LA NAZIONE 02/01/2002
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VAL DI MERSE – «Cento miliardi per
VAL DI MERSE – «Cento miliardi per
bonificare la Maremma», mentre spunta anche una commissione parlamentare
d'inchiesta. Tutta la storia dei siti inquinanti della Maremma, una quarantina
stando a recenti fonti governative del Ministero dell'Ambiente, corre sul
filo di Internet. Dove si trova «Arsenico», piccolo libro-dossier
completo di documenti redatto nel febbraio Duemila da Roberto Barocci.
Libro di Stampa Alternativa, necessariamente
di parte, ma denso di fatti. C'è il caso Campiano, e di conseguenza
il caso Merse (nelle foto).
Vi si legge che il dramma comincia a emergere
già nel '96 con le denunce del comitato di minatori.
Vi si legge che l'Eni, «che aveva
messo in liquidazione la sua mineraria, la Campiano Spa, voleva lasciare
il più presto possibile le concessioni senza sopportare i costi
delle bonifiche». E poco dopo, in seguito ad una serie di passaggi:
«Il patrimonio immobiliare dell'Eni passava alla collettività
la quale in cambio si sarebbe accollata il costo delle bonifiche...»
calcolato in circa 5 miliardi. Oggi, dice Barocci, si parla di un centinaio
di miliardi per risanare tutta la Maremma. E probabilmente è così
se viene confermato quanto appurato dal sottosegretario Tortoli (Forza
Italia): sarebbero una quarantina i siti inquinati. Poi ancora: «Il
comitato di minatori denunciò nella primavera del '96 anche l'avvenuto
stoccaggio nella Miniera di Campiano di rifiuti nocivi e di ceneri dell'impianto
di arrostimento delle piriti di Scarlino». A miniera chiusa, senza
più drenaggio, piano piano — si afferma — l'acqua sarebbe entrata
e poi uscita portando fuori scorie nocive. E' successo con la Merse. E
il caso Campiano. Barocci in sostanza, nel dossier, accusa gli enti locali
e anche l'Arpat e anche i politici locali di non voler mettersi a confronto
con l'Eni. E parla anche dell'interessamento della magistratura grossetana,
della commissione parlamentare d'inchiesta presieduta da Scalia.
Da quel febbraio Duemila un po' di Merse
rossa è passata sotto i ponti nelle campagne di Sovicille e Monticiano:
la Regione ha costruito le vasche di depurazione e ha mobilitato i propri
uffici legali per bussare a cassa alla porta dell'Eni. Quindi cadrebbe
uno dei pilastri di «Arsenico».
Il fatto è che l'Eni ha ribattuto
colpo su colpo, puntuale, ad ogni iniziativa giudiziaria, anche di fronte
al Tar. Rimane che questa memoria comunque spiega molto dell'agonia di
uno dei fiumi più belli d'Italia.
di Andrea Ciappi