Il NUOVO 20/02/2002
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Milosevic, prima sconfitta per il TPI

La Corte dell'Aja rifiuta di ascoltare Kevin Curtis, capo degli inquirenti Onu, che a giugno arrestò l'ex capo dei Balcani. Slobo mette in difficoltà anche il secondo teste dell'accusa.
 
SPECIALE: LA NORIMBERGA DEI BALCANI

L'AJA – Contro di lui "non c'è la minima prova". La settima udienza del processo a Milosevic vede segnare un punto a favore dell'ex capo dei Balcani. La Corte ha infatti rifiutato la richiesta dell'accusa di ascoltare la testimonianza del capo degli inquirenti Onu per il Kosovo, il britannico Kevin Curtis che avrebbe dovuto parlare delle esecuzioni di civili in Kosovo  perché la deposizione si sarebbe basata su ''sentito dire'', cioè su testimonianze di altre persone, non su prove dirette. Curtis è  stato autorizzato dal presidente Richard May solo a presentare carte geografiche.  La deposizione dell'ufficiale, che nel giugno scorso arrestò Slobodan Milosevic a Belgrado, non sarà quindi ascoltata come da programma. La parola passa ora a un contadino kosovaro di 49 anni, Agin Ziciri, del villaggio di Celina, scampato a un massacro.

Milosevic ha così colto l'occasione per denunciare il fatto che Curtis avrebbe commesso ''una infrazione'' arrestandolo a Belgrado nel giugno scorso. ''Ho sentito il nome di Kevin Curtis: è una persona che ha commesso una infrazione, perché mi ha arrestato in maniera illegale a Belgrado'' ha detto. Milosevic ha denunciato più volte il carattere illegale della sua consegna al Tpi, in violazione, ha affermato, delle costituzioni della Serbia e della Jugoslavia.

L’orrore del Kosovo approda all’Aja. Nella fredda aula del Tribunale Penale Internazionale oggi si rivivranno i massacri dei civili attribuiti dall’accusa alle forze serbe guidate da Slobodan Milosevic. Centinaia di fantasmi, vittime di quello che il procuratore Carla Del Ponte intende dimostrare sia stato un vero e proprio genocidio, affolleranno l’aula. Il presidente della Camera giudicante Richard May ha indicato al sostituto Geoffrey Nice che la deposizione di Curtis sarebbe stata accettata solo per consentirgli di presentare le carte geografiche del Kosovo. Stando alla corte Curtis avrebbe altrimenti reso una deposizione basata non su sue constatazioni dirette sulle vittime civili in Kosovo, ma sul "sentito dire".

Slobo mette in difficoltà anche il secondo teste. L'ex-presidente jugoslavo, che ieri aveva già fatto cadere  in contraddizione il primo teste dell'accusa l'ex-dirigente comunista del Kosovo Mahmut Bakalli, ha messo in difficoltà anche il secondo testimone, uno degli inquirenti del procuratore capo Carla del Ponte, il poliziotto australiano Steven Spargo. Nel contro-interrogatorio del teste dell'accusa, Milosevic lo ha costretto ad ammettere di avere preparato le carte senza avere raccolto personalmente una sola testimonianza di profughi, sulla base di documenti preparati da altri inquirenti della procura.
Spargo ha anche dovuto confermare che l'esodo dei profughi è intervenuto dal 26 marzo, quando la Nato ha iniziato i bombardamenti, e si è interrotto due giorni prima dell'ingresso delle truppe alleate in Kosovo, e di non avere indicazioni su possibili punti di concentramento dei civili in fuga.
Milosevic aveva sottolineato poco prima che in caso di ''deportazione'' è inevitabile che ci siano luoghi di concentramento dei civili. ''E' evidente che si tratta di profughi'' ha affermato. ''Su queste carte si vedono strade, ferrovie, città, fiumi: ma quando la gente fugge dai bombardamenti - ha aggiunto - usa strade, ferrovie, linee di comunicazione''.

(20 FEBBRAIO 2002, ORE 10:10, aggiornato alle ore 15:26)