Uranio
impoverito, gli errori di Mandelli
di
Giampaolo Cerri ([email protected])
VITA
- 19/11/2001
http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=11183
Secondo un'associazione scientifica, la
commissione presieduta dall'ematologo che ha esaminato
le morti di leucemia fra i militari italiani
impiegati in Bosnia e Kosovo, ha commesso alcuni errori.
L'Associazione Scienziati contro la Guerra,
formato da ematologi, fisici, genetisti e biologi, sostiene che ci sarebbe
un errore statistico alla base della sostanziale assoluzione dell'uranio
impoverito da parte della commissione guidata dal prof. Mandelli, istituita
dal ministero della Difesa per indagare sull'incidenza di tumori tra i
militari italiani impiegati in Bosnia e in Kosovo. Ne dà notizia
il sito Misteriditalia.it diretto
dal giornalista del Tg5 Sandro Provvisionato.
Un errore che non permetterebbe alla commissione
di rilevare l'effettiva significatività statistica del numero di
casi di linfoma, «cioè, il fatto che tale numero è
abnorme rispetto all'incidenza spontanea della malattia ed è spiegabile
alla luce del solo effetto del caso del gruppo di militari considerato».
Secondo l'ingegnere
nucleare Massimo Zucchetti, del Politecnico di Torino, gli effetti
dell'uranio impoverito nella guerra del Kosovo porteranno «da 2.500
a 5.000 tumori in più nei prossimi 50 anni, di cui fino a 4.200
letali».
Lo scorso anno una commissione tecnico
- scientifica fu costituita dall'allora sottosegretario all'Ambiente Valerio
Calzolaio: doveva essere il contributo italiano al monitoraggio chimico
e fisico nei paesi dell'area balcanica, vi facevano parte esperti italiani
e serbi del CNR, delle Università di Roma e Belgrado, dell'ENEA,
dell'Istituto superiore di Sanità e del Centro interforze studi
e applicazioni militari, settore nucleare. Ma il lavoro di questo gruppo
di studio è stato interrotto sul nascere "si è studiato solo
il bioaccumulo dell' uranio, senza stimarne il danno biologico – afferma
Mauro Cristaldi, docente di anatomia comparata all'Università La
Sapienza di Roma, anche lui facente parte della commissione "accusatrice":
«Era un gruppo credibile, non gli è stata data la possibilità
di continuare, nonostante i progetti già pronti. Eppure, l'area
più contaminata dall'uranio impoverito era proprio quella controllata
dai militari italiani, vicino al confine con l'Albania. Purtroppo in Italia
gli enti di controllo sono a loro volta controllati dalla politica e dunque
vulnerabili».