La Nuova Venezia - La Tribuna di Treviso - 18 domenica 2001
http://www.nuovavenezia.kataweb.it/nuovavenezia/arch_18/venezia/regione/vr601.htm
http://www.tribunatreviso.kataweb.it/tribunatreviso/arch_18/treviso/regione/vr601.htm

L'organizzazione proponeva alle doppiette italiane viaggi venatori nei Balcani a tariffa tutto compreso
La «connection serba» della caccia.
Sequestrato mezzo milione di uccelletti, cinque gli arresti Ad appassionati danarosi venivano offerti anche orsi e lupi
 

VICENZA. La passione per la caccia, con quella del guadagno hanno portato in carcere cinque persone con l'accusa di associazione a delinquere e importazione clandestina di animali protetti. Altre due individui sono ricercati con le stesse imputazioni. Agli arresti, effettuati dagli uomini del Corpo Forestale di Vicenza, si aggiunge il sequestro di un camion con mezzo milione di uccelli surgelati e pronti per essere serviti sulle tavole di casa e dei ristorante.
I pennuti venivano dalla Serbia e dal Montenegro.
Paesi dai quali non si può importare neanche un porcino da quando i proiettili all'uranio impoverito sparati dalle truppe alleate hanno contaminato vaste aree boschive di quella terra. Per questo la cacciagione viaggiava con finte bolle di accompagnamento e per questo i protagonisti del traffico si sono beccati anche l'imputazione di falso.

L'operazione, chiamata «Balkan birds», ha messo in luce le modalità di un'impresa tra il famigliare e il turistico che forniva «pacchetti» da tour operator completi di viaggio, soggiorno in casina di caccia e ricche mangiate agli appassionati dell'arte venatoria. «Balkan birds», ha sottolineato il ministero per le Politiche agricole, ha consentito il sequestro del più alto numero di esemplari di fauna protetta. Il commercio, andava avanti da cinque anni con rispettabili guadagni.

Una beccaccia, ad esempio, abbattuta in Serbia al prezzo di 5 mila lire, una volta arrivata in Italia veniva a costarne anche 120 con contorno di polenta. Agli esosi veniva offerta anche l'opportunità di portarsi a casa in trofeo la testa di un lupo o quella di un orso, specie superprotette anche nei Balacani. L'indagine, coordinata dal pm Vartan Giacomelli, si è conclusa con l'emissione di ordinanze di custodia cautelare da parte del gip Eloisa Pesenti. Tra le specie sequestrate figurano fringuelli, cardellini, fanelli, rigoli e ballerine bianche.
Le indagini sono partite da informazioni raccolte in precedenti operazioni che, negli scorsi anni, hanno permesso di individuare diverse attività illecite a carico di fauna protetta. I presunti responsabili, secondo quanto accertato dalla Forestale, sono Enrico Rampazzo, 50 anni, di Villatore di Saonara (Padova), suo figlio Francesco (31), di Padova, Mira Milicevic (38), di Saonara (Padova), Luciano Bellentani (50), di Modena, e Bruno Dal Pont (63), di Gorizia, accusati a vario titolo di associazione per delinquere, falso, contrabbando, detenzione e commercio di fauna selvatica e avifauna protetta. Enrico Rampazzo e Bellentani con le loro agenzie di viaggi venatori, rispettivamente Eric Mir e Lube Yu, organizzavano le battute di caccia nei paesi balcanici. Contemporaneamente, secondo quanto accertato dagli investigatori, importavano in Italia grossi quantitativi di fauna protetta: un carico è stato bloccato alcuni giorni fa a Gorizia su un camion frigorifero guidato da Dal Pont, un altro è stato trovato nella sede della Eric Mir. Secondo gli investigatori, gli indagati si servivano di mezzi di trasporto appositamente adattati con sottofondi e depositi nascosti per eludere i controlli doganali, ma ricorrevano anche a false certificazioni di paesi di origine ottenute attraverso la corruzione di qualche funzionario compiacente.
Le specie protette erano indicate nei documenti come selvaggina importabile, e i carichi avevano false attestazioni sanitarie, spesso rumene e croate, perchè dalla Bosnia e dalla Serbia le importazioni sono vietate
Alla frontiera italiana venivano poi fornite false dichiarazioni sulla reale natura della merce sulla sua qualità e sulle caratteristiche.