IL RITROVAMENTO DI SORGENTI RADIOATTIVE NEL ROTTAME METALLICO
Origine, metodologie e strumentazione.

Documento utilizzato per l'esecuzione dei controlli presso lo scalo doganale di Gorizia
Informazioni per il personale, le autorità competenti e gli spedizionieri.

Generalità, Un po' di teoria, FAQ, I tipi di sorgenti ritrovate nel rottame metallico, Metodologia dei controlli e strumentazione, Utilizzo dello strumento


Generalità.

Le sorgenti di radiazioni possono essere classificate in base alla loro pericolosità e al tipo di radiazione emessa. La legge italiana, per portare un esempio, classifica circa 760 diversi radioisotopi, suddividendoli in quattro gruppi con diverso carattere di pericolosità. Per semplicità, e limitando le citazioni ai radioisotopi più comunemente ritrovati nel rottame metallico, parleremo di:

gamma-emettitori (60Co, 137Cs, 226Ra): emettono una radiazione penetrante che può attraversare spessori anche considerevoli di acciaio ed è facilmente evidenziabile da un'ampia gamma di strumenti di misura;

beta-emettitori (90Sr): emettono elettroni (raggi beta) i quali possono percorrere tratti molto brevi all'interno del metallo. La radiazione beta è facilmente assorbita anche dall'aria, per cui la sua rilevazione è generalmente difficile. Con strumentazione adeguata, in alcuni casi, è possibile rilevare i raggi X di Bremßtrahlung emessi dagli elettroni rallentati nella materia.

alfa-emettitori (241Am, 235U): molti degli isotopi di questa categoria emettono anche raggi gamma o X in modo tale che la loro identificazione avviene attraverso di essi. La radiazione alfa è estremamente poco penetrante, per cui non è nemmeno pensabile una sua rilevazione diretta. In associazione con il Be, l'isotopo 241Am viene utilizzato come sorgente di neutroni. Con strumentazione adeguata è possibile rilevare la presenza di questi ultimi.

Un po' di teoria.
 

La presenza della radiazione viene segnalata dall'interazione di questa con la parte sensibile dello strumento di misura.

Lo strumento di misura è costituito da una parte sensibile che assorbendo l'energia della radiazione la trasforma in un segnale elettrico o luminoso, e da una parte elettronica che elabora i segnali provenienti dalla sonda di rilevazione e permette la lettura di un'informazione di tipo quantitativo.

Tra i vari tipi di sonde ricordiamo i contatori Geiger-Müller, le camere a ionizzazione, gli scintillatori plastici ed i rivelatori a stato solido. Nel caso di misure di laboratorio riguardanti alfa e beta emettitori in qualche modo solubili, vengono anche utilizzati scintillatori di tipo liquido.

I diversi tipi di sonde risultano più o meno adatti alla rilevazione dei vari tipi di radiazioni, tenuto conto sia del loro carattere (beta, gamma o X), sia della loro energia. Non esiste, al momento attuale, un rilevatore con risposta costante su tutta la gamma di energie dai raggi X ai più alti valori dei gamma. Per questo motivo, se un particolare strumento può essere il più adatto per rilevare radiazione di un certo tipo, può essere assolutamente inadatto a misurare la radiazione di un altro.

Il problema che abbiamo sollevato è particolarmente rilevante qualora si voglia dare una stima quantitativa del campo di radiazione. A tale scopo lo strumento di misura dovrebbe essere prima calibrato per il particolare isotopo responsabile del campo. La calibrazione, che in ogni caso viene realizzata in condizioni standard di "buona geometria", e quindi in una situazione diversa da quella operativa, sarà allora in grado di permetterci una valutazione quantitativa solamente per quel particolare isotopo ed a patto di sapere con quale isotopo stiamo trattando. Fortunatamente molti dei più comuni radioisotopi gamma-emittenti emettono fotoni (raggi gamma) in un intervallo di energia all'interno del quale gli strumenti commercializzati come "dosimetri" sono caratterizzati da una risposta pressocché costante. In questo modo il valore misurato dell'intensità di dose (unità di misura Gy; gray), può essere considerato accettabile con buona approssimazione, almeno a scopo radioprotezionistico.

