INDICE EDIZIONI Venerdì 9 Novembre 2001

BARRE D’URANIO TRAFUGATE, A CATANIA L’INCHIESTA È CHIUSA
Bianco: chiederò informazioni ai Servizi
http://www.ilmattino.it/hermes/20011109/NAZIONALE/SPECIALI/PIE.htm

Informazioni dettagliate sul presunto trafugamento di barre di uranio, che potrebbero essere utilizzate per attentati terroristici in Italia, sono stati chiesti dal presidente del Comitato parlamentare di controllo sui Servizi Segreti, Enzo Bianco, ai vertici dell'Intelligence. La notizia, pubblicata ieri dalla 'Repubblicà, se confermata, desterebbe «preoccupazione». Per questo Bianco ha chiesto notizie ai Servizi e avrebbe programmato di affrontare il problema nella prossima audizione degli 007 davanti al Comitato. Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro dell’Interno Scajola a margine dell'audizione al Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. Ad una domanda sulla vicenda del presunto trafugamento a Roma di barre di uranio il ministro ha aggiunto «mi sembra troppo montata. Ci sono sempre delle esagerazioni. C'è troppo protagonismo».
«L'inchiesta sulle barre d'uranio per questa Procura si è conclusa con la sentenza del tribunale. Se ci sono ricerche in corso non sono coordinate da noi». Lo ha detto il procuratore di Catania Mario Busacca, commentando la notizia riguardante la ricerca di sette barre d'uranio in Italia da parte del Gico della Guardia di Finanza. Le sette barre d'uranio arricchito 235 e 238 di fabbricazione americana scomparse da diversi anni, potrebbero essere state immesse sul mercato italiano. Esponenti di gruppi criminali avrebbero cercato di vendere nel nostro Paese il materiale radioattivo a gruppi terroristici interessati a realizzare ordigni nucleari.
La vicenda fu al centro di un'inchiesta della Procura di Catania nei confronti di tredici persone accusate di avere tentato di vendere in Arabia una barra che conteneva il 20 per cento di uranio radiottivo. Il processo, davanti ai giudici della prima sezione del Tribunale di Catania, si concluse con la condanna degli imputati a pene comprese tra 2 anni e 1 mese e 4 anni e 6 mesi di reclusione per «tentativo di esportazione di materiale a duplice uso».
Gli imputati erano stati arrestati il 20 marzo del 1998 dalla guardia di finanza, che sequestrò anche una barra di uranio, nell'ambito di un'indagine su un presunto traffico internazionale di armi nucleari. Le perizie sulla barra accertarono successivamente che era stata irraggiata dell'isotopo soltanto al 20%, e che pertanto non era utilizzabile per costruire un'arma nucleare.