In Italia nessuno pensa ai rifiuti radioattivi
TULLIO REGGE
L'Italia è uscita
dal nucleare ma a distanza di anni rimangono problemi irrisolti. Il più
urgente è senza dubbio il trattamento e la custodia dei rifiuti
radioattivi, cui è dedicato un documento dell'Enea e del Ministero
dell'Industria del Commercio e dell'Artigianato, "The disposal of radioactive
waste".
Lo smantellamento delle
quattro centrali nucleari esistenti in Italia è ormai fatto compiuto,
tre di queste (Latina, Trino, Garigliano) erano ormai obsolete, quella
di Caorso poteva ancora tirare avanti senza rischi. La chiusura di una
centrale prevede lo spegnimento della reazione nucleare, un periodo di
raffreddamento delle barre di combustibile presso le centrali della durata
di alcuni anni, la separazione chimica della componente radioattiva e infine
la bonifica del terreno. Il problema, tecnicamente risolvibile ma irto
di ostacoli di natura politica, è ora quello dello stoccaggio a
lungo termine delle scorie radioattive. La proposta vendicativa di custodirle
presso le stesse centrali che le hanno prodotte è pura demagogia
e non dà garanzia di massima sicurezza.
Il problema è più
che mai attuale: durante le recenti alluvioni le acque del Po si sono avvicinate
al sito di Saluggia destando qualche preoccupazione; va detto tuttavia
che le scorie erano adeguatamente protette e che le acque si sono mantenute
a distanza di sicurezza.
Molto più preoccupanti
sono invece le voci di possibili attentati terroristici, un commando suicida
potrebbe entrare in uno dei depositi, impadronirsi di scorie in soluzione
e inquinare le falde acquifere o addirittura un fiume: la risposta logica
a questa minaccia è la costruzione di un sito nazionale di massima
sicurezza come già hanno fatto altri paesi tra cui l'Egitto, il
Brasile, il Pakistan, il Vietnam e quasi tutta la Ue.
Le scorie sono classificate
in componenti di alta attività (5% del totale) la cui azione cessa
solo dopo migliaia di anni, e per il 95% a bassa attività, ossia
prodotti di fissione la cui attività si dimezza all'incirca ogni
30 anni. Fra circa tre secoli l'attività delle scorie a bassa attività
scenderà al di sotto di quella del granito e del tufo e, volendo,
potremo usarle impunemente per pavimentare le strade.
Di grande importanza è
il condizionamento chimico e fisico che riduce il volume delle scorie e
le incorpora in una matrice ceramica o di cemento altamente insolubile.
Il tutto è richiuso in un recipiente di acciaio che lo protegge
da aggressioni esterne. Infine le scorie così trattate sono stivate
in bunker sepolti in strati geologici adatti, privi di acqua e preferibilmente
argillosi, a triplo guscio e sotto sorveglianza continua. Fra l'altro l'argilla
assorbe il cesio radioattivo e ne impedisce la diffusione.
Per le scorie a lunga durata
è allo studio un trattamento particolare che le separa dall'ambiente
per centinaia di migliaia di anni senza intervento umano. Si pensa che
si arriverà ad una sistemazione definitiva verso il 2030 quasi certamente
in strati geologici profondi. La caduta accidentale di una di queste barre
in un corso d'acqua, evento di per se già estremamente improbabile,
non avrebbe assolutamente effetti catastrofici, dovrebbero trascorrere
secoli prima che una frazione apprezzabile riesca a dissolversi nell'ambiente.
L'esperienza fatta dimostra che nelle vicinanze di siti del genere non
si registra un aumento apprezzabile del fondo ambientale di radiazione.
L'Italia ha tecnici e esperienza
adatta per risolvere il problema ma rimane la vertenza politica più
controversa, ossia la scelta del sito tra i molti adatti allo scopo. Senza
una presa di posizione decisa, il problema lo smantellamento delle centrali
nucleari rimarrebbe operazione puramente cosmetica e demagogica. Purtroppo
appena le autorità competenti si saranno pronunciate insorgeranno
legioni di Nimb, acronimo Usa di "not in my backyard" (non nel mio cortile)
pilotate da politici demagoghi e dotati di un ampio corredo di leggende
metropolitane. Si tratta di personaggi ben noti che da sempre dicono di
no a qualsiasi proposta ma che non escono mai allo scoperto con qualcosa
di costruttivo, le poche volte in cui hanno osato tanto si sono coperti
di ridicolo.
Come al solito la decisione
in proposito slitterà "sine die" e tireremo avanti in condizioni
non ottimali, fanalino di coda della Ue, a ciò costretti proprio
da coloro che da sempre pretendono l'assoluta sicurezza. Il governo prenda
al più presto una decisione in merito e provveda nel frattempo a
proteggere i siti attuali da aggressioni.