La Repubblica DOMENICA, 25 NOVEMBRE 2001  - Pagina 14 - Commenti http://repubblica.extra.kataweb.it/repubblica/servlet/it.alephint.personalizzato.CheckSecurity?Action=Refresh&url=14apre.html&data=20011125

In Italia nessuno pensa ai rifiuti radioattivi

TULLIO REGGE
 

L'Italia è uscita dal nucleare ma a distanza di anni rimangono problemi irrisolti. Il più urgente è senza dubbio il trattamento e la custodia dei rifiuti radioattivi, cui è dedicato un documento dell'Enea e del Ministero dell'Industria del Commercio e dell'Artigianato, "The disposal of radioactive waste".
Lo smantellamento delle quattro centrali nucleari esistenti in Italia è ormai fatto compiuto, tre di queste (Latina, Trino, Garigliano) erano ormai obsolete, quella di Caorso poteva ancora tirare avanti senza rischi. La chiusura di una centrale prevede lo spegnimento della reazione nucleare, un periodo di raffreddamento delle barre di combustibile presso le centrali della durata di alcuni anni, la separazione chimica della componente radioattiva e infine la bonifica del terreno. Il problema, tecnicamente risolvibile ma irto di ostacoli di natura politica, è ora quello dello stoccaggio a lungo termine delle scorie radioattive. La proposta vendicativa di custodirle presso le stesse centrali che le hanno prodotte è pura demagogia e non dà garanzia di massima sicurezza.
Il problema è più che mai attuale: durante le recenti alluvioni le acque del Po si sono avvicinate al sito di Saluggia destando qualche preoccupazione; va detto tuttavia che le scorie erano adeguatamente protette e che le acque si sono mantenute a distanza di sicurezza.
Molto più preoccupanti sono invece le voci di possibili attentati terroristici, un commando suicida potrebbe entrare in uno dei depositi, impadronirsi di scorie in soluzione e inquinare le falde acquifere o addirittura un fiume: la risposta logica a questa minaccia è la costruzione di un sito nazionale di massima sicurezza come già hanno fatto altri paesi tra cui l'Egitto, il Brasile, il Pakistan, il Vietnam e quasi tutta la Ue.
Le scorie sono classificate in componenti di alta attività (5% del totale) la cui azione cessa solo dopo migliaia di anni, e per il 95% a bassa attività, ossia prodotti di fissione la cui attività si dimezza all'incirca ogni 30 anni. Fra circa tre secoli l'attività delle scorie a bassa attività scenderà al di sotto di quella del granito e del tufo e, volendo, potremo usarle impunemente per pavimentare le strade.
Di grande importanza è il condizionamento chimico e fisico che riduce il volume delle scorie e le incorpora in una matrice ceramica o di cemento altamente insolubile. Il tutto è richiuso in un recipiente di acciaio che lo protegge da aggressioni esterne. Infine le scorie così trattate sono stivate in bunker sepolti in strati geologici adatti, privi di acqua e preferibilmente argillosi, a triplo guscio e sotto sorveglianza continua. Fra l'altro l'argilla assorbe il cesio radioattivo e ne impedisce la diffusione.
Per le scorie a lunga durata è allo studio un trattamento particolare che le separa dall'ambiente per centinaia di migliaia di anni senza intervento umano. Si pensa che si arriverà ad una sistemazione definitiva verso il 2030 quasi certamente in strati geologici profondi. La caduta accidentale di una di queste barre in un corso d'acqua, evento di per se già estremamente improbabile, non avrebbe assolutamente effetti catastrofici, dovrebbero trascorrere secoli prima che una frazione apprezzabile riesca a dissolversi nell'ambiente. L'esperienza fatta dimostra che nelle vicinanze di siti del genere non si registra un aumento apprezzabile del fondo ambientale di radiazione.
L'Italia ha tecnici e esperienza adatta per risolvere il problema ma rimane la vertenza politica più controversa, ossia la scelta del sito tra i molti adatti allo scopo. Senza una presa di posizione decisa, il problema lo smantellamento delle centrali nucleari rimarrebbe operazione puramente cosmetica e demagogica. Purtroppo appena le autorità competenti si saranno pronunciate insorgeranno legioni di Nimb, acronimo Usa di "not in my backyard" (non nel mio cortile) pilotate da politici demagoghi e dotati di un ampio corredo di leggende metropolitane. Si tratta di personaggi ben noti che da sempre dicono di no a qualsiasi proposta ma che non escono mai allo scoperto con qualcosa di costruttivo, le poche volte in cui hanno osato tanto si sono coperti di ridicolo.
Come al solito la decisione in proposito slitterà "sine die" e tireremo avanti in condizioni non ottimali, fanalino di coda della Ue, a ciò costretti proprio da coloro che da sempre pretendono l'assoluta sicurezza. Il governo prenda al più presto una decisione in merito e provveda nel frattempo a proteggere i siti attuali da aggressioni.