari. Lo conferma il
fatto che il governo israeliano cerca di nascondere la vera natura del
centro di Dimona facendolo passare per un impianto industriale civile.
Quando ormai il reattore è pronto e non se ne può più
nascondere la natura, il governo francese salva la faccia, chiedendo a
Israele, nel novembre 1960, di rendere pubblica l'esistenza del reattore
e di impegnarsi a non usarlo per la fabbricazione di armi nucleari. Il
21 dicembre 1960, il primo ministro Ben Gurion annuncia che Israele ha
costruito un reattore nucleare da 24 megawatt "a scopi pacifici".
Anche gli Stati uniti chiedono ufficialmente
a Israele un analogo impegno e, tra il 1962 e il 1969, effettuano una serie
di ispezioni (d'accordo con il governo israeliano, che rifiuta invece altre
ispezioni internazionali) per verificare che l'impianto sia effettivamente
usato a scopi pacifici. Ma gli ispettori mandati a Dimona sono così
ingenui o in mala fede da non accorgersi che i locali che essi visitano
sono una messinscena, con false strumentazioni che mimano processi inesistenti,
e che sotto il pavimento c'è un enorme bunker a più piani
dove si costruiscono le armi nucleari. In base ai risultati ufficiali delle
ispezioni, sia il presidente Lyndon Johnson che il presidente De Gaulle
assicurano ufficialmente che l'impianto viene usato solo a scopi pacifici.
In tal modo, procurandosi tecnologie e
materiali nucleari attraverso una vasta rete internazionale, Israele
ha potuto costruire un arsenale che comprende oggi probabilmente oltre
400 armi nucleari: sia termonucleari di grande potenza, sia
"tattiche" di minore potenza, tra cui bombe al neutrone che provocano minore
contaminazione radioattiva dell'area colpita (in modo da poterla occupare)
ma una maggiore emissione di radiazioni letali per l'uomo. Israele possiede
ogni tipo di moderno vettore nucleare, dal missile Jericho II con raggio
di 5mila km, agli F-16 fornitigli dagli Stati uniti, ai sottomarini forniti
dalla Germania su cui sono stati installati missili nucleari. Le forze
nucleari israeliane, già messe in allerta durante la guerra del
Golfo del 1991, costituiscono una bomba innescata nella polveriera mediorientale.
Sullo sfondo di questa storia di ordinaria
proliferazione, intessuta di menzogne ufficiali e complicità nascoste,
si colloca il "caso Vanunu": la scelta di un uomo che, consapevole dei
rischi cui andava incontro, ha deciso di gridare la verità, perché,
finché siamo in tempo, possiamo fermare la folle corsa verso l'abisso
nucleare.
(Notizie sulla campagna internazionale
per la liberazione di Vanunu - promossa da Meir Vanunu, fratello di Mordechai
- sono reperibili nel sito www.vanunu.freeserve.co.uk)