Panorama 10/05/2002
http://www.mondadori.com/panorama/area_2/area_2_10407.htm
GOLFO PERSICO
- I PREPARATIVI PER L'ATTACCO ALL'IRAQ
Emirati Arabi
armati
Uomini e materiali provenienti dagli Stati
Uniti affluiscono nelle basi del Golfo ottenute grazie all'offensiva diplomatica
di Washington. Ma la tensione sale. Manifestazioni filo irachene mettono
in difficoltà i sultani. Che cercano un difficile equilibrio fra
stabilità interna ed esigenze di sicurezza internazionale.
di
PINO BUONGIORNO
da Doha (Qatar) 10/5/2002
In gran
segreto i primi bombardieri B-1 hanno lasciato a fine aprile Diego Garcia,
un atollo a sovranità britannica, lungo 64 chilometri, nel cuore
dell'Oceano Indiano, e sono atterrati nel Qatar. Da 5.300 chilometri di
distanza si sono avvicinati a soli 1.120 chilometri dal prossimo obiettivo:
Baghdad. Le nuove bombe a guida laser dei B-1, che si sono dimostrate fra
le più precise nell'operazione Enduring freedom in Afghanistan contro
i talebani e Osama Bin Laden, stanno arrivando in massicce quantità
dalle fabbriche americane della costa occidentale.
Sempre nel Qatar sono praticamente finiti
i lavori di ristrutturazione della base aerea Al Udeid, 35 chilometri a
sud della capitale, Doha.
Sono costati 1,7 miliardi di dollari,
necessari non solo per allungare la pista nel deserto (5 mila metri), ma
soprattutto per ammodernare, secondo le tecnologie più sofisticate,
l'infrastruttura dei computer e dei sistemi di comunicazione.
Fra questi c'è il cosiddetto Mbmcs
(che sorveglia su grandi monitor il teatro di battaglia). È stato
potenziato nei mesi scorsi da centinaia di tecnici venuti dagli Stati Uniti
in modo da replicare in tutto e per tutto quello dell'avveniristica base
Prince Sultan, in Arabia Saudita, denominato Scudo di pace (5,6 miliardi
di dollari, ai prezzi del 1996).
La guerra degli
Stati Uniti e dei loro alleati contro l'Iraq non è ancora iniziata
ufficialmente, ma le prove tecniche sì. I generali del Pentagono
considerano «inevitabile» l'attacco contro Saddam Hussein e
hanno incaricato mille ufficiali delle tre armi di pianificare ogni minimo
dettaglio.
La novità rispetto alla prima Desert
storm del 1991 è che quasi certamente la monarchia saudita non concederà
l'uso della base Sultan, per preservare la stabilità politica interna.
Ecco perché l'amministrazione americana ha dovuto ripiegare su tre
emirati del Golfo Persico, Qatar, Bahrain e Oman, per le operazioni aeree
e navali, e sul Kuwait per quelle dell'esercito.
È dai deserti infuocati di questi
piccoli stati che si combatterà l'ultima battaglia per detronizzare
il dittatore iracheno prima che possa usare i micidiali ordigni di distruzione
di massa che, secondo la Cia, ha in produzione nei bunker e nei laboratori
segreti nei pressi di Baghdad. I servizi segreti americani, che sono confortati
anche dalle notizie in possesso del Mossad israeliano, ritengono che Saddam
Hussein non sia riuscito ancora a costruire la bomba nucleare, sebbene
ci abbia provato a lungo. Sono invece in uno stato di sviluppo avanzato
le armi chimiche e batteriologiche.
Anche i missili Scud, necessari per lanciarle,
sono stati recentemente potenziati per avere una gittata più lunga
in grado di colpire più efficacemente le città israeliane.