La Stampa Del
2/12/2001 Sezione: Interni Pag. 2
http://www.lastampa.it/_EDICOLANew/interni/297957.htm
UN GIALLO SUL
MATERIALE SEQUESTRATO: È RADIATTIVO O NO?
All´esame
la bomba di «Vlade il pazzo»
Tecnici italiani
in Bosnia analizzano le presunte armi nucleari
inviato a KISELJAK L´HOTEL «Dalmacija»
è uno di quei residuati di mondo dove sembra possano accadere solo
cose marginali. Qui le strade della Bosnia centrale salgono fino alla catena
di monti che circonda Sarajevo, e nel ghiaccio e nella la neve che cominciano
a ricoprire la regione, Kiseljak si presenta come una orrenda cittadina
jugo-moderna che ha avuto qualche funzione solo durante l´assedio
di Sarajevo. Allora, uscendo dalla conca bombardata, fra le devastate moquettes
marroni del «Dalmacja» si trovavano almeno dell´agnello
arrosto e un caffè quasi decente: ora ci si traffica in materiale
atomico. Che tipo di materiale? Su questa storia sta calando una delle
più fitte cortine di silenzio che si siano mai viste. Poche ore
dopo l´arresto di quattro trafficanti (un croato, due bosniaci, uno
jugoslavo) ed un´operazione che per due ore ha bloccato la cittadina
come in un´azione di guerra, il portavoce della Sfor, Daryll Morrel,
dichiara che «fra gli oggetti che la polizia ha sequestrato a Kiseljak
non c´è materiale radioattivo». Nello stesso momento
il ministero degli Interni della Bosnia ribadisce che i quattro sono stati
arrestati «per il fondato sospetto di essere collegati ad un traffico
di sostanze radioattive ed esplosive». A maneggiare la storia sono
i carabinieri italiani, da quattro anni spina dorsale della «Msu»,
l´unità internazionale di polizia investigativa che agisce
in Bosnia. E ieri mattina, i carabinieri hanno richiesto l´invio
urgente di specialisti dall´Italia, che sono giunti a Sarajevo in
tarda mattinata e dal pomeriggio hanno iniziato le analisi nel materiale
contenuto «in un involucro metallico sigillato, con le sigle dell´esercito
jugoslavo, lungo un po´ meno di un metro eppure molto, molto pesante»,
come ci racconta una fonte che sa. Fra breve, racconteremo il lungo mistero
di quell´involucro, ma forse converrà partire dall´unico
fatto che al momento pare certo: quel contenitore racchiudeva scorie atomiche.
Residuati dell´uranio provenienti da una centrale (forse quella di
Krsko, oggi in Slovenia) che lanciati su un Paese non scatenerebbero un
fungo nucleare, ma un´inquinamento radioattivo esteso per decine
di chilometri quadrati. Quella della centrale di Krsko per il momento è
solo un´ipotesi: sul territorio della ex Jugoslavia, quello è
il solo luogo da cui simile materiale potrebbe provenire, e l´Armata
jugoslava («Jna») ne mantenne formalmente il controllo fino
ai primissimi mesi del ´91. Ma a rendere la vicenda ancora più
misteriosa è l´identità del capo della banda bloccata
l´altro ieri, quel Vladimir Cjetkovic, trafficante onnivoro, che
nel suo giro è noto come «Vlade il Pazzo», o più
esattamente «Vlade Durak». «Durak» è il
modo in cui si definiscono gli svitati pericolosi non nelle varie lingue
slave, ma in russo. E che a Kiseljak, fra le sperdute terre bosniache,
si nascondesse un trafficante universale, un personaggio definito «pazzo»
perfino dai russi, è cosa che crea qualche allarme. Dichiarazioni
ufficiali a parte, dei dettagli di questo strano intervento si sa pochissimo.
La polizia internazionale aveva bloccato la cittadina già dalle
undici e mezza del mattino dell´altro ieri, e intorno all´una
i trafficanti sono stati arrestati. Poco più tardi, i carabinieri
italiani sono arrivati alla casa di «Vlade in Pazzo». In una
stanzetta chiusa a chiave, sono state trovate dieci grandi buste di plastica,
una della quali nascondeva il misterioso, pesantissimo contenitore. Su
quell´involucro di metallo si stanno ancora concentrando le analisi
degli esperti in sicurezza di mezzo mondo: ed il fatto che non si tratti
immediatamente di «materiale radioattivo», come ha detto il
portavoce della Sfor, non diminuisce l´allarme. Anzi: il precipitoso
arrivo di tecnici dei carabinieri dall´Italia (che ancora a tarda
sera lavoravano nei baraccamenti di «Butmir 2000», la nuova
cittadella militare di Sarajevo) dà l´idea di una scoperta
molto più preoccupante di quel che si potesse immaginare. Probabilmente,
«Vlade il Pazzo» era in possesso di materiale non immediatamente
radioattivo, ma estremamente pericoloso. Diciamo - con tutta l´approssimazione
che può tentare un profano - della base inerte per la costruzione
di una bomba forse ancora più pericolosa di un´atomica. Che
negli ultimi dieci anni i Balcani siano diventati in più grande
giacimento mondiale di armi, esplosivi ed infamità varie, è
cosa nota a tutta il mondo. Meno noto, meno prevedibile, è cosa
i vari «pazzi» di questa terra possano provocare, continuando
a commerciare in armi letali come con partite di «chewing gum».