IL MESSAGGERO 16/01/2002
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«Bin Laden è già fuggito dall’Afghanistan via mare»
dal nostro corrispondente

ANNA GUAITA

NEW YORK - La caccia infinita a Osama Bin Laden non rallenta, ma la primula rossa del terrorismo internazionale è più imprendibile che mai. Voci insistenti, raccolte dal network televisivo Abc, negano che sia morto nei bombardamenti di Tora Bora, e sostengono invece che sia fuggito per mare. La Cia nega, tuttavia riesplode l'ipotesi che sia riparato in Somalia, terra senza legge che gli è stata amica nel passato: i satelliti, americani, e gli aerei di ricognizione, americani e francesi, hanno rilevato movimenti nei campi dei terroristi filo-Osama nel Nord del Paese. Forse è un caso, ma l'agitazione potrebbe essere stata causata dall'arrivo di Osama.
Per ora tuttavia il Pentagono non sembra avere in progetto l'invio di truppe nel Corno d'Africa: un gruppo di osservatori vi si è recato a metà dicembre, apparentemente per controllare se anche in Somalia si può ripetere l'esperienza afghana, cioè di appoggiarsi ai combattenti locali. Ma la missione non ha avuto seguito. Piuttosto, Washington ha deciso di impegnarsi nelle Filippine, dove da ieri è cominciata la missione «Spalla a Spalla», che vede squadre speciali Usa al fianco dei militari filippini nell'isola di Basilan, dove si nascondono i terroristi del gruppo Abu Sayyaf.
Ulteriori chiarimenti sul significato di questa massiccia operazione militare verranno offerti nei prossimi giorni dal segretario di Stato, Colin Powell, da ieri impegnato in un lungo viaggio diplomatico che lo porterà nella regione infiammata India-Pakistan, e poi nelle Filippine e infine a Tokyo, per la conferenza dei paesi impegnati nella ricostruzione dell'Afghanistan. Il gruppo internazionale dovrà dare una risposta alle Nazioni Unite, che hanno chiesto «interventi economici immediati» per gli stipendi di poliziotti, soldati, funzionari ministeriali: senza questo personale si rischia il caos endemico. Prova indiretta ne è stata ieri la notizia che un cittadino americano, Clark Russl Bowers, è stato preso ostaggio. Non si sa bene chi sia questa persona, ma la sua cattura testimonia dello stato di brutalità che ancora regna in Afghanistan.
E' probabile che durante questo viaggio il segretario di Stato sarà invitato a chiarire la crescente polemica sul trattamento dei prigionieri detenuti nella base di Guantanamo, il cui numero cresce di giorno in giorno. Molti arrivano malati di tubercolosi, alcuni con ferite in cancrena (due sono stati operati), e i difensori dei diritti civili trovano inaccettabile che vengano chiusi in gabbie all'aperto dove sono solo parzialmente protetti dalle quotidiane piogge tropicali. Alcuni di questi rischiano di essere processati dai tribunali militari. A eccezione del talebano americano John Walker, che ieri è stato ufficialmente consegnato nelle mani della giustizia civile statunitense. A differenza degli altri talebani, non rischia la pena di morte.