Nel caso in cui la sorgente responsabile del campo emetta fotoni con energie per le quali la risposta dello strumento è diversa da quella considerata nei punti di calibrazione (può essere maggiore oppure minore, anche di parecchie unità percentuali), il valore numerico riportato dallo strumento è assolutamente privo di significato, a meno di non conoscere la natura della sorgente ed i fattori di correzione da applicare. Per fare meglio comprendere questo punto porteremo un esempio pratico.

Supponiamo di utilizzare due diversi strumenti di misura. Entrambi hanno un efficienza che porremo pari al 100% all'energia del gamma emesso dall'isotopo 137Cs (~662 keV). Ponendo i due strumenti alla stessa distanza dalla medesima sorgente di 137Cs leggeremo sui due display il medesimo valore di intensità di dose (ad es. 100 µSv/h). Sostituiamo ora la sorgente di 137Cs con una di 241Am che emette fotoni alle energie di 26 keV (2.5%) e 60 keV (36.3%). Poniamo che uno dei due strumenti abbia un'efficienza costante sino a 50 keV, mentre l'altro abbia un calo di efficienza del 50% a 60 keV. Trascurando il contributo del fotone a 26 keV vediamo come i due strumenti indicheranno ora l'uno una dose doppia dell'altro.

Questo semplice esempio serve a dimostrare come una valutazione del campo di radiazione sia estremamente delicata e presupponga una approfondita conoscenza sia della strumentazione che della fisica che sta alla base di tale fenomeno.

Il problema a cui dobbiamo dare una risposta mediante il monitoraggio dei veicoli trasportanti rottami metallici è il seguente:

Data una scatola nera, il cui contenuto non è accessibile, immersa in un campo di radiazione esterna, determinare, in base al risultato dell'interazione della radiazione eventualmente uscente da detta scatola con lo strumento di misura, la natura della sorgente che la origina.

Analizziamo le numerose variabili. In primo luogo anche senza la scatola lo strumento misurerà la presenza di una radiazione. È quella all'interno della quale è "immersa" la scatola nera. Questa è quella che chiamiamo "fondo naturale di radiazione" ed è ben lungi dal poter essere considerata omogenea e costante. In più scopriamo che la presenza della scatola, in ogni caso, modifica il valore di detto fondo naturale. Vediamo di capire perché.

La radiazione naturale è determinata dalla radioattività presente nel terreno e da quella prodotta dai raggi cosmici. Tralasciamo questi ultimi che nel nostro caso costituiscono un problema "minore". La radioattività del terreno è determinata dai radionuclidi "naturali" delle "famiglie" radioattive dell'uranio e del torio, presenti con concentrazioni diverse da luogo a luogo del pianeta, e dai radionuclidi artificiali depositati al suolo a seguito dei test nucleari in atmosfera o degli incidenti ad impianti nucleari che abbiano comportato il rilascio di radioattività nell'ambiente. In entrambi i casi la distribuzione spaziale può evidenziare variazioni notevoli anche su scala molto piccola. Di queste variazioni dovremo tenere conto al momento della misura, in modo da evitare di scambiare un incremento locale del fondo di radiazione con il campo generato da una sorgente interna alla scatola. Un altro elemento di disturbo sono gli eventuali fabbricati presenti nella zona, spesso ricchi di radioisotopi naturali, che determinano aumenti anche cospicui dei valori del fondo. Con grande sorpresa troviamo che avvicinando la sonda di misura alla parete esterna della scatola il valore segnato dallo strumento decresce. Ciò è dovuto al fatto che la scatola contiene del materiale ad elevata densità elettronica (in parole povere: pesante), per cui essa agisce in qualche modo come uno "schermo" nei confronti della radioattività proveniente dal terreno. Questo fatto ci mostra inoltre che la radioattività intrinseca della scatola e del suo contenuto è inferiore a quella dell'ambiente circostante: tale caratteristica ci permetterà di trarre un certo vantaggio nel riuscire a rilevare intensità di radiazione più basse.

Una rapida valutazione del fondo lontano dalla scatola ci permette di stabilire che esso vale 30±6.

