IL MESSAGGERO
05/03/2002
http://ilmessaggero.caltanet.it/hermes/20020305/01_NAZIONALE/PRIMO_PIANO/D.htm
I RETROSCENA
Osama fuggì
grazie alle “bustarelle”
Il Pentagono pagò i capitribù
locali. Ma poi arrivò Bin Laden, e offrì
di più
NEW YORK - Lo scorso novembre Osama Bin
Laden avrebbe comprato con una
raffica di “bustarelle" la possibilità
di lasciarsi aperta una via di
fuga dalla roccaforte di Tora Bora, in
Afghanistan, da dove sarebbe
fuggito tra il 28 e il 30 novembre, nel
pieno della campagna militare
americana nella zona. È quanto
rivela il quotidiano americano Christian
Science Monitor, in una lunga corrispondenza
dall'Afghanistan che cita
come fonti numerosi “signori della guerra"
locali.
Il giornale di Boston già nei primi
giorni di dicembre aveva sostenuto
che Bin Laden era fuggito da Tora Bora,
aiutato da guerriglieri locali
che teoricamente erano alleati degli Usa.
Adesso il Monitor ha ricostruito con più
dettagli la presunta fuga del
leader di Al Qaeda, disegnando uno scenario
che si basa su fonti
locali, la cui credibilità è
difficile da valutare.
Il momento chiave della strategia che
avrebbe permesso a Bin Laden di
salvarsi risale - secondo il Monitor -
al 10 novembre. Quel giorno
l'uomo più ricercato del mondo
si sarebbe presentato ad un'assemblea
pubblica dei leader della guerriglia nel
Centro di studi islamici di
Jalalabad, accompagnato da un’imponente
scorta. «Gli americani hanno un
piano di invasione - disse quel giorno
Bin Laden ai “signori della
guerra", secondo le testimonianze di alcuni
partecipanti all'incontro
riportate dal giornale - ma se restiamo
uniti e crediamo in Allah,
daremo loro una lezione, come l'abbiamo
data ai russi». Quel giorno,
prima di lasciare Jalalabad a bordo di
una Toyota Corolla scortata da
centinaia di fuoristrada, Bin Laden distribuì
buste piene di denaro
pachistano ai leader delle tribù
locali. Uno di loro, Malik Habib Gul,
ha detto al Monitor di aver ricevuto l'equivalente
di 300 dollari,
mentre altri avrebbero avuto fino a 10.000
dollari.
Grazie ai soldi e approfittando delle
tensioni tra i due leader scelti
dagli Usa come alleati locali nell'attacco
a Tora Bora - Hazret Ali e
Haji Zaman Ghamsharik - Bin Laden avrebbe
mantenuto aperte vie di fuga
verso il Pakistan dalle caverne attaccate
dagli americani. Più di 600
uomini di Al Qaeda, secondo le testimonianze
raccolte dal giornale,
sarebbero stati aiutati a fuggire tra
il 28 novembre e il 12 dicembre.
Uno dei vice di Hazret Ali, Mohammed Musa,
ha raccontato di aver dato
ad un ex alleato dei talebani, Ilyas Khel,
il compito di bloccare le
vie di fuga da Tora Bora. «L'ho
pagato 300.000 rupie pachistane (circa
5.000 dollari) e gli ho dato un telefono
satellitare per tenerci
informati - ha raccontato Musa - ma il
problema è che gli arabi lo
hanno pagato di più».
Il Pentagono, insomma, si è fidato
senza riserve dei leader locali. E
nessuno, tra i generali americani, ha
previsto lo spiegamento di poche
truppe “fidate" (ossia occidentali) a
presidiare le vie di fuga
esistenti da quello che venica considerato
il nascondiglio segreto del
leader di Al Qaeda. «La regione
da tenere sotto controllo - dice Pir
Bakash Bardiwal, capo dell’intelligence
dalla Shura orientale, che
controlla l’Est dell’Afghanistan - era
il confine con il Pakistan, ma
nessuno ci ha prestato la benché
minima attenzione».
Bin Laden, in compagnia di soli quattro
fedelissimi, sarebbe scappato
approfittando di queste falle nell'accerchiamento
disposto dal
Pentagono.