IL NUOVO (10 DICEMBRE 2001, ore 21:00)
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Atomica russa sul Nord Italia

Bombe nucleari su Verona e Vicenza, pianura padana occupata e basi distrutte: nuovi documenti del Patto di Varsavia del 1965 dettagliano una guerra da 7,5 megatoni. L'Italia tra i primi Paesi Nato a cadere.

 di Sofia Basso
 
MILANO - Verona e Vicenza "completamente distrutte" da due bombe nucleari, ciascuna 30 volte più potente di quella sganciata su Hiroshima, l'Italia del Nord occupata dalle truppe ungheresi, e atomica sulle basi aeree di Aviano, Piacenza e Ghedi e sulle divisioni corazzate Centauro e Ariete. E' questo lo scenario tracciato dagli strateghi del Patto di Varsavia nel giugno 1965, messo nero su bianco in documenti "top secret" ritrovati negli archivi ungheresi dal centro di ricerca svizzero Parallel History Project . Che negli obiettivi bellici del Patto di Varsavia ci fosse l'Europa occidentale si era sempre saputo: per la prima volta, però, documenti ufficiali confermano l'esistenza di piani dettagliati per la distruzione totale di specifiche città. Italia in prima fila.

Il presupposto dei russi era che la crescente tensione mondiale culminasse con un attacco nucleare a sorpresa contro l'Unione Sovietica e gli Stati satelliti, tra cui Budapest e altre città ungheresi. La reazione del Patto di Varsavia sarebbe stata immediata: alle sette di mattina del 23 giugno 1965, due bombe da 500 chilotoni si sarebbero abbattute su Vienna, due minuti dopo anche Monaco, Verona e Vicenza (entrambe sedi di comandi strategici della Task Force del Sud Europa) sarebbero state completamente cancellate da ordigni di pari potenza. Le truppe dell'Armata Rossa di stanza in Ungheria avrebbero distrutto il Secondo Corpo Armato della Germania occidentale e la Terza Armata italiana. Sull'onda di questa vittoria, le milizie ungheresi avrebbero poi distrutto le forze di riserva tedesche e italiane e occupato quella che i militari sovietici chiamano la "pianura lombarda", ovvero l'area compresa tra Stuttgard, Singen, Brescia e Bologna. Obiettivo? Eliminare subito l'Italia dalla guerra ed evitare l'arrivo di rinforzi Nato dagli Appennini.

I documenti trovati si riferiscono a un "war game", ma la precisione dei dettagli ha convinto i ricercatori svizzeri che l'esercitazione in questione ricalchi fedelmente un vero e proprio piano di guerra del blocco comunista. Data l'alta penetrazione dell'intelligence sovietica nei quartier generali della Nato e la precisione con la quale i militari ipotizzano le mosse dell'Alleanza atlantica, gli storici del Parallel History Project suppongono anche che i presupposti sovietici rispecchino reali piani bellici occidentali non ancora resi pubblici.

Lo scenario che coinvolge l'Italia prevede che il fronte Sud del Patto di Varsavia scarichi sul Germania e Italia bombe per una potenza totale di sette megatoni e mezzo. I sovietici stimavano che le perdite della Nato ammontassero al doppio di quelle subite da Ungheria e Russia. Dalle carte rese pubbliche è chiara anche la convinzione sovietica che l'Austria, benché all'epoca formalmente neutrale, avrebbe coperto l'attacco occidentale contro i Paesi del Patto di Varsavia. Da qui la mancanza di esitazioni nel colpire Vienna.