IL SOLE 24 Ore 12/12/2001
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L'Infn celebra il lungo impegno scientifico e illustra le 10 maggiori sfide

Cinquant'anni sulle tracce del subnucleare

«Il 50º anniversario dell'Istituto nazionale di fisica nucleare testimonia l'eredità e la continuità di impegno di una tradizione scientifica di eccellenza. L'Istituto ha contribuito in ambito internazionale a sviluppare la qualità e il prestigio della scuola italiana di fisica e ha saputo creare un circolo virtuoso di idee e risorse fra pubblico e privato, promuovendo la collaborazione tra ricerca pubblica e industria per sostenere lo sviluppo economico del Paese»: con le parole del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, si sono aperti all'Accademia dei Lincei le celebrazioni per il cinquantenario dell'Infn, tre giornate dedicate alla storia e ai progetti, agli uomini e alle macchine dell'ente di ricerca. L'eredità. Diretto erede della scuola italiana di fisica creata negli anni 30 da figure di statura internazionale come Enrico Fermi e Bruno Rossi, e sviluppata da giovani ricercatori del calibro di Edoardo Amaldi, Emilio Segrè, Ettore Majorana, Franco Rasetti, Bruno Pontecorvo, l'Infn assume fin da subito un ruolo guida nella rinascita dell'attività scientifica italiana del dopo guerra. La storia. La sua missione, rimasta da allora immutata, è la ricerca delle componenti più intime (elementari) della materia dell'Universo: una ricerca "curiosity driven" che per migliaia di anni ha spinto l'umanità a indagare i segreti della natura e che oggi spinge gli uomini dell'Infn a "fotografare il Big bang". Giorgio Salvini, presidente dell'Istituto in anni cruciali, ricorda come il neonato Infn volle subito dotarsi di una macchina acceleratrice che a quell'epoca era la più avanzata del mondo: «Lo stesso Fermi, interpellato, aveva consigliato di tenerci alti in energia (almeno 600 milioni di elettronvolt; la macchina raggiunse in realtà i 1.100, ndr). Feci con Gilberto Bernardini un primo giro per l'Italia e raccolsi un gruppo di fisici e ingegneri, erano tutti primi della classe». Queste persone pensarono in grande: decisero di costruire una macchina circolare, un elettrosincrotrone di elevata energia come consigliava Fermi, e puntarono su Frascati, un luogo «dove allora non c'era niente: un campo di barbatelle, senza acqua e senza strade», ma che avrebbe potuto crescere e accogliere in futuro altri ricercatori, macchine, impianti. Enrico Fermi fu ancora una volta lungimirante pronunciandosi su un tema che si sarebbe rivelato strategico per il Paese. «The last universal physicist», come gli americani ribattezzarono Fermi, raccomandò all'Infn la realizzazione di un calcolatore elettronico, il cui primo prototipo fu costruito a Pisa sotto la direzione di Conversi. Potenziato dall'Olivetti, diede vita alla prima macchina calcolatrice commerciale, l'Elea 9003 e a tutta una serie di macchine di successo. «L'Italia attraverso l'Infn partecipa allo sviluppo della teoria, della sperimentazione e della strumentazione con un peso e un prestigio al livello dei maggiori Paesi» dichiara il Presidente Enzo Iarocci ricordando il ruolo svolto dal suo istituto nel conseguimento di risultati fondamentali, che sono stati raggiunti nei laboratori di tutto il mondo, dal Cern di Ginevra, al Fermi laboratory di Chicago, allo Slac di Stanford e che hanno meritato riconoscimenti internazionali. La storia di questi successi è legata a scienziati come Carlo Rubbia, Nicola Cabibbo, Luciano Maiani, Antonino Zichichi, che nelle celebrazioni del cinquantenario hanno avuto il compito di illustrare i molti progetti dell'Istituto. I progetti. Cabibbo pone l'accento sulla dimensione internazionale della ricerca in questo settore: «Una vera impresa mondiale che ha due caratteristiche apparentemente contrastanti, che favoriscono la collaborazione tra studiosi di Paesi normalmente in competizione tra loro. Le scoperte che si vanno facendo sulla natura delle particelle elementari non promettono applicazioni di diretto interesse economico. Al tempo stesso però questa ricerca stimola notevoli interessi industriali perché la realizzazione degli apparati sperimentali spinge continuamente la tecnologia a superare se stessa. Potrei ricordare le tante ricadute tecnologiche, dalla superconduttività all'elettronica digitale, dal microscopio elettronico al Web». Del peso dell'Italia e dell'Infn nelle attività di ricerca del più grande laboratorio del mondo, parla il direttore generale del Cern, Luciano Maiani, presentando i programmi della grande macchina Lhc (Large helectron collider) che tra cinque anni sarà operativo. La fisica subnucleare. Lhc ha un ruolo centrale in quelle che Zichichi indica come le dieci grandi sfide della fisica subnucleare: dieci temi che spaziano dalla simmetria materia-antimateria alla miscela di sapori tra quark e tra leptoni, dalla supersimmetria alla massa oscura, e a cui l'autore di molte imprese scientifiche nate al di fuori del main stream guarda con ottimismo ed entusiasmo. Un quadro ricco di nuovi spunti e prospettive è quello disegnato dal Nobel Rubbia, che parla dei futuri sviluppi del settore: la materia ordinaria, ciò di cui siamo fatti e di cui possiamo avere percezione diretta, rappresenta solo una minima parte di ciò di cui è costituito l'Universo, dominato da forme di materia e di energia fino ad oggi sfuggite alla nostra osservazione e comprensione. «Il nuovo ed essenziale ruolo della fisica delle particelle è lontano dall'essere esaurito. Recenti osservazioni in astronomia hanno mostrato che il 95% dell'Universo è costituito da forme di materia e di energia oscura ed esotica, a questo punto completamente invisibili e sconosciute: esse implicheranno necessariamente l'introduzione - non contraddittoria con quanto già conosciuto - di una forma nuova sia di particelle elementari sia di vuoto elementare. Quantunque le stelle siano interessanti e belle a vedersi, rappresentano solo lo 0,5% dell'energia e della massa totale dell'Universo»: e se gli esperimenti sugli acceleratori o sugli anelli di collisione possono ancora offrire, come nel caso di Lhc, contributi importanti, non vanno trascurate, avverte Rubbia, altre forme di ricerca che utilizzano sorgenti di eventi diverse e consentono di affrontare studi nuovi e promettenti; dopo la rivoluzione copernicana e quella darwiniana, siamo ora pronti per una terza rivoluzione: «È arrivato il momento di iniziare un nuovo e affascinante discovery game». Elisabetta Durante

Mercoledí 12 Dicembre 2001