Baudrillard: l'11 settembre lo abbiamo voluto noi
Esce il testo del filosofo sull'attentato
alle Torri: una provocatoria analisi delle colpe dell'Occidente che ha
portato all'attacco a New York.
di Roberta Scorranese
MILANO - Questo è un Baudrillard
che non sentivamo da almeno trent'anni, da quando il suo Sistema degli
oggetti decretò la fine del reale, assorbito dalla virtualità.
Un Baudrillard che torna a stupire il mondo con le intuizioni di un vero
philosophe, come lui ama firmarsi. Raffaello Cortina
manda in libreria Lo spirito del terrorismo , il pamphlet che
commenta l'attentato alle Torri Gemelle.
Lanciato a novembre su Le Monde , il testo punge fin dalle prime pagine. A pagina nove, infatti si legge: "Che tutti abbiamo sognato quell'evento, che tutti, senza eccezione l'abbiamo sognato - perché nessuno può non sognare la distruzione di una potenza, una qualsiasi, che sia divenuta tanto egemonica - è cosa inaccettabile per la coscienza morale dell'Occidente, eppure è un fatto e un fatto che si misura appunto attraverso la violenza patetica di tutti i discorsi che vorrebbero cancellarlo".
Un evento che, quindi, l'Occidente avrebbe favorito, inconsciamente. Come inconsciamente lo spirito si ribella a tutti gli ordini costituiti, perfetti. E che cosa, meglio delle due Torri, gemelle e perfette, incarnava l'ordine mondiale stabilito e mantenuto da una sola super potenza? Questa è la tesi di partenza de Lo spirito del terrorismo , un affondo alla coscienza occidentale che ha preparato, secondo Baudrillard, la strada verso un attentato spettacolare, di grande pregnanza estetica. La bellezza che crolla su se stessa, che si suicida di quella morte che tanto ha provveduto ad esorcizzare. Un sistema gigantesco che muore delle sue stesse armi: della spettacolarizzazione degli eventi e dell'esclusione della morte.
Badrillard sottolinea che nella mentalità occidentale, il progresso del Bene coincide automaticamente con l'allontanamento del Male e della Morte. Quello che è accaduto a New York sbatte in faccia al mondo intero che la morte esiste eccome ed è anche scenica. Una sorta di sacrificio simbolico, di fascinazione del Male, caro a tutto il pensiero moderno francese. Ne Lo spirito del terrorismo, il filosofo sottolinea tutta la carica del segno, del simbolo: diciotto kamikaze che, con la sola potenza assoluta della morte hanno messo in ginocchio un sistema che si reggeva sull'assenza e sulla rimozione del Male.
Un attacco durissimo alla superiorità dichiarata dell'Occidente. A quel sistema che liquida tutte le coscienze avverse con una semplice distinzione fra il progresso e l'arretratezza. Senza ricordare che il progresso non coincide con la sparizione del Male. Anzi. "Non c'è da invocare una pulsione di morte o di distruzione, e neppure un effetto perverso. E', molto logicamente, e inesorabilmente, che l'ascesa in potenza della potenza finisce con l'esacerbare la volontà di distruggerla".
Nell'attentato alle Torri, secondo il filosofo, si è consumata la vera guerra mondiale, ma non la terza: la quarta, quella che coinvolge non solo tutto il mondo, ma la mondializzazione stessa, mettendola in discussione. Un evento che condensa perfettamente l'essenza del reale e del virtuale, come nella pornografia, laddove ad attirare l'attenzione è il fatto che si ha l'impressione costante che da un momento all'altro dall'effetto speciale si stia per passare all'azione vera.
Insomma, un testo che pungola ma che ci riporta al Baudrillard delle provocazioni attraverso il simbolo e il segno. Il filosofo che ha messo insieme il reale e l'immaginario, che ha colto il lento dissolversi della realtà quando questa finisce per confondersi col simbolo. Come è successo a New York.
(14 febbraio 2002)