L'organizzazione
proponeva alle doppiette italiane viaggi venatori nei Balcani a tariffa
tutto compreso
La
«connection serba» della caccia.
Sequestrato
mezzo milione di uccelletti, cinque gli arresti Ad appassionati danarosi
venivano offerti anche orsi e lupi
VICENZA. La passione per
la caccia, con quella del guadagno hanno portato in carcere cinque persone
con l'accusa di associazione a delinquere e importazione clandestina di
animali protetti. Altre due individui sono ricercati con le stesse imputazioni.
Agli arresti, effettuati dagli uomini del Corpo Forestale di Vicenza, si
aggiunge il sequestro di un camion con mezzo milione di uccelli surgelati
e pronti per essere serviti sulle tavole di casa e dei ristorante.
I
pennuti venivano dalla Serbia e dal Montenegro.
Paesi
dai quali non si può importare neanche un porcino da quando i proiettili
all'uranio impoverito sparati dalle truppe alleate hanno contaminato vaste
aree boschive di quella terra. Per questo la cacciagione viaggiava
con finte bolle di accompagnamento e per questo i protagonisti del traffico
si sono beccati anche l'imputazione di falso.
L'operazione, chiamata «Balkan birds», ha messo in luce le modalità di un'impresa tra il famigliare e il turistico che forniva «pacchetti» da tour operator completi di viaggio, soggiorno in casina di caccia e ricche mangiate agli appassionati dell'arte venatoria. «Balkan birds», ha sottolineato il ministero per le Politiche agricole, ha consentito il sequestro del più alto numero di esemplari di fauna protetta. Il commercio, andava avanti da cinque anni con rispettabili guadagni.
Una beccaccia, ad esempio,
abbattuta in Serbia al prezzo di 5 mila lire, una volta arrivata in Italia
veniva a costarne anche 120 con contorno di polenta. Agli esosi veniva
offerta anche l'opportunità di portarsi a casa in trofeo la testa
di un lupo o quella di un orso, specie superprotette anche nei Balacani.
L'indagine, coordinata dal pm Vartan Giacomelli, si è conclusa con
l'emissione di ordinanze di custodia cautelare da parte del gip Eloisa
Pesenti. Tra le specie sequestrate figurano fringuelli, cardellini, fanelli,
rigoli e ballerine bianche.
Le indagini sono partite
da informazioni raccolte in precedenti operazioni che, negli scorsi anni,
hanno permesso di individuare diverse attività illecite a carico
di fauna protetta. I presunti responsabili, secondo quanto accertato dalla
Forestale, sono Enrico Rampazzo, 50 anni, di Villatore di Saonara (Padova),
suo figlio Francesco (31), di Padova, Mira Milicevic (38), di Saonara (Padova),
Luciano Bellentani (50), di Modena, e Bruno Dal Pont (63), di Gorizia,
accusati a vario titolo di associazione per delinquere, falso, contrabbando,
detenzione e commercio di fauna selvatica e avifauna protetta. Enrico Rampazzo
e Bellentani con le loro agenzie di viaggi venatori, rispettivamente Eric
Mir e Lube Yu, organizzavano le battute di caccia nei paesi balcanici.
Contemporaneamente, secondo quanto accertato dagli investigatori, importavano
in Italia grossi quantitativi di fauna protetta: un carico è stato
bloccato alcuni giorni fa a Gorizia su un camion frigorifero guidato da
Dal Pont, un altro è stato trovato nella sede della Eric Mir. Secondo
gli investigatori, gli indagati si servivano di mezzi di trasporto appositamente
adattati con sottofondi e depositi nascosti per eludere i controlli doganali,
ma ricorrevano anche a false certificazioni di paesi di origine ottenute
attraverso la corruzione di qualche funzionario compiacente.
Le
specie protette erano indicate nei documenti come selvaggina importabile,
e i carichi avevano false attestazioni sanitarie, spesso rumene e croate,
perchè dalla Bosnia e dalla Serbia le importazioni sono vietate
Alla frontiera italiana
venivano poi fornite false dichiarazioni sulla reale natura della merce
sulla sua qualità e sulle caratteristiche.