Incominciamo allora a muovere la parte sensibile dello strumento nelle vicinanze della parete esterna della scatola. La risposta dello strumento varia in genere ogni 4-5 secondi; proviamo a prendere nota, per un po' di tempo, dei valori riportati. Otterremo una sequenza di questo tipo: 25, 23, 24, 30, 28, 21, 19, 22, 25, 26, 27, 31, 15, 22, 22, 26, 35, 34, 24, 21, .... Calcolando il valore medio di tale sequenza troviamo il valore 25; se andiamo a stimare la deviazione standard troviamo 4,9. Una legge statistica ci permette di affermare che, nel caso che stiamo trattando, l'intervallo di valori 15 ÷ 35, conterrà il 95,5% dei valori misurati. L'intervallo che abbiamo definito è stato ricavato sottraendo e sommando dal valore medio due volte il valore della deviazione standard. Se avessimo fatto la stessa cosa con il triplo della deviazione standard avremmo trovato l'intervallo 10 ÷ 40. In questo caso un valore superiore a 40 dovrebbe comparire con una probabilità inferiore al 0,5%. A scopi pratici la deviazione standard si può stimare rapidamente come la radice quadrata del valore medio.

Continuiamo la nostra ispezione. Dopo una serie di valori sempre contenuti nell'intervallo 10 - 40 ci imbattiamo nel valore 84. Questo valore, abbiamo visto, è estremamente improbabile, ma non impossibile, per cui ci fermiamo e cerchiamo di localizzare il punto in cui tale valore eventualmente si ripete. Effettivamente troviamo una zona con valori più alti rispetto al fondo, costituita da un punto centrale dove misuriamo valori attorno a 100 e da una periferia di valori via via decrescenti sino al tipico valore 25 visto all'inizio. Abbiamo trovato una sorgente, qualche cosa, cioè, che determina un aumento del valore del campo di radiazione rispetto al fondo locale di radiazione che riporteremo come 25±5.

Ora ci chiediamo: questa sorgente è grande o piccola? Per poter rispondere a questa domanda avremmo bisogno di sapere 1) il tipo di sorgente; 2) se la sorgente è posta nel mezzo della scatola oppure nei pressi della parete esterna; 3) se vi è del materiale assorbitore tra la sorgente ed il punto in cui abbiamo rilevato la radiazione. L'unico punto al quale possiamo dare una risposta è il primo: mediante uno strumento particolare, uno spettrometro gamma, possiamo analizzare in energia la radiazione emessa e determinare da quale sorgente viene originata, sempre ammesso che la sorgente emetta raggi gamma. In caso contrario potremmo notare un incremento caratteristico della radiazione a bassa energia dovuto agli X di Bremßtrahlung, responsabili anche dell'incremento di dose misurato con il nostro strumento. Per quanto riguarda gli altri due punti potremmo avere una risposta solamente avendo accesso all'interno della scatola.

Quali conclusioni possiamo allora trarre?

Sulla base dei dati rilevati possiamo affermare che:

Nulla possiamo dire sulla vera natura della sorgente e sulla sua pericolosità una volta estratta dalla scatola.

In generale la strumentazione utilizzata per la ricerca di sorgenti radioattive non viene calibrata in termini di dose, ma nell'unità generica counts per second (cps). Questo in quanto è più importante sapere se vi è o meno una sorgente di radiazioni in tempi di ricerca possibilmente brevi, piuttosto che conoscere il preciso valore dell'intensità di dose che, in ogni caso, è sempre un dato realtivo al tipo di radioisotopo. La valutazione della dose può avvenire in un secondo tempo con strumentazione più adeguata.

FAQ
 

Rispondiamo ora ad alcune frequenti domande.

Se il fondo ambientale fosse stato di 100 cps, avrei visto comunque la sorgente?

