URANIO E NUCLEARE
i casi sardi approdano in Parlamento
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UNIONE SARDA - venerdì 23 novembre 2001


 


 Tre interrogazioni parlamentari sulle morti sospette dei militari  sardi reduci dai Balcani e sul rischio nucleare al porto di Cagliari  sono state presentate nelle ultime settimane dai deputati Elettra  Deiana (gruppo misto, Rc) e Michele Cossa (gruppo misto,  Riformatori) e dal senatore Luigi Malabarba (gruppo misto, Rc).
 
«In Afghanistan vengono usati gli stessi mezzi  bellici ed armamenti già impiegati nella guerra del Golfo, in Somalia e in Bosnia fra cui gli aerei d’attacco AC130 e gli elicotteri Apache,  tutti attrezzati per l’impiego di armi all’uranio impoverito?», chiede Deiana al ministro della   Difesa. La deputata premette che i familiari dei militari morti a causa dei tumori contratti dopo la missioni in Somalia e Bosnia non hanno potuto contare neppure sulla possibilità dei risarcimenti e «i sopravissuti si sono dovuti curare a loro spese». 
 
In Sardegna si contano due vittime: Salvatore Vacca 25 anni di Nuxis,
morto di leucemia nel 1999 di ritorno da Sarajevo e Giuseppe Pintus, 23 anni di Assemini, anche lui colpito dalla  leucemia nel 2000 dopo il servizio al  poligono di Teulada. «Tra i reduci delle missioni vi sono stati militari che hanno  contratto gravi malattie. Alcuni di essi sono deceduti. Tra le cause vi può  essere, con elevata probabilità, la contaminazione dell’uranio  impoverito», continua la parlamentare di Rifondazione. 

Anche il deputato sardo Michele Cossa ha presentato  un’interrogazione urgente ai ministri della Difesa e del Lavoro sulle  conseguenze delle armi ad uranio impoverito sulla salute dei militari.
Cossa ricorda è stato denunciato un nuovo caso di leucemia che  ha colpito un giovane militare di Assemini in servizio nei Balcani  all’epoca delle missioni di pace». Il deputato sottolinea come nelle  famiglie sarde stia crescendo la preoccupazione per il possibile legame  tra l’insorgere di patologie tumorali e l’uso di armi all’uranio presenti  anche nei poligoni interforze della Sardegna.

 Cossa chiede quindi se non sia utile approfondire i risultati della  Commissione Mandelli con una verifica urgente, in seguito al nuovo  caso verificatosi, su tutti i militari impegnati nella ex Jugoslavia; se si  siano riscontrate anomalie sanitarie nelle basi interforze sarde e  nella popolazione delle aree limitrofe; se è vero che i proiettili  all’uranio siano utilizzati attualmente in Afghanistan e quali siano le  misure di sicurezza adottate. Se sia previsto un piano per la tutela
 della salute della popolazione di Cagliari in caso di avaria ai propulsori  nucleari, dato l’inserimento del porto della città nel piano di assistenza  ai sommergibili atomici in navigazione nel Mediterraneo.
 
 Sul rischio nucleare nel porto di Cagliari interviene inoltre il
 senatore Malabarba. «Premesso che  Cagliari figura tra i 12 porti di interesse  nazionale scelti dal ministero della  Difesa per la sosta dei sommergibili  nucleari e delle navi con armamenti  nucleari (tra questi anche La  Maddalena)», il parlamentare chiede ai  ministri della Difesa e dell’Ambiente se  non si ritenga urgente «rendere noti  alle popolazioni civili i piani di  emergenza esistenti». Al momento è  stato divulgato solo il piano di  evacuazione di La Spezia. «Per quanto  riguarda Cagliari», continua Malabarba,  «si legge sulla Nuova Sardegna del 12  luglio 1996 che il sommergibili nucleari  Baltimora e Norfolk sostarono in prossimità di pontili Saras ed Enichem.
 Sull’Unione Sarda del 20 dicembre 2000 si legge invece che la marina
 militare ha smentito la sosta di navi nucleari nelle basi sarde. Le  minacce del terrorismo internazionale possono includere proprio  basi che ospitano obiettivi nucleari?», conclude il senatore.