Assassini, dove nasce il terrorismo
Un saggio di Bernard
Lewis sull'antica setta radicale islamica. Molte caratteristiche riconducono
al modello di Al-Quaeda. E le nostre case editrici continuano a pubblicare
libri sull'argomento.
di Gabriella
Mecucci
MILANO - Si chiamava Haschishiyyn, ovvero,
Assassini, il primo esempio storico di terrorismo politico organizzato.
Era sbocciato e maturato nelle fila dell'Islam sciita fra l'undicesimo
e il tredicesimo secolo. Era un gruppo coeso, fanatizzato, fortemente ideologico:
il suo obiettivo era il rovesciamento dei sunniti e il trionfo del vero
"imamato" in nome di Allah.
Bernard Lewis, forse il più grande
studioso dell'Islam ha scritto questo libro nel lontano 1967, oggi esce
di nuovo in Italia con il titolo: Gli Assassini . Una setta radicale islamica,
i primi terroristi della storia, edito Mondadori. E' un saggio bellissimo,
scritto quasi come un romanzo, che ci riporta indietro nel tempo, per scoprire
chi erano gli antenati di Bin Laden.
Le somiglianze fra "Assassini" e
El-Qaeda somiglia sono numerosissime. Innanzitutto, pur uccidendo anche
i crociati, i suoi veri nemici erano all'interno dell'Islam: i sunniti,
prima di tutto, ma anche gli sciiti, di cui Hasan - i Sabbah e compagni
rappresetavano l'ala dura e pura. Altre somiglianze con gli uomini di Bin
Laden: culto dell'organizzazione, costruzione di una vera e propria rete
e soprattutto l'uso del suicidio - omicidio, con tanto di amore per la
morte. Insomma, sembra che lo sceicco saudita si sia, nel costruire El
Qaeda, proprio ispirato agli Assassini.
Allora come oggi, del resto, la fede in Allah doveva avere una forte valenza politica. Come ci ricorda Lewis, fu nientemeno che Komeini a ricordarlo, sostenendo al suo ritorno in Iran che "L'Islam o è politica o non è". Se Assassini, ci dà tutta la profondità storica del terrorismo islamico, un libro scritto da Yossef Bodansky, consulente del dipartimento Usa della Difesa, dal titolo In nome di Osama Bin Laden , Sperling e Kupfer, si addentra nei meandri più oscuri e sconosciuti di El Qaeda. Se ne vengono a sapere delle belle, prima fra tutte sulla complicità provata della famiglia reale saudita con lo sceicco del terrore. E, poi, giù scendendo sulla scala delle protezioni. Ce n'é per tutti.
Le ripercussioni dell'11 settembre hanno raggiunto il mercato editoriale italiano. Grazie ai saggi, ai reportage, ai romanzi sull'Islam, il terrorismo islamico e dintorni la vendita di libri negli ulimi due mesi, e in particolare sotto Natale, ha avuto un impennata del 20 per cento. Gli editori se ne sono accorti e non mollano l'osso: continuano a riempire gli scaffali delle librerie di decine di volumi sull'argomento. Vale la pena ricordarne almeno un altro. Si tratta di Nero pakistano di Mohsin Hamid, edito Piemme. Il Nobel per la letteratura Nadine Gordiner lo ha definito "uno dei più bei romanzi che abbia letto quest'anno".
E' la storia di un ragazzo che vive a Lahore, che viene espulso dalla carriera e dalla borghesia e finisce nel mondo del crimine. Il tutto immerso in un'atomesfera scissa, schizofrenica: da una parte un pezzo piccolo e ricco di società, filoccidentale e raffinata, dall'altra il popolo dei diseredati, spesso preda delle suggestioni fondamentaliste. Tanto è forte questo movimento che il protagonista, pur rifiutandosi di aderirvi, dice: "Non sto con loro ma non hanno tutti torti". Un affresco del Pakistan, quello i questo racconto, e delle tensioni giovanili fra terrorismo, erba, e sogni di possedere una casa con aria condizionata che ci rende meno lontano e misterioso un paese di cui ormai in tanti parlano e nessuno sa niente.
Bernard Lewis
Assassini
Mondadori