«E se in
Vietnam usassimo l'atomica?»
Così Nixon
gelò Kissinger: il colloquio svelato da nastri in archivio
WASHINGTON. Il presidente Richard Nixon
discusse con il suo consigliere Henry Kissinger la possibilità di
sganciare una bomba nucleare sul Vietnam del Nord, a quanto rivelano registrazioni
rese pubbliche ieri a Washington. In una conversazione alla Casa Bianca,
avvenuta nell'aprile 1972 mentre gli Usa stavano progettando un incremento
dello sforzo bellico nel Sudest asiatico, Nixon
prospetta a Kissinger la possibilità di colpire i nordvietnamiti
nel modo più pesante possibile.
A Kissinger che gli sottoponeva una serie
di opzioni, compreso il bombardamento delle centrali elettriche del Vietnam
del nord, Nixon replica: «Preferirei usare
la bomba nucleare».
«Non vi sembra un po' troppo?»,
osserva sorpreso Kissinger. «La bomba atomica? E' un pensiero che
ti disturba? - afferma il presidente - Ti voglio vedere pensare in grande».
Una frase che gelò Kissinger pure rotto a tutte le esperienze diplomatiche.
Il mese successivo Nixon ordinava il maggior incremento delle operazioni
militari americane in Vietnam dal 1968. Ma la opzione nucleare era stata
definitivamente scartata.
Lo scambio di battute tra Nixon e Kissinger
è contenuto in oltre 500 ore di registrazioni di conversazioni del
presidente alla Casa Bianca rese pubbliche ieri per la prima volta presso
gli Archivi Nazionali.
Altri documenti resi noti sempre ieri,
relativi alla storico incontro in Cina nel luglio 1971 tra Kissinger ed
il premier Zhou Enlai, mostrano che l'americano mentì nel suo libro
di memorie «Gli anni della Casa Bianca», pubblicato nel 1979.
Nella versione dell'incontro data da Kissinger nel libro si afferma che
la questione di Taiwan venne «menzionata solo brevemente» durante
la conversazione perchè i due volevano mettere l'accento sugli elementi
positivi dei rapporti tra i due paesi. Una assenza che aveva sempre lasciato
scettici gli storici vista l'importanza della questione di Taiwan nelle
relazioni tra Washington e Pechino.
I nuovi documenti presidenziali mostrano
che Taiwan aveva invece dominato la prima parte della conversazione, dove
Zhou Enlai aveva sollecitato gli Stati Uniti a riconoscere che quello di
Pechino «era l'unico rappresentante legittimo della Cina» e
che Taiwan era «parte inalienabile del territorio cinese, da restituire
alla madrepatria». Kissinger, che aveva chiesto un aiuto della Cina
per por fine al conflitto in Vietnam, aveva replicato «per quanto
riguarda il futuro politico di Taiwan» che Washington non propugnava
la soluzione «delle due Cine» o quella di «una Cina,
una Taiwan».