Si, l'intensità dovuta alla sorgente va a sommarsi a quella del fondo ambientale, per cui avrei trovato valori attorno a 175 cps nel punto di massimo. Vi è invece da considerare un fatto importante. La sorgente è stata individuata osservando un valore anomalo di 84 cps, determinato da un incremento di 59 cps rispetto al valore medio di 25 cps. Il valore 59 è ben più elevato di tre volte il valore della deviazione standard che, come abbiamo visto era circa 15 cps. Se il fondo favesse avuto un valore medio pari a 100 cps, il triplo della deviazione standard sarebbe stato 30 cps. In questo caso lo scostamento sarebbe stato meno evidente (avrei "visto" un valore 159 relativamente ad un intervallo di "normalità" 70 ÷ 130). Un fondo con valore medio pari a 400 cps e quindi una deviazione standard di 20 cps, avrebbe ben mascherato quel valore, rendendo molto difficile l'individuazione della sorgente. All'aumentare del valore medio del fondo naturale è necessario ridurre la velocità del controllo, in modo da garantire la "visibilità" di scostamenti anche lievi relativamente ai valori tipici del fondo. A titolo di esempio possiamo riportare che il tempo necessario per il controllo di un lato di un vagone ferroviario con un fondo di 20 cps da parte di personale esperto è di circa 2 minuti; l'aumento del fondo a 60 cps comporta un aumento del tempo di scansione di circa un minuto e mezzo.

Come ci si deve comportare se il valore del fondo varia notevolmente da un punto all'altro del luogo dove si eseguono i controlli?

Innanzitutto è opportuno crearsi una "mappa" del luogo, in modo da sapere in anticipo dove troveremo valori di fondo più elevati. Per quanto detto in precedenza , nei punti in cui il fondo sarà più elevato dovremo muovere più lentamente lo strumento di misura. La pratica porta ad aggiornare mentalmente, in continuazione, il valore medio del fondo, anche senza fare uso di un calcolatore. L'applicazione della regola del doppio del valore della radice quadrata del valore medio del fondo permette di aggiornare con continuità i propri valori di riferimento. La regola principale è non avere fretta.

Quale livello di dose può essere considerato "accettabile"?

Per quanto riguarda l'irraggiamento esterno alla scatola si può considerare "accettabile" un livello di dose che non risulti, sulla base dei tempi di stazionamento del personale nei pressi della sorgente, in un avvicinamento eccessivo al limite di dose annua per le persone del pubblico. Essendo tale limite posto, per legge, al valore di 1 mSv/anno, vediamo che l'esposizione continua ad una sorgente capace di fornire tale livello di dose non deve superare i 0,114 µSv/h. Poiché, ragionevolmente, una persona non staziona in continuazione nei pressi di una sorgente radioattiva, si possono considerare come non "importanti" livelli di intensità di dose che superano tale valore anche di parecchie volte. Diverso è il discorso per quanto riguarda la salvaguardia dello stabilimento siderurgico e del personale ivi impiegato. Come si è detto un basso valore di dose rilevato non corrisponde necessariamente ad una sorgente di bassa attività, per cui si deve ritenere che nessun valore di dose, al di sopra della fluttuazione media del fondo naturale locale, possa essere considerato "accettabile".

Se eseguo il controllo della scatola e non trovo alcun valore anomalo, è possibile che ad un successivo controllo si rilevi la presenza di una sorgente?

Si, se il contenuto della scatola può muoversi in seguito a spostamenti della stessa, risultando in una maggiore o minore schermatura della sorgente.

Come posso fare allora per essere sicuro che la scatola non contenga alcuna sorgente radioattiva?

Non è una domanda alla quale si possa rispondere in modo soddisfacente. Un accurato controllo però riduce di molto la probabilità di successive sorprese. È però necessario che chi esegue il controllo sia un tecnico ben preparato e con strumentazione adeguata.

È possibile che la radiazione sia dovuta alla scatola e non al suo contenuto?

Si, ma questa eventualità determina una configurazione peculiare del campo di radiazione, per cui è abbastanza facilmente individuabile.

I tipi di sorgenti ritrovate nel rottame metallico.
 

Detto delle generalità sulle radiazioni e la loro misura, passiamo a vedere il problema specifico.

Possiamo classificare la tipologia delle sorgenti radioattive ritovabili nel rottame metallico nel modo seguente:

A parte si considererà il caso di contaminazione inerente alla struttura del veicolo stesso.

Il caso a) rappresenta l'eventualità più rilevante dal punto di vista radioprotezionistico. L'impiego di sorgenti radioattive per scopi industriali, medici o di ricerca è più diffuso di quanto si ritenga comunemente. Sorgenti radioattive vengono utilizzate per la misura di spessori, per il controllo della omogeneità nei processi di colata, per l'analisi delle polveri, in alcuni tipi di parafulmini e rilevatori di fumo, per la calibrazione di strumenti di misura, oltre che per controlli di tipo industriale, in agricoltura e nella diagnostica e terapia medica.

Nel passato, inoltre, sorgenti radioattive venivano utilizzate anche nel settore cosmetico e nella fabbricazione di giocattoli, campi nei quali ora l'impiego è vietato in modo assoluto.

Le piccole dimensioni che possono avere sorgenti radioattive anche di elevata intensità fanno sì che, in generale, non sia facile individuare la loro presenza senza l'uso di appropriati strumenti di misura.

Nel caso di sorgenti di elevata intensità (principalmente sorgenti utilizzate in medicina e nell'industria), la presenza della sorgente viene evidenziata mediante l'apposito simbolo posto all'esterno del contenitore. Non sempre però il contenitore della sorgente appare in condizioni tali da permettere una chiara visione del simbolo (figura 1) e questo può adirittura essere assente. Sorgenti radioattive sono abbastanza comuni sulle navi, sugli aerei ed in generale su tutti i mezzi militari.

simbolo pericolo radiazioni

figura 1

Il caso delle sorgenti propriamente dette è il più importante dal punto di vista radioprotezionistico. Essendo sorgenti preparate per essere usate in virtù della loro capacità di emettere radiazioni ionizzanti, la loro attività è generalmente elevata ed in molti casi, anche se la sorgente non appare più idonea per l'impiego originale, la sua pericolosità, se immessa nell'ambiente, può continuare ad essere cospicua. Tali sorgenti possono costituire un pericolo sia per il personale operante nei pressi dei veicoli adibiti al trasporto del rottame sia per il personale dell'impianto siderurgico al quale il rottame è destinato. Sorgenti di questo tipo possono determinare la contaminazione delle linee di colata ed il rilascio di radioisotopi nell'atmosfera con conseguente rischio di inalazione. La frequenza di incidenti di questo tipo negli Stati Uniti ha indotto già da diversi anni seri controlli sul rottame in entrata negli stabilimenti. Dal 1983 al 1993 la Conference of Radiation Control Program Directors, Incorporated Committee E23 (scorie metalliche radioattive) ha registrato 299 incidenti di cui 18 con consistenti perdite finanziarie per le compagnie coinvolte. Non esistono studi attendibili sull'evenienza di questo tipo di incidente in Paesi diversi dagli USA, ciò è primariamente dovuto alla completa mancanza di sensibilità nei confronti del problema.

Le sorgenti della classe a) possono essere sia gamma-emittenti che beta-emittenti. Tra di esse vi sono anche sorgenti alfa-emittenti, ma in generale vengono utilizzate in quanto gamma o beta emettitori o produttori di neutroni. Nel corso dei controlli, sorgenti di questo tipo si manifestano in genere con la presenza di un punto di intensità di dose molto elevata circondato da una zona con valori via via decrescenti.

Nella tabella riportiamo alcuni incidenti registrati, il tipo di isotopo responsabile ed il costo in dollari per la decontaminazione.
1983 Auburn steel 60Co 4.000.000
1985 Tamco steel 137Cs 1.500.000 
1985 US Pipe & Foundry 137Cs 600.000 
1990 Nucor steel 137Cs 2.000.000
1992 Newport steel 137Cs 2.000.000
1992 Raynolds Metal 226Ra/40K ?
1992 Newport steel 137Cs 2.000.000

Nella tabella non sono considerati i costi per lo smaltimento delle scorie.

Nella classe b) abbiamo inserito sorgenti di tipo "improprio". In tale classe faremo rientrare quei dispositivi che utilizzano sostanze radioattive per scopi diversi da quelli elencati nella classe a); in particolare ci riferiamo ai quadranti luminescenti. Questo tipo di sorgenti, molto comune su mezzi e strumenti militari, è caratterizzato da livelli di attività in generale inferiori a quelli delle sorgenti della classe a); tuttavia, la rottura dei vetri protettivi e la fuoriuscita della sostanza luminescente determinano un rischio di contaminazione interna dovuta all'inalazione della polvere radioattiva. Per quanto riguarda le caratteristiche di ritrovamento esse sono le medesime della classe a).

La classe c) comprende rottame contaminato. Tale contaminazione è quasi solamente dovuta al 60Co che, in caso di fusione nella colata, va a legarsi con il metallo. Altri possibili isotopi possono essere quelli del cromo, ferro, iridio, molibdeno, nichel, platino ed argento. I rottami di rame, zinco e piombo possono contenere solamente radioisotopi dello stesso elemento, in quanto il processo produttivo di questi materiali è attentamente controllato per garantire metallo di alto grado di purezza. Un'eccezione è costituita dall'alluminio, il quale può essere contaminato con uranio. Questo tipo di sorgente determina, in genere, il ritrovamento sulle pareti del veicolo di zone piuttosto ampie con intensità di dose non molto elevata. È piuttosto comune in questo caso rilevare la radiazione da entrambi i lati del veicolo.

Nel caso d), terricio con valori elevati di radioattività, l'intensità di dose misurata non è in generale molto elevata ed appare principalmente nella parte bassa del veicolo, anche se non è da escludere la possibilità di trovare depositi ad ogni livello frammisti al rottame. Talvolta i punti di maggiore intensità si trovano proprio ponendo la sonda di rivelazione al di sotto del carro. È molto comune trovare la radioattività in più punti dello stesso veicolo.

I casi brevemente descritti non si devono intendere esaustivi della complessità del problema. Essi vogliono solamente tracciare una tipologia utile a chi debba eseguire questo tipo di controlli. Naturalmente ogni caso va analizzato e studiato in maniera indipendente e da personale di provata esperienza.

Un caso a parte riguarda la contaminazione inerente al contenitore. Poiché non è plausibile una contaminazione inerente limitata ad un unica zona del veicolo, si deve considerare la possibilità di contaminazione delle sponde, delle porte, o di entrambe. La distribuzione del radioisotopo è essenzialmente uniforme, per cui i valori di intensità di dose risulteranno simili in corrispondenza di tutta la parte interessata. Una tale distribuzione di campo non è compatibile con alcuna distribuzione interna di sorgenti , per cui si deve concludere che essa è relativa proprio alle pareti. Il controllo dei veicoli prima del carico permette di identificare questi casi con assoluta certezza. Comune è il ritrovamento di contaminazione relativa alle sole portiere; in questo caso lo strumento potrebbe dare una risposta attorno a 50-60 cps in corrispondenza delle portiere e valori di 20-30 cps nel resto del veicolo. Più difficile è stabilire che la contaminazione è inerente se è tutto il veicolo ad essere contaminato. Questo caso potrebbe essere confuso con la presenza di un carico anch'esso interamente contaminato (ad es. tornitura, carico omogeneo tutto proveniente dalla stessa fonte,...). Il controllo eseguito da personale esperto può comunque risolvere anche questo tipo di situazione.

Metodologia dei controlli e strumentazione.
 

Il controllo manuale deve essere eseguito mediante adeguata strumentazione. Per adeguato si intende uno strumento che:

I migliori rivelatori che soddisfano alle prime tre condizioni sono gli scintillatori plastici ed i rivelatori allo NaI (ioduro di sodio). Il quarto e quinto punto dipendono dalle modalità costruttive.

Descriviamo di seguito le caratteristiche del monitor portatile Tema mod. 3100, utilizzato per i controlli presso lo scalo doganale di Gorizia.

Il sistema si compone di uno strumento progettato per essere utilizzato con svariati tipi di sonde, sia a scintillazione che Geiger-Müller e da una sonda, nel nostro caso il modello S51.51l allo NaI(Tl).

La sonda è montata all'interno di un contenitore in carbonio dotato di aste di prolunga (figura 2).

strumento di misura

figura 2

Il cristallo sensibile di NaI(Tl) è un cilindro di diametro 51 mm per 51 mm di altezza, alloggiato in un involucro di alluminio dello spessore di 0,5 mm. Ad esso è associato un fotomoltiplicatore EMI 2" tipo 9266. Il limite inferiore di rilevazione, in energia, è di 25 keV, con una sensibilità all'energia del 137Cs (662 keV) di circa 800 cps/37kBq (@50 mm) ai valori di tensione e soglia di discriminazione impostati dalla fabbrica.

Il monitor è resistente e leggero (1480 g), impermeabile all'acqua, e quindi utilizzabile senza ulteriori protezioni anche in condizioni di cattivo tempo. L'alimentazione avviene con due batterie da 9V con una durata superiore a 150 h per una tensione di alimentazione di 1.500 V. L'accuratezza è migliore di ± 10%.

Lo strumento può lavorare in un intervallo di temperature da -30° a +50° con una dipendenza dalla temperatura inferiore al 10%.

Utilizzo dello strumento.

modalità di misura

figura 3

La sonda, equipaggiata con due sezioni di prolunga, viene mossa, quasi a contatto della parete del veicolo, seguendo un percorso che la porti a coprire praticamente tutta la superficie di questo. Due metodi vengono utilizzati a questo scopo (figura 3). Il secondo metodo è più indicato quando la radioattività presente nel terreno sottostante sia particolarmente elevata. Negli altri casi i due metodi sono equivalenti. La velocità di avanzamento, come si è detto, dipenderà dai valori del fondo ambientale, in ogni caso il tempo di controllo non dovrà mai essere inferiore ai due minuti per fiancata di un vagone a quattro assi (questo tempo è consigliabile solamente in presenza di un fondo molto basso (20-30 cps) e da parte di personale molto esperto che conosca molto bene l'ambiente in cui sta eseguendo la misura). Qualora si evidenzi un valore anomalmente elevato si dovrà ripetere il percorso a ritroso, più lentamente, ricercando l'eventuale punto causa dell'incremento dei conteggi. Si deve aggiungere che lo strumento fornisce un valore reale per tramite l'altoparlante incorporato, mentre sul quadrante appare un valore derivante dalla media mobile delle ultime misure. Senza entrare nei particolari, qualora per un fenomeno qualsiasi il livello dei conteggi salisse improvvisamente, i valori numerici riportati manterranno per un certo tempo (alcuni secondi), memoria di questo evento, per cui diminuiranno più lentamente rispetto a quanto possiamo sentire mediante l'avvisatore acustico. Con l'esperienza si impara ad utilizzare proficuamente questa doppia informazione, evitando inutili frequenti soste di verifica. Se risulta che l'aumento dei conteggi è stabile nel tempo e non un fenomeno casuale, si deve ricercare, nei dintorni, il punto in cui l'intensità di conteggio è massima e segnalarlo con opportune indicazioni mediante un pezzo di gesso. È anche opportuno delimitare l'intera area nella quale si riscontrano valori superiori al normale. Nel caso in cui lo strumento superi i 10.000 cps interrompere ogni eventuale ulteriore ricerca, allontanarsi dal veicolo, contattare immediatamente l'Esperto qualificato e richiedere alle autorità competenti l'autorizzazione a predisporre un sistema di barriere onde evitare l'avvicinamento di chiccessia. In tutti gli altri casi avvisare immediatamente l'Esperto qualificato. Qualora la sorgente venisse localizzata nella parte inferiore del veicolo si deve procedere anche all'ispezione del fondo dello stesso.

Nel passaggio da un veicolo ad un altro è normale rilevare un aumento dell'intensità di conteggio. Ciò è un ulteriore effetto dell'uso della media mobile da parte dello strumento. Prima di continuare il controllo fermarsi per alcuni secondi aspettando che lo strumento indichi nuovamente i valori tipici. Cemento, esplosivi, terra per floricultura, materiali refrattari, contengono radionuiclidi naturali che possono determinare interferenze di conteggio se veicoli che trasportano tali materiali sostano nelle vicinanze dei carri da controllare. In questo caso si deve procedere più lentamente, come nel caso di fondo ambientale elevato e variabile. 


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