corrispondente da NEW YORK
CHI ostenta sicurezza sul
fatto che Osama bin Laden non possiede l´atomica assomiglia molto
a coloro che prima dell´11 settembre non ritenevano possibile un
attacco terroristico contro il territorio degli Stati Uniti». Graham
Allison, già sottosegretario alla Difesa nell´Amministrazione
Clinton ed oggi direttore del Centro di Scienze ed Affari Internazionali
dell´Università di Harvard, dal 1991 è sempre stato
in prima fila negli sforzi per impedire la proliferazione nucleare. Il
presidente Bill Clinton gli assegnò la più alta onoreficienza
civile del Pentagono per essersi occupato con successo del trasferimento
in Russia degli arsenali nucleari che si trovavano nelle altre repubbliche
ex sovietiche: riuscì a mettere al sicuro dodicimila testate ed
a sorvegliare la distruzione di altre quattromila. Nelle pagine del libro
«Impedire l´anarchia nucleare» (edizioni Mit Press) Allison
preannunciò tempo fa il rischio del terrorismo atomico di cui l´America
continua a dibattere da due settimane, nel timore che Osama bin Laden disponga
di una «valigetta-bomba».
Professor
Allison, oggi quel rischio è davvero reale? «Nessuno in questi
giorni a Washington ha alcun dubbio sul fatto che il leader terrorista
Osama bin Laden desideri entrare in possesso di un ordigno nucleare. E´
inoltre noto che ha tentato di procurarselo in differenti maniere e in
più occasioni. L´interrogativo è solo se il tentativo
intrapreso ha avuto successo o meno. Di certo, se lo avesse, non esiterebbe
ad usarlo». Da chi Osama bin Laden potrebbe avere ottenuto un´arma
nucleare? «In Russia vi sono oggi venticinquemila armi nucleari e
settantamila dosi di uranio e plutonio arrichito. La maggioranza di queste
armi e dosi è conservata sotto stretta sorveglianza, tuttavia non
si può escludere che qualcuno ne abbia trafugate una o più
d´una per venderla e arricchirsi». Il problema allora è
solo la sicurezza dell´arsenale russo? «No. Il problema è
che esistono dei ladri. Anche questo è accertato. Vi sono stati
dei furti e vi sono stati dei ladri. Alcuni li abbiamo catturati. Ma l´interrogativo
è se li abbiamo presi davvero tutti o se qualcuno è riuscito
a sfuggire, mettendo in vendita la bomba. In genere in qualsiasi cosa che
si fa il risultato non è mai quello del cento per cento, c´è
sempre qualcosa che non va, qualcuno che sfugge». Dunque
lei teme che Bin Laden abbia l´atomica? «La possibilità
non può essere del tutto esclusa e questo basta per temere che ce
l´abbia davvero da qualche parte». La sua è una posizione
isolata. Come spiega il fatto che la maggioranza degli esperti di armi
nucleari la pensi diversamente e ritenga eccessivi i timori di un attacco
atomico contro gli Stati Uniti? «Molti esperti ritenevano impossibile
che qualcosa come gli attacchi dell´11 settembre avrebbero mai potuto
avvenire. Altrettanti esperti non avevano previsto le busta con le spore
d´antrace. Gli eventi devono essere previsti prima che si verifichino,
sulla base delle nozioni di cui si dispone. Commentarli dopo, a fatti avvenuti,
è altra cosa». Se Bin Laden vuole ottenere, o già possiede,
l´atomica quali sono le risposte possibili? «Sono quattro i
fronti sui quali bisogna essere attivi, con il massimo delle risorse possibili.
Primo: la deterrenza, ovvero proteggere i luoghi dove si trovano le armi
nucleari. Ad esempio Paesi come la Russia al fine di rendere molto difficile
ad un ladro di impossessarsene. Secondo: la sorveglianza, controllare strettamente
ogni spostamento di queste armi sul territorio. Terzo: non dare tregua
alla criminalità internazionale che potrebbe essere il vettore per
trasferire l´atomica da dove si trova alle mani sbagliate, di Bin
Laden o di qualcun altro. Quarto: sconfiggere e distruggere quelle organizzazioni
terroristiche, come Al Qaeda, che si propongono di avere una capacità
nucleare per colpire i loro nemici. Solo coordinando gli sforzi differenti
e mantenendo la pressione costante in tutte e quattro queste direzioni
si potrà ridurre al minimo la probabilità di un furto nucleare,
che però non potrà mai essere del tutto eliminata».