C'era una volta la Toscana?

La Repubblica 09/03/2002
 http://www.firenze.repubblica.it/archivio/20020309/primo_piano/03duello.html

Nucleare e corridoio tirrenico braccio di ferro col governo

MASSIMO VANNI

Non c'è solo la discarica nucleare. C'è la questione dell'Arno e dell'erosione delle coste. E poi ancora il braccio di ferro sulla «devolution» e la nomina dei presidenti dei parchi. Ma non solo. Ad accendere lo scontro tra governo toscano e governo nazionale, c'è anche il corridoio autostradale tirrenico. Il ministro dei trasporti Pietro Lunardi blocca il progetto della Regione, già approvato dal governo di centrosinistra nel dicembre del 2000: anziché seguire l'Aurelia, da Grosseto sud a Montalto punta su un nuovo tracciato più interno, ritmato da tunnel che bucherebbero le zone più pregiate della Maremma, svela l'assessore ai trasporti Riccardo Conti. «Se il governo tenterà il colpo di mano aprirò un fronte internazionale, andrò a New York, a Tokyo e a Parigi per invitare il mondo a reagire contro un governo che vuole penalizzare la Toscana», reagisce il presidente regionale Claudio Martini.
Siamo al duello. Allo scontro dichiarato, tra il governo regionale del centrosinistra e il governo di Berlusconi. Lo studio dell'Enea e l'ipotetica localizzazione di una discarica di scorie nucleari in Toscana paventata dal consigliere regionale della Margherita Erasmo D'Angelis, forse nelle vecchie miniere di mercurio dell'Amiata o forse in quelle di carbone sulle colline metallifere, è apparso subito come un nuovo motivo di conflitto. L'autostrada tirrenica è la conferma che il duello è in atto e non risparmia niente. Il ministro dell'ambiente Altero Matteoli, originario di Cecina, ha annunciato che il governo andrà avanti sul nuovo tracciato autostradale nel ventre della Maremma, a dispetto di ogni accordo fin qui sottoscritto: prima il progetto esecutivo, poi la discussione con la Toscana. «Regione, Comuni e Province devono prendere atto che un governo è cambiato ed è legittimato ad avere sue proposte», ha detto ieri in un'intervista rilasciata alla Nazione. Nel frattempo, tutto fermo.
In attesa del progetto esecutivo del nuovo tracciato con chilometri di tunnel, per il quale si richiedono almeno 68 mesi di tempo, niente cantieri per il corridoio sull'Aurelia. «Sappia il governo che siamo fermamente contrari, quello che vorrebbe Lunardi non è un corridoio, integrato con il territorio e collegato con i porti, ma una freccia d'asfalto nordsud che trasformerebbe la Maremma in una terra da attraversare e non da servire», spiega la posta in gioco l'assessore toscano ai trasporti Conti. «Senza contare che un tracciato del genere, fatto di tunnel e passaggi collinari costerebbe molto molto di più del nostro», insiste Conti. Quanto di più? Si parla di 2.500 milioni di euro contro i 1.300 necessari per il corridoio tirrenico così come progettato dalla Regione. Praticamente il doppio.
Uno scontro difficilmente componibile. Uno scontro al quale si aggiungono, oltre al rebus della discarica radioattiva, le promesse non mantenute per l'Arno (tutti i deputati toscani avevano chiesto 5 milioni di euro sulla finanziaria, c'è solo un ordine del giorno che impegna il governo a stanziarne 2) e per le coste (non c'è niente nella finanziaria 2002). Senza contare il tira e molla sulla nomina dei presidenti dei parchi che Matteoli vuole fare in proprio, la Due Mari esclusa dall'elenco delle grandi opere ritenute prioritarie dal ministero, i ricorsi alla Corte Costituzionale sulle norme della finanziaria che invadono le competenze regionali (dai beni culturali ai servizi pubblici, dall'agricoltura ai servizi sociali).
«Ho una forte preoccupazione e invito le amministrazioni a vigilare, tutti i cittadini devono stare in campo contro l'inaffidabilità del governo», dice Martini. Un presidente toscano dai toni inconsueti, forieri di mobilitazione: «C'è il rischio che ricorrano a colpi di mano, si sono presentati come il governo del fare e sono diventati come il governo che blocca tutto: avevamo deciso tutto sul corridoio tirrenico e ora lo bloccano, avevamo raggiunto intese sui parchi e ora Matteoli vuol fare da solo. E' la negazione del dialogo». Una guerra alle regioni rosse? Forse, ma anche «nelle regioni del centrodestra stanno usando lo stesso metodo», dice Martini.