ZAGABRIA - Una non meglio precisata impresa
austriaca sarebbe pronta a rilevare la quota di proprietà croata
(50 per cento) della centrale elettronucleare di Krsko, in Slovenia. Ne
scrive il quotidiano Vjesnik di Zagabria, richiamandosi a fonti ufficiose
del governo croato. Nell’articolo, firmato da Dada Zecic, si riporta la
dichiarazione del premier Ivica Racan al termine della seduta del Comitato
centrale del Partito socialdemocratico: «Posso solo anticiparvi -
aveva detto il primo ministro - che un gruppo straniero è pronto
ad acquistare la nostra partecipazione nella proprietà dell’impianto
nucleare di Krsko. Il governo non ha però ancora deciso nulla».
Secondo il Vjesnik, l’entrata del capitale austriaco nella centrale avrebbe
un fine ben preciso: è noto che nel Paese alpino è da anni
in corso una campagna contro gli impianti nucleari, che ha portato nel
Duemila alla chiusura del nuovo impianto di Zweitendorf. Per tacere delle
900 mila firme austriache contro la centrale di Temelin, in Cechia, a ridosso
del confine con l’Austria. In quest’ottica ecco inquadrarsi la richiesta
per Krsko, altra struttura fortemente avversata dagli austriaci che ne
temono eventuali guasti o disastri causati da atti terroristici.
Rilevando la
proprietà croata, sostiene la Zecic, gli austriaci potrebbero convincere
più facilmente Lubiana sulla necessità che Krsko chiuda prima
del 2023, anno fissato per la cessazione dell’attività, al quale
deve seguire lo smantellamento. È risaputo inoltre che
al Sabor, il parlamento croato, la ratifica dell’accordo croato-sloveno
sulla centrale sta avendo una gestazione molto travagliata. L’intesa è
stata sì accettata in prima lettura, ma con la bocciatura dell’opposizione
di destra (guidata dall’Accadizeta) e con le forti riserve espresse da
due dei cinque partiti della coalizione governativa, quello contadino e
quello social-liberale. Secondo i parlamentari «riottosi»,
nell’accordo non sarebbero fissate le spese per lo smantellamento di Krsko,
con la Croazia ad assumersi lo stoccaggio di ingenti quantitativi di scorie
radioattive. «Meglio vendere la nostra partecipazione - si è
sentito dire al Sabor - anche perché la corrente elettrica prodotta
da Krsko è più costosa di quella offerta sui mercati europei».
Sempre stando al Vjesnik, la Croazia avrebbe in progetto la costruzione
a Trgovska gora (al confine con la Bosnia) di un grande deposito per le
scorie della centrale nucleare. Inutile dire che la popolazione bosniaca
dell’area e gli ambientalisti croati sono già sul piede di guerra.
a.m.