La Stampa Del 2/12/2001 Sezione: Interni Pag. 2
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UN GIALLO SUL MATERIALE SEQUESTRATO: È RADIATTIVO O NO?
All´esame la bomba di «Vlade il pazzo»
Tecnici italiani in Bosnia analizzano le presunte armi nucleari

inviato a KISELJAK L´HOTEL «Dalmacija» è uno di quei residuati di mondo dove sembra possano accadere solo cose marginali. Qui le strade della Bosnia centrale salgono fino alla catena di monti che circonda Sarajevo, e nel ghiaccio e nella la neve che cominciano a ricoprire la regione, Kiseljak si presenta come una orrenda cittadina jugo-moderna che ha avuto qualche funzione solo durante l´assedio di Sarajevo. Allora, uscendo dalla conca bombardata, fra le devastate moquettes marroni del «Dalmacja» si trovavano almeno dell´agnello arrosto e un caffè quasi decente: ora ci si traffica in materiale atomico. Che tipo di materiale? Su questa storia sta calando una delle più fitte cortine di silenzio che si siano mai viste. Poche ore dopo l´arresto di quattro trafficanti (un croato, due bosniaci, uno jugoslavo) ed un´operazione che per due ore ha bloccato la cittadina come in un´azione di guerra, il portavoce della Sfor, Daryll Morrel, dichiara che «fra gli oggetti che la polizia ha sequestrato a Kiseljak non c´è materiale radioattivo». Nello stesso momento il ministero degli Interni della Bosnia ribadisce che i quattro sono stati arrestati «per il fondato sospetto di essere collegati ad un traffico di sostanze radioattive ed esplosive». A maneggiare la storia sono i carabinieri italiani, da quattro anni spina dorsale della «Msu», l´unità internazionale di polizia investigativa che agisce in Bosnia. E ieri mattina, i carabinieri hanno richiesto l´invio urgente di specialisti dall´Italia, che sono giunti a Sarajevo in tarda mattinata e dal pomeriggio hanno iniziato le analisi nel materiale contenuto «in un involucro metallico sigillato, con le sigle dell´esercito jugoslavo, lungo un po´ meno di un metro eppure molto, molto pesante», come ci racconta una fonte che sa. Fra breve, racconteremo il lungo mistero di quell´involucro, ma forse converrà partire dall´unico fatto che al momento pare certo: quel contenitore racchiudeva scorie atomiche. Residuati dell´uranio provenienti da una centrale (forse quella di Krsko, oggi in Slovenia) che lanciati su un Paese non scatenerebbero un fungo nucleare, ma un´inquinamento radioattivo esteso per decine di chilometri quadrati. Quella della centrale di Krsko per il momento è solo un´ipotesi: sul territorio della ex Jugoslavia, quello è il solo luogo da cui simile materiale potrebbe provenire, e l´Armata jugoslava («Jna») ne mantenne formalmente il controllo fino ai primissimi mesi del ´91. Ma a rendere la vicenda ancora più misteriosa è l´identità del capo della banda bloccata l´altro ieri, quel Vladimir Cjetkovic, trafficante onnivoro, che nel suo giro è noto come «Vlade il Pazzo», o più esattamente «Vlade Durak». «Durak» è il modo in cui si definiscono gli svitati pericolosi non nelle varie lingue slave, ma in russo. E che a Kiseljak, fra le sperdute terre bosniache, si nascondesse un trafficante universale, un personaggio definito «pazzo» perfino dai russi, è cosa che crea qualche allarme. Dichiarazioni ufficiali a parte, dei dettagli di questo strano intervento si sa pochissimo. La polizia internazionale aveva bloccato la cittadina già dalle undici e mezza del mattino dell´altro ieri, e intorno all´una i trafficanti sono stati arrestati. Poco più tardi, i carabinieri italiani sono arrivati alla casa di «Vlade in Pazzo». In una stanzetta chiusa a chiave, sono state trovate dieci grandi buste di plastica, una della quali nascondeva il misterioso, pesantissimo contenitore. Su quell´involucro di metallo si stanno ancora concentrando le analisi degli esperti in sicurezza di mezzo mondo: ed il fatto che non si tratti immediatamente di «materiale radioattivo», come ha detto il portavoce della Sfor, non diminuisce l´allarme. Anzi: il precipitoso arrivo di tecnici dei carabinieri dall´Italia (che ancora a tarda sera lavoravano nei baraccamenti di «Butmir 2000», la nuova cittadella militare di Sarajevo) dà l´idea di una scoperta molto più preoccupante di quel che si potesse immaginare. Probabilmente, «Vlade il Pazzo» era in possesso di materiale non immediatamente radioattivo, ma estremamente pericoloso. Diciamo - con tutta l´approssimazione che può tentare un profano - della base inerte per la costruzione di una bomba forse ancora più pericolosa di un´atomica. Che negli ultimi dieci anni i Balcani siano diventati in più grande giacimento mondiale di armi, esplosivi ed infamità varie, è cosa nota a tutta il mondo. Meno noto, meno prevedibile, è cosa i vari «pazzi» di questa terra possano provocare, continuando a commerciare in armi letali come con partite di «chewing